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  • Domenica 23 gennaio 2022

L’abbattimento dei criceti a Hong Kong per il coronavirus

Il governo locale ha ordinato l'uccisione di 2mila esemplari per evitare nuovi contagi, tra grandi proteste e petizioni

Due addetti del dipartimento del governo locale che si occupa di agricoltura, pesca e conservazione degli animali nel negozio di Hong Kong dove sono stati trovati alcuni criceti positivi al coronavirus (AP Photo/ Kin Cheung)
Due addetti del dipartimento del governo locale che si occupa di agricoltura, pesca e conservazione degli animali nel negozio di Hong Kong dove sono stati trovati alcuni criceti positivi al coronavirus (AP Photo/ Kin Cheung)

Nell’ultima settimana le autorità sanitarie di Hong Kong hanno ordinato l’abbattimento di più di 2mila criceti, dopo che alcuni esemplari in vendita in un negozio di animali della città erano risultati positivi al coronavirus. La decisione ha provocato grandi critiche da parte dei gruppi di animalisti, ma ha anche sollevato preoccupazioni più ampie per il rischio di trasmissione del virus alle persone: il governo locale ha attribuito il recente aumento dei contagi in città al focolaio nel negozio, almeno in parte, e ha imposto restrizioni in alcune aree densamente popolate per limitare i contagi.

Tutto era iniziato quando le autorità sanitarie locali avevano cominciato a indagare su un caso di contagio legato alla variante delta del coronavirus che non sembrava essere riconducibile a una catena di trasmissione ben precisa, era inoltre il primo caso legato alla variante a essere riscontrato nell’area dopo circa tre mesi.

Dal momento che il caso riguardava un dipendente di un negozio di animali della zona nord di Hong Kong, che si era poi ammalato di COVID-19, i sospetti si erano concentrati sugli animali in vendita, e in particolare sui criceti, conigli e cincillà. In seguito dalle indagini era emerso che in effetti 11 dei 178 criceti presenti, importati alla fine del 2021 dai Paesi Bassi, erano positivi al coronavirus.

Le autorità locali avevano chiuso temporaneamente il negozio e invitato tutte le persone che avevano comprato criceti importati dopo il 22 dicembre a restituirli perché venissero abbattuti; nel frattempo, avevano raccomandato ai proprietari degli animali di sottoporsi ai test per accertare l’eventuale presenza del coronavirus.

Negli ultimi giorni migliaia di persone hanno sottoscritto una petizione per chiedere al governo locale di bloccare l’abbattimento dei criceti, mentre molte altre hanno contestato la decisione sui social network. Il dipartimento governativo che si occupa di agricoltura, pesca e conservazione degli animali ha sostenuto che i criceti mettono a rischio la salute pubblica e che ogni tentativo di salvare gli animali potenzialmente contagiosi sarebbe un intralcio per il lavoro del dipartimento.

Il problema però non si è limitato alla decisione di abbattere gli animali.

Sabato 22 gennaio la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha annunciato che alcuni nuovi focolai hanno reso necessaria l’introduzione di nuove limitazioni e che nei prossimi giorni i contagi tra i residenti delle aree più densamente popolate della città potrebbero aumentare, per i possibili focolai legati alla presenza dei criceti, ma non solo. Di recente infatti nella zona di Kwai Chung, nel nord della penisola di Kowloon, è stato riscontrato un focolaio collegato alla variante omicron del virus, più contagiosa rispetto alla delta. Lam ha invitato pertanto i residenti a evitare i ritrovi in occasione delle celebrazioni del capodanno lunare, i cui festeggiamenti inizieranno nei primi giorni di febbraio.

Venerdì un edificio residenziale di Kwai Chung dove erano stati registrati una ventina di casi di contagio è stato messo in lockdown per cinque giorni ed è stata avviata una campagna di test di massa tra i residenti. Sempre sabato Lam ha anticipato che le stesse limitazioni saranno applicate a un altro complesso in cui abitano circa 2mila persone, a causa di 105 nuovi contagi riscontrati nell’area.

Attualmente a Hong Kong ci sono una quindicina di edifici residenziali sottoposti a limitazioni sugli spostamenti e a test obbligatori. Le persone coinvolte dalle restrizioni sono circa 35mila, e si stima che nei prossimi giorni possano aumentare.

Persone in coda per sottoporsi a un test contro il coronavirus, domenica 23 gennaio (AP Photo/ Kin Cheung)

Ufficialmente dall’inizio della pandemia a Hong Kong sono stati registrati poco più di 13mila contagi da coronavirus e 213 morti per cause legate alla COVID-19, su una popolazione di circa sette milioni e mezzo di abitanti.

Per cercare di contenere la diffusione dei contagi, il governo di Hong Kong, come d’altra parte quello cinese, sta adottando la cosiddetta strategia “zero Covid”: vale a dire tentare di limitare la circolazione del virus il più possibile con pesanti restrizioni e campagne di test di massa.

Come ha osservato Reuters, attualmente nel territorio di Hong Kong le scuole e i centri sportivi sono chiusi e tra le altre cose i ristoranti non possono restare aperti dopo le 18. Dopo un incontro con le autorità sanitarie, Lam ha detto che data la recente diffusione dei contagi «ci sono poche possibilità» che le restrizioni siano allentate prima del prossimo 4 febbraio, come inizialmente pianificato.

Gli studi effettuati durante la pandemia hanno evidenziato che animali domestici come cani, gatti, furetti e roditori possono contrarre il virus che provoca