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  • Giovedì 17 febbraio 2022

I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

È stato confermato il deciso calo dei ricoveri e dei contagi e dopo tre settimane di stabilità sono diminuiti anche i decessi

I nuovi ingressi in terapia intensiva
I nuovi ingressi in terapia intensiva

Nell’ultima settimana c’è stato un deciso calo di tutti gli indicatori utili a capire come sta andando l’epidemia: i ricoveri in terapia intensiva, i morti e i nuovi contagi sono in forte diminuzione. Sono tre segnali piuttosto incoraggianti che confermano il rapido miglioramento della situazione epidemiologica dopo la diffusione della variante omicron, più contagiosa rispetto alle precedenti, ma meno pericolosa per le persone vaccinate.

Dal 10 al 16 febbraio sono stati segnalati 542 nuovi ingressi in terapia intensiva, il 19,9 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Osservare il numero dei ricoveri in terapia intensiva è importante perché aiuta a capire le conseguenze della diffusione del virus in modo più preciso rispetto all’andamento dei contagi che hanno interessato milioni di persone, nella maggior parte dei casi con effetti più trascurabili rispetto alle precedenti tre ondate. Tra le altre cose, i ricoveri mostrano il livello di pressione sugli ospedali, uno dei parametri utilizzati dal ministero della Salute per decidere le misure restrittive nelle regioni.

Nell’ultima settimana i nuovi ingressi in terapia intensiva sono in calo in tutte le regioni, ad eccezione di Calabria, Molise, Sardegna, Sicilia, Toscana e Valle d’Aosta, dove gli aumenti sono stati comunque contenuti. Tra le regioni con più abitanti, la diminuzione più significativa è stata segnalata nel Lazio, dove i nuovi ricoveri sono passati da 79 a 52, e in Emilia-Romagna, dove negli ultimi sette giorni sono state ricoverate 53 persone in gravi condizioni contro le 79 della settimana precedente.

Il calo dei nuovi ingressi influisce anche sulla percentuale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva sul totale dei posti disponibili, l’indicatore che serve per capire il livello di saturazione degli ospedali. Per la prima volta dall’inizio della quarta ondata, nessuna regione supera la soglia di allerta del 20 per cento. La regione con la percentuale più alta è il Lazio, dove i pazienti positivi al coronavirus occupano il 17,6 per cento dei posti letto disponibili.

La regione con la più alta incidenza di ricoveri in terapia intensiva rispetto agli abitanti è la Valle d’Aosta: mercoledì erano 32 ogni milione di abitanti. La Basilicata è invece la regione con meno ricoverati rispetto agli abitanti: 5 ogni milione.

Dopo tre settimane di stabilità, negli ultimi sette giorni è calato il numero dei morti: ne sono stati segnalati 2.066, il 19,7 per cento in meno rispetto alla settimana precedente. Anche l’incidenza settimanale dei decessi sulla popolazione è in calo in tutte le regioni: la più alta è stata registrata in Friuli Venezia Giulia, dove dal 10 al 16 febbraio sono stati segnalati 5,8 decessi ogni 100mila abitanti.

Come si può notare dal prossimo grafico, il numero dei contagi è ancora in forte calo: nell’ultima settimana ne sono stati trovati 417mila, il 31,7 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti.

I dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità confermano l’efficacia dei vaccini contro le forme gravi della COVID-19. L’incidenza di contagi, ricoveri e decessi è decisamente più alta tra le persone non vaccinate rispetto a chi ha ricevuto una protezione. L’efficacia è evidente soprattutto dal confronto tra vaccinati e non vaccinati tra le fasce più anziane della popolazione, quelle più a rischio.

In Italia finora quasi 50,6 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino, e di queste oltre 48,9 milioni risultano completamente vaccinate. Il 61,7 per cento della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo.

Negli ultimi giorni c’è stata una diminuzione delle somministrazioni giornaliere. Il calo è dovuto principalmente al fatto che è stata vaccinata gran parte della popolazione.

Da martedì 15 febbraio chi ha più di 50 anni è tenuto a presentare il Green Pass “rafforzato” per andare al lavoro, vale a dire la certificazione che si ottiene tramite vaccinazione contro il coronavirus o guarigione dalla COVID-19. Salvo eventuali modifiche l’obbligo sarà valido fino al prossimo 15 giugno e dovrà essere rispettato da tutte le persone che compiranno 50 anni entro tale data, con poche eccezioni. Chi non sarà in regola potrà mantenere il proprio posto di lavoro, ma non avrà diritto alla retribuzione. Nonostante l’obbligo vaccinale, molte persone con più di 50 anni non hanno aderito alla campagna vaccinale.

Le regioni con la più alta percentuale di persone con più di 50 anni non vaccinate sono Sicilia, Abruzzo, Calabria e Valle d’Aosta. Capire con precisione quante siano le persone non vaccinate, tuttavia, è complicato perché i dati diffusi dalla struttura commissariale comprendono anche le persone che hanno ricevuto un’esenzione temporanea o definitiva dal vaccino, di cui al momento non esistono stime affidabili. Solo quando saranno disponibili questi dati si potrà capire quante sono le persone davvero contrarie al vaccino.