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  • Giovedì 24 febbraio 2022

Com’è fatta l’Ucraina

Qualche indicazione sulle città, sulle regioni e sul territorio per orientarsi nelle notizie di queste ore

Una strada di Kiev bloccata dal traffico delle persone dirette fuori città. (AP Photo/Emilio Morenatti)
Una strada di Kiev bloccata dal traffico delle persone dirette fuori città. (AP Photo/Emilio Morenatti)

Giovedì mattina mentre la Russia lanciava un’operazione militare nell’Ucraina orientale le sirene antiaeree sono suonate anche nella capitale Kiev, nel nord del paese, e perfino a Leopoli, la città in cui a metà febbraio si erano spostate tutte le ambasciate dei paesi europei, che si trova vicino al confine con la Polonia. I combattimenti sono concentrati soprattutto nella parte orientale del paese, dove si trovano i territori filorussi in cui l’esercito russo era già entrato alcuni giorni fa, ma sono stati segnalati attacchi e bombardamenti anche in altre aree del paese, ben lontane da lì.

Nelle prossime ore e giorni si sentirà parlare di città e regioni che in Italia sono perlopiù sconosciute, e avere un’idea più chiara della geografia ucraina servirà a capire gli sviluppi delle notizie, che il Post segue con un liveblog e altri articoli di approfondimento.

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Qualche cenno generale
L’Ucraina ha circa 44 milioni di abitanti, si trova nell’Europa orientale e ha una superficie grande due volte quella dell’Italia. Confina con la Russia a est e nord-est, con la Bielorussia a nord, con la Moldavia a sud e con quattro paesi dell’Unione Europea a ovest: Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Si affaccia per un ampio tratto sul mar Nero e sul Mar d’Azov, tra i quali si trova la penisola di Crimea, la regione annessa con la forza dalla Russia con un’invasione nel 2014. A sud-ovest dell’Ucraina c’è anche la Transnistria, un territorio che si è autoproclamato indipendente dalla Moldavia nel 1990 e che è governato da un regime filorusso non riconosciuto a livello internazionale.

A livello geografico, l’Ucraina è divisa in due dal fiume Dnepr, il quarto corso d’acqua più lungo d’Europa, che la attraversa da nord a sud. La gran parte del territorio del paese è pianeggiante ed è caratterizzata dalle ampie vallate, foreste e paludi. Nella parte occidentale c’è la catena montuosa dei Carpazi, l’area più fredda e nevosa del paese, mentre in quella sud-orientale, che è attraversata dal fiume Donec, ci sono aree montuose poco elevate. Anche la parte meridionale dell’Ucraina e della penisola di Crimea è caratterizzata da aree pianeggianti e con ampie zone paludose.

L’economia dell’Ucraina ruota soprattutto attorno all’agricoltura, alla produzione di legname, alla siderurgia e al settore delle automobili – ci sono stabilimenti che lavorano per molti marchi europei e coreani – e dei veicoli industriali; in Ucraina ci sono vasti giacimenti di carbone, ma anche alcune riserve di petrolio e gas naturale.

Le città principali
L’Ucraina è divisa in 24 oblast, regioni amministrative, e circa il 70 per cento della popolazione vive in aree urbane. La sua città più popolosa è Kiev, che si trova nella parte centro-settentrionale del paese e ha poco meno di 3 milioni di abitanti. Ci sono numerose città con diverse centinaia di migliaia di abitanti e altre 4 metropoli dove vivono più di un milione di persone. Tra queste quella più conosciuta all’estero (per lo meno prima dell’inizio delle tensioni degli ultimi due mesi) è Odessa, città sul mar Nero storicamente considerata multiculturale e cosmopolita, che nel 2014 fu protagonista di uno degli episodi più sanguinosi della crisi in Crimea.

Le altre tre città ucraine con più di un milione di abitanti si trovano tutte nell’area orientale del paese e sono Dnipro – un importante porto fluviale –, Kharkiv e Donetsk. Quest’ultima è abitata in prevalenza da persone di lingua e cultura russa e fa parte di una delle due repubbliche autoproclamate del Donbass, ovvero i territori che sulla carta fanno parte dell’Ucraina ma che dal 2014 sono occupati da separatisti filorussi (Donetsk e Luhansk). Luhansk, che si trova a pochi chilometri dal confine con la Russia, è un’altra città abitata prevalentemente da russi e ha circa 410mila abitanti. Kharkiv, che con 1 milione e 430mila residenti è la seconda città più popolosa del paese, è invece uno dei posti in cui si stanno svolgendo gli attacchi più duri da parte delle forze russe.

