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  • Sabato 26 marzo 2022

L’agitata discussione sulla nomina di Ketanji Brown Jackson alla Corte Suprema statunitense

I Repubblicani stanno attaccando in diversi modi la rispettata giudice afroamericana, che era stata indicata dai Democratici

(AP Photo/Alex Brandon)
(AP Photo/Alex Brandon)

Si sono concluse da qualche giorno le audizioni al Senato di Ketanji Brown Jackson, la giudice statunitense che il Partito Democratico ha indicato come candidata per sostituire il giudice della Corte Suprema Stephen Breyer, che nelle scorse settimane aveva annunciato di volere andare in pensione. Per giorni le audizioni sono state l’unica storia coperta con costanza dai giornali statunitensi accanto alla guerra in Ucraina: più per la sua importanza simbolica e le posizioni assai polemiche assunte dai Repubblicani nei confronti di Brown Jackson, che per le ricadute concrete della sua nomina sui lavori della corte.

«In un certo senso sembra che la nomina di Brown Jackson abbia un’enorme importanza, ma anche che sia assolutamente irrilevante», ha scritto sul New York Times il commentatore politico Jamal Greene.

L’elezione di Brown Jackson da parte del Senato non è a rischio – i Democratici dispongono di 51 voti su 100, e non si hanno notizie di defezioni – e al contempo non cambierà gli equilibri della Corte, che continuerà ad avere una salda maggioranza di giudici espressi dai Repubblicani, sei su nove. Eppure è in qualche modo storica: Brown Jackson sarà la prima giudice afroamericana a far parte della Corte Suprema, nonché la prima giudice negli ultimi trent’anni ad aver lavorato soprattutto come avvocata d’ufficio prima di intraprendere la carriera da giudice.

Brown Jackson ha 51 anni e «un curriculum brillante», scrive CNN. Viene da una lunga carriera come avvocata e giudice e fa parte dell’organo direttivo dell’università di Harvard, la prestigiosa università in cui si laureò nel 1996. Al momento siede nella Corte di appello federale di Washington D.C., a cui è stata indicata dall’amministrazione di Joe Biden circa un anno fa. All’epoca la sua nomina venne approvata con 13 voti favorevoli e 9 contrari dalla commissione Giustizia del Senato, e in definitiva da 53 voti favorevoli dell’aula.

Stavolta le cose sono andate in maniera molto diversa. I Repubblicani hanno cercato in tutti i modi di rallentare il suo processo di conferma e al momento non si hanno notizie di senatori Repubblicani che intendano votare a suo favore, né in commissione né in aula. Le audizioni a cui è stata sottoposta sono state molto più serrate, comprensibilmente, ma anche piene di accuse false nei suoi confronti e polemiche pretestuose avanzate dai senatori Repubblicani, che pure all’inizio del processo avevano promesso che avrebbero valutato Brown Jackson senza pregiudizi o scorrettezze.

Ormai da mesi però i Repubblicani hanno abbandonato l’approccio dialogante che aveva caratterizzato la prima fase del mandato di Joe Biden e hanno aumentato gli attacchi nei confronti dei Democratici in vista delle elezioni di metà mandato in programma a novembre.

In alcune domande rivolte dai senatori Repubblicani il Washington Post ha anche rintracciato del sottile razzismo: alcuni Repubblicani hanno infatti fatto notare per esempio quanto Brown Jackson sia «articolata», come se fosse fuori dall’ordinario per una donna afroamericana esprimersi in maniera eloquente.

Più concretamente, diversi senatori hanno accusato Brown Jackson di essere troppo poco severa con i pedofili – «pensa che i molestatori di bambini siano persone che vanno capite?», ha chiesto la senatrice Marsha Blackburn – di avere pregiudizi contro le persone religiose – «ritiene di poter giudicare in maniera imparziale una persona cattolica?», le ha domandato Lindsey Graham – e di pensare che i bambini piccoli abbiano inclinazioni razziste.

Mitch McConnell, leader dei Repubblicani al Senato, ha detto che nel corso della sua carriera Brown Jackson «ha comminato pene leggere a terribili delinquenti» e che la sua nomina è irricevibile «durante l’ondata di crimini violenti e di immigrazione illegale che sta attraversando il paese».

Brown Jackson è stata invece difesa da diversi senatori Democratici. È circolato moltissimo sui social network un discorso che le ha rivolto il senatore Cory Booker, che a un certo punto ha detto a Brown Jackson «tieni duro sorella, Dio è con te», facendola commuovere.

Ora che sono finite le audizioni, la nomina di Jackson sarà votata dalla commissione Giustizia del Senato. A meno di enormi sorprese la votazione – che non è vincolante – si concluderà con un pareggio. La nomina di Brown Jackson sarà poi votata in via definitiva dall’intera aula: i Democratici sperano di farlo prima che il Senato sospenda i lavori per la pausa pasquale, che inizierà l’8 aprile.