Un segnale radio insolito nella galassia

Una sorgente a 4mila anni luce da noi emette grandi quantità di energia ogni 20 minuti circa e non è ancora chiaro che cosa le determini

La sorgente nella Via Lattea (Natasha Hurley-Walker, ICRAR/Curtin)
La sorgente nella Via Lattea (Natasha Hurley-Walker, ICRAR/Curtin)

Una fonte che emette una grande quantità di energia a intermittenza ogni 20 minuti circa è stata identificata nella Via Lattea, la nostra galassia, e ha caratteristiche piuttosto insolite, che gli astronomi non riescono ancora a spiegarsi completamente. La scoperta è stata segnalata sulla rivista scientifica Nature e sta ricevendo grandi attenzioni e curiosità da ricercatori e semplici appassionati.

Il gruppo di ricerca che ha identificato la fonte ipotizza che il fenomeno sia prodotto da un corpo celeste come una stella di neutroni o ciò che resta di alcune nane bianche, con un campo magnetico estremamente potente.

Le emissioni di energia sono prodotte ciclicamente ogni 18,8 minuti, durano all’incirca un minuto e raggiungono la Terra diventando una delle fonti radio più intense osservabili nel cielo. Si stima che il corpo celeste si trovi a circa 4mila anni luce da noi, quindi relativamente vicino al nostro pianeta in termini astronomici.

La scoperta è stata resa possibile grazie al lavoro di Tyrone O’Doherty, uno studente della Curtin University in Australia che lo scorso anno aveva messo a punto un sistema di analisi per la propria tesi di laurea da utilizzare con i dati raccolti dal Murchison Widefield Array (MWA), un osservatorio per l’analisi delle onde radio provenienti dallo Spazio.

Parte del sistema di antenne del MWA (Pete Wheeler, ICRAR)

L’impulso rivelato è un “transiente” (evento astronomico transiente), termine impiegato per definire un oggetto la cui attività è rilevabile per alcuni istanti, giorni o anni. Un transiente è solitamente un evento particolare la cui durata è molto più breve rispetto ai milioni e miliardi di anni, a seconda dei casi, di vita dei corpi celesti nell’Universo.

Spesso un transiente deriva dalla morte di una stella molto massiccia o dalle attività di ciò che ne resta. Quelli più lenti sono solitamente dovuti a una supernova, un’esplosione stellare altamente energetica, che spesso costituisce la fase finale dell’evoluzione delle stelle massicce o che è dovuta all’interazione tra una nana bianca (una stella al suo ultimo stadio evolutivo) e un’altra stella.

I transienti veloci emettono energia con una frequenza di poche frazioni di secondo e sono solitamente dovuti alle pulsar, stelle di neutroni in rapida rotazione. Le stelle di neutroni sono l’ultimo stadio di vita delle stelle con massa molto grande (10 volte quella del Sole), che si verifica quando terminano le reazioni di fusione nucleare al loro interno dovute alla fine degli elementi leggeri che le alimentano, in pratica il loro carburante.

La collocazione della sorgente nella Via Lattea (Natasha Hurley-Walker, ICRAR/Curtin, GLEAM Team)

È piuttosto insolito trovare transienti con periodi di attività come quelli rilevati con il MWA in Australia, dove le emissioni di energia durano per circa un minuto prima di ridursi e riprendere una ventina di minuti dopo.

Secondo i ricercatori, ciò che le produce ha dimensioni più contenute rispetto al Sole, ma ha un campo magnetico estremamente forte. Sulla base dei dati raccolti finora, il gruppo di ricerca ipotizza che possa trattarsi di una magnetar di periodo ultra lungo: una stella di neutroni con una rotazione lenta, almeno secondo le teorie che ne ipotizzano l’esistenza.

Gli astronomi del MWA confidano di osservare nuovamente il fenomeno, in modo da comprendere meglio le caratteristiche della sorgente, ma non è scontato che l’oggetto torni all’attività riscontrata nelle prime rilevazioni. L’analisi che ne ha reso possibile la scoperta era del resto basata sui dati raccolti tra il 3 e il 28 marzo del 2018. Nel caso, conoscendo la porzione di cielo in cui osservare, altri osservatori nell’emisfero australe potrebbero rilevare nuovamente l’attività della sorgente e raccogliere nuovi dati.