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Secondo le prime informazioni date dal ministero dell’Interno ucraino, nelle prime ore del mattino l’esercito russo è avanzato oltre la “linea di contatto” che separava le due forze nell’area del Donbass. In mattinata sono arrivate notizie di bombardamenti in diverse parti dell’est del paese, tra cui Kharkiv, Mariupol, e Shchastia, ma ci sono anche varie segnalazioni di attacchi nei pressi di Kiev e in altre aree ben lontane dal Donbass.

Qualche cenno storico e la questione del Donbass
Nei secoli il territorio corrispondente all’attuale Ucraina fu invaso e dominato da una varietà di popoli diversi, mongoli, lituani, polacchi, svedesi e anche dall’impero austroungarico. Nonostante le ovvie differenze all’interno della stessa Ucraina, la cultura del paese si sviluppò separatamente da quella russa, a partire dalla lingua. La parte orientale del paese entrò nell’area di influenza della Russia prima di quella occidentale e fu dominata dall’impero zarista per molto più tempo, tanto che ancora oggi molti degli abitanti del Donbass sono etnicamente e culturalmente russi. A ogni modo, anche nelle zone russofone dell’Ucraina la stragrande maggioranza della popolazione ritiene che il paese debba rimanere indipendente.

Da diversi anni tuttavia il presidente russo Vladimir Putin sostiene pubblicamente che russi e ucraini siano «un solo popolo». In particolare, ritiene che l’Ucraina «non abbia mai avuto una tradizione stabile come nazione a sé stante» e sia stata sostanzialmente inventata dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica all’inizio del Novecento. Negli ultimi tempi, Putin ha detto in più occasioni che l’attuale governo ucraino ha portato all’estremo questa invenzione, «negando la propria tradizione» di fratellanza con la Russia, con una versione assai revisionista della storia che è stata criticata universalmente da storici ed esperti.

Per molti queste convinzioni sono la base ideologica con cui Putin ha giustificato le operazioni delle ultime settimane e l’invasione compiuta oggi.

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Perché adesso, e cosa faranno gli ucraini
Con l’eccezione dell’area dei Carpazi e di quella del sud del paese, che hanno rispettivamente temperature rigide e un clima più umido e caldo, la maggior parte del territorio ucraino ha un clima continentale, con inverni freddi ed estati miti, con temperature massime tra i 25 e i 30 °C. In tutto il territorio il mese più freddo e nevoso è gennaio, e in generale i mesi tra gennaio e marzo sono anche quelli più ventosi, specialmente nelle regioni del nord-ovest. In questo periodo nell’Ucraina orientale le temperature massime sono tra i 4 e i 9 °C e le minime attorno allo zero.

Un rapporto diffuso a metà gennaio dal Center for Strategic and International Studies (CSIS), un centro studi specializzato in strategia e affari internazionali, aveva ipotizzato che per la Russia sarebbe stato vantaggioso invadere l’Ucraina tra gennaio e febbraio, senza aspettare marzo, quando lo scioglimento della neve avrebbe reso parte del terreno una fanghiglia meno agibile per molti mezzi militari. Come testimoniano le immagini di questi giorni, comunque, nelle zone orientali del paese non c’è molta neve.

Tra le foto e i video che stanno circolando di più in queste ore, invece, ci sono quelle di persone in coda fuori da banche, farmacie, supermercati e benzinai in tutto il paese e lunghe code di automobili che provano ad andare via dalle città, in particolare a Kiev. Senza considerare come possibile via di fuga quella verso la Bielorussia, che dista solo un centinaio di chilometri dalla capitale ucraina ma è anche uno dei principali paesi alleati della Russia, se un abitante di Kiev volesse raggiungere l’estero avrebbe comunque davanti un viaggio di diverse ore. Lublino, la città polacca più grossa tra quelle vicine, dista circa 600 chilometri, vale a dire un viaggio di più di 8 ore in auto o quasi 14 in treno; per arrivare al confine con la Moldavia in auto ce ne vorrebbero almeno 7 e per raggiungere la Romania ancora di più.

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