Si può escludere la Russia da Internet?

Lo ha chiesto l'Ucraina all'organizzazione che supervisiona il funzionamento della rete: non sarebbe una buona idea

L’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), la principale organizzazione che si occupa delle attività necessarie al funzionamento di Internet, ha rifiutato la richiesta del governo ucraino di escludere pressoché completamente la Russia da Internet, come ulteriore sanzione per l’invasione militare dell’Ucraina. La proposta era stata presentata a inizio settimana dal vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov, suscitando grandi perplessità tra esperti e stessi membri dell’ICANN, che hanno infine definito inattuabile e rischiosa la richiesta.

La lettera
Lunedì 28 febbraio, Fedorov aveva inviato una lettera all’ICANN accusando la Russia di avere commesso «crimini atroci, resi in buona parte possibili dalla macchina di propaganda russa che sfrutta il Web per diffondere disinformazione, messaggi d’odio, promuovere la violenza e nascondere la verità sulla guerra in Ucraina. L’infrastruttura tecnologica ucraina ha subìto numerosi attacchi da parte russa, impedendo ai cittadini e al governo di comunicare».

Per questi motivi, Fedorov aveva chiesto che fossero revocati in maniera permanente o temporanea il dominio di primo livello nazionale “.ru”, il suo equivalente in cirillico “.рф” e altri domini impiegati per accedere ai siti e ai servizi online russi. La lettera conteneva inoltre la richiesta di revocare i certificati SSL – che consentono di creare connessioni sicure tra i siti e i computer che si collegano ai loro contenuti – e di disattivare per i siti russi il sistema DNS, che si occupa di smistare il traffico.

Elenco del telefono
Semplificando, il DNS funziona un po’ come i vecchi elenchi telefonici. Agli albori di Internet, gli informatici avevano bisogno di un sistema per scambiarsi i dati online che non richiedesse di ricordarsi ogni volta il Protocollo Internet (IP), un indirizzo numerico assegnato a ogni dispositivo collegato alla rete per riconoscerlo. Inizialmente si accontentarono di una lista compilata da una singola persona, che aveva adottato un sistema paragonabile a quello degli elenchi telefonici: da una parte annotava il nome di ogni dispositivo in rete e dall’altra il suo corrispondente IP.

Man mano che Internet diventava sempre più grande, divenne evidente che fosse necessario un sistema più veloce ed efficiente. Nacque così il DNS (Domain Name System), che nel corso del tempo avrebbe organizzato e raggruppato i nomi in modo gerarchico in diversi domini (come per esempio .it e .com), mantenendo le informazioni necessarie per risalire dai nomi agli indirizzi numerici IP, impiegando un certo numero di computer (server) dedicati a questo scopo e sparpagliati in giro per il mondo.

Il sistema sarebbe diventato via via più complesso, ma di base mantiene ancora oggi quel principio di funzionamento. Nella sua lettera, Fedorov chiedeva di escludere per lo meno i server che gestiscono i DNS in Russia, in modo da rendere molto più difficile il collegamento ai siti e agli altri servizi online russi.

ICANN
L’ICANN, la destinataria della richiesta ucraina, esiste invece dal 1998, quando il governo degli Stati Uniti ritenne che fosse arrivato il momento di formalizzare meglio l’intero sistema di gestione di Internet. Fu istituita un’organizzazione senza scopo di lucro il cui principale compito era «regolamentare il sistema dei nomi e degli indirizzi» della rete. Una parte importante delle attività legate al DNS fu messa sotto la responsabilità dell’ICANN, che sarebbe dovuta diventare il punto di riferimento per quanto riguarda le regole su nomi, numeri e protocolli che fanno funzionare Internet.

Nel corso della sua esistenza, l’ICANN ha sempre conservato buoni livelli di autonomia, ma fino all’autunno del 2016 era comunque sottoposta a una supervisione da parte del ministero del Commercio statunitense. Dopo lunghe discussioni, nel 2014 gli Stati Uniti riconobbero che non avesse più senso che ci fosse un solo governo a supervisionare un sistema cui accedono miliardi di persone in tutto il mondo.

La risposta
Alcuni giorni dopo la richiesta di Fedorov, l’ICANN ha risposto con una propria lettera definendo irricevibile la richiesta di escludere la Russia dal resto di Internet. L’organizzazione ha detto di non poterlo fare per motivi tecnici e di non volerlo fare per motivi legati alle proprie funzioni e alla necessità di mantenersi neutrale.

«Come saprete, Internet è un sistema decentralizzato. Nessun soggetto ha la capacità di controllarlo o di chiuderlo» si legge nella lettera di risposta. Pur riconoscendo le violenze e la gravità della situazione in Ucraina causata dall’invasione militare russa, l’ICANN ha ricordato che la sua «missione non si spinge fino ad assumere azioni punitive, emettere sanzioni o limitare l’accesso ad alcune parti di Internet, a prescindere dalle provocazioni». L’organizzazione ritiene di essere stata creata per «assicurarsi che Internet funzioni, non per avere un ruolo per coordinare azioni che le impediscano di funzionare».

Bloccare Internet
Prima della risposta dell’ICANN, numerosi informatici ed esperti avevano segnalato come fosse praticamente impossibile isolare un intero paese da Internet, soprattutto con azioni svolte dall’esterno e che non riguardano direttamente i fornitori dei servizi per collegarsi alla rete o per gestire i contenuti online.

La sospensione dei domini di primo livello, come “.ru”, la rimozione dei sistemi per accettare i certificati SSL e dei DNS avrebbe reso probabilmente inutilizzabile Internet per molti singoli cittadini, ma non avrebbe avuto particolari conseguenze per il governo e l’esercito della Russia, che possono fare affidamento su soluzioni più sofisticate per continuare a usare Internet e per diffondere la loro propaganda. I blocchi avrebbero di conseguenza danneggiato solamente la popolazione, rendendo ancora più difficile per gli abitanti della Russia la ricerca di informazioni indipendenti, rispetto a quelle estremamente parziali diffuse dai media controllati dal governo russo.

Le limitazioni avrebbero inoltre avuto conseguenze difficili da prevedere sulla sicurezza stessa delle connessioni, esponendo corrispondenze e scambio di dati tra i privati a un maggiore controllo da parte delle autorità. Si sarebbe probabilmente assistito a un aumento degli attacchi informatici, anche a danno dei privati cittadini.

L’ICANN mantiene un ruolo prettamente tecnico, si occupa di supervisionare la gestione dell’infrastruttura che fa funzionare Internet e da sempre si è mantenuta distante da temi prettamente politici e di relazioni internazionali. Nella discussione interna prima dell’invio della risposta al governo ucraino, alcuni membri dell’ICANN avevano però segnalato che la neutralità a ogni costo non rende veramente neutrali, specialmente nel caso in cui sia richiesta una reazione a una violazione delle norme internazionali e dei diritti umani, con l’invasione militare di uno stato democratico e indipendente.

Oltre a questo tipo di discussioni, sulla decisione dell’ICANN hanno comunque prevalso le valutazioni sulla fattibilità tecnica delle proposte presentate dall’Ucraina. Il blocco sarebbe stato parziale e probabilmente poco efficace, e avrebbe causato un pericoloso precedente.

Nell’ultima settimana numerose aziende di Internet hanno comunque deciso di ridurre, sospendere o annullare del tutto le proprie attività in Russia. Alcuni fornitori esteri di servizi per mantenere online i siti hanno annunciato ai loro clienti l’interruzione dei servizi, così come le grandi piattaforme come Twitter, Facebook e Google hanno applicato filtri per bloccare l’accesso a siti e profili di propaganda, compresi i servizi informativi finanziati direttamente dal governo russo. Le limitazioni sono state decise soprattutto in seguito all’adozione delle pesanti sanzioni economiche da parte di Unione Europea e Stati Uniti, che prevedono l’interruzione di alcuni rapporti commerciali con aziende e privati in Russia.