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  • Mercoledì 9 marzo 2022

Non ci si riesce a mettere d’accordo sui caccia da guerra per l’Ucraina

Ne stanno discutendo soprattutto Stati Uniti e Polonia, ma c'è un certo timore per le possibili reazioni russe

Il primo e l'ultimo aereo sono MiG-29 dell'aviazione polacca; i due di mezzo sono F-16, sempre polacchi (AP Photo/Alik Keplicz)
Il primo e l'ultimo aereo sono MiG-29 dell'aviazione polacca; i due di mezzo sono F-16, sempre polacchi (AP Photo/Alik Keplicz)

Da alcuni giorni la Polonia e gli Stati Uniti stanno discutendo dell’opportunità e dei modi con cui rifornire l’aviazione dell’Ucraina di caccia da guerra. I caccia sono stati chiesti più volte dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha bisogno di forze aeree per limitare i danni provocati dai bombardamenti russi sulle città, ma finora i paesi occidentali si sono dimostrati restii: i caccia da guerra sono armi strategiche, e anche se fossero usati da piloti ucraini la loro fornitura implicherebbe un maggiore coinvolgimento nel conflitto da parte dei paesi occidentali e un notevole passo avanti nelle ostilità con la Russia.

La Polonia è uno dei pochi paesi che potrebbero fornire caccia da guerra all’Ucraina, perché nella sua flotta ha ancora vecchi aerei di fabbricazione sovietica come i MiG-29, che sono in dotazione anche dell’aviazione ucraina e che i piloti ucraini sanno già usare senza bisogno di particolare addestramento. In questi giorni, gli Stati Uniti hanno cercato di convincere la Polonia a cedere i propri MiG: tra le altre cose, hanno promesso al governo polacco che avrebbero sostituito i MiG ceduti agli ucraini con dei caccia F-16, più moderni ed efficienti.

Ma il governo polacco è restio a fornire i MiG all’aviazione ucraina perché teme la reazione della Russia: la scorsa settimana, il ministero della Difesa russo aveva fatto sapere che qualunque paese avesse fornito i propri aerei e le proprie piste alle forze ucraine sarebbe stato considerato parte del conflitto.

Per cercare di scaricare questa responsabilità, il governo polacco nella notte ha reso pubblica una proposta per gli Stati Uniti: la Polonia non fornirà direttamente i caccia all’Ucraina, ma li porterà nella base militare americana di Ramstein (che si trova nel sud-ovest della Germania), dove i MiG saranno messi «a disposizione del governo degli Stati Uniti». L’idea è che siano gli Stati Uniti, e non la Polonia, a fornire agli ucraini i MiG, e quindi a sostenere le eventuali ritorsioni russe.

Gli Stati Uniti sono stati colti di sorpresa da questa proposta, a proposito della quale, ha scritto Reuters, non erano stati consultati, ma l’hanno rifiutata immediatamente: «Continueremo le consultazioni con la Polonia e con i nostri altri alleati della NATO su questa questione e sulle difficili sfide logistiche che presenta, ma non credo che la proposta della Polonia sia praticabile», ha detto il portavoce del dipartimento della Difesa John Kirby.

Gli Stati Uniti, in quanto potenza nucleare, hanno detto fin da prima dell’invasione russa che non intendono entrare direttamente nel conflitto, e secondo l’amministrazione americana una mossa come quella proposta dalla Polonia potrebbe aumentare le possibilità di un allargamento della violenza e della guerra.

Portare i caccia nella base di Ramstein in Germania, inoltre, presenterebbe notevoli difficoltà logistiche: se i MiG fossero in Polonia, i piloti ucraini potrebbero semplicemente attraversare il confine per raggiungerli. Le cose sarebbero diverse a Ramstein, e peraltro richiederebbero il coinvolgimento anche del governo tedesco.

Quest’ultima disputa sulla fornitura dei caccia all’Ucraina arriva nel giorno in cui la vicepresidente americana Kamala Harris è attesa per una visita di stato in Polonia, a cui gli Stati Uniti hanno già previsto vari aiuti per la difesa, che comprendono tra le altre cose l’invio di due batterie di missili terra-aria di tipo Patriot.

Della possibilità di fornire caccia da guerra all’Ucraina si discute ormai da giorni, senza grandi passi avanti.

Oltre alla Polonia, anche la Bulgaria e la Slovacchia dispongono di MiG (e anche di caccia Su-25 sempre sovietici) che sarebbero adatti per i piloti ucraini, ma finora nessun paese ha voluto metterli a disposizione. Le forze ucraine avrebbero un bisogno urgente di nuovi caccia, perché anche se l’aviazione militare ucraina non ha subìto finora gravi danni, il numero di aerei a sua disposizione è eccezionalmente piccolo rispetto a quelli della Russia: secondo varie stime, escludendo gli elicotteri da guerra, prima dell’inizio dell’invasione l’aviazione ucraina possedeva un centinaio di caccia, mentre quella russa tra gli 800 e i 1.000 (anche se ovviamente soltanto una porzione limitata dei caccia russi potrebbe essere utilizzata in Ucraina, perché la Russia ha bisogno di mantenere le proprie difese attive su tutto il territorio).

Il presidente ucraino Zelensky insiste da giorni su questa questione: se l’Occidente si rifiuta di creare una no-fly zone sull’Ucraina (perché costituirebbe un’azione offensiva contro la Russia) e al tempo stesso di inviare caccia da guerra significa che «vuole vederci morire lentamente», ha detto in un recente messaggio video.

Nel frattempo, comunque, le forze ucraine sono diventate piuttosto efficienti nell’utilizzare i sistemi di difesa antiaerea, cosa che sta contribuendo a rendere rischioso per la Russia l’impiego dell’aviazione. È difficile avere stime precise, ma gli aerei e gli elicotteri russi abbattuti dagli ucraini sono già decine: si parla di almeno una ventina, mentre le autorità ucraine, probabilmente esagerando, dicono di aver abbattuto 48 caccia e 80 elicotteri.

Come ha scritto lunedì il giornalista del Foglio Daniele Raineri, gli ucraini hanno creato «una quasi no-fly zone […] dal basso con i missili anti aereo che hanno ricevuto».

Per abbattere aerei ed elicotteri russi, l’esercito ucraino sta facendo uso soprattutto di MANPADS, cioè sistemi missilistici che possono essere portati a spalla e sparati da un solo soldato. In particolare, le forze ucraine stanno usando i missili Stinger americani, che già in vari conflitti del passato si sono rivelati molto efficaci contro l’aviazione sovietica, da cui quella russa deriva (per esempio durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, negli anni Ottanta).

Justin Bronk, un esperto militare britannico, ha detto a BBC che oltre ai MANPADS l’Ucraina dispone di sistemi antiaerei a lungo raggio di epoca sovietica: l’unione di questi due sistemi rende molto difficili le operazioni dell’aviazione militare russa, che è esposta sia a bassa quota (dove i caccia possono essere raggiunti dai MANPADS) sia ad alta quota (dove invece operano i sistemi di difesa a lungo raggio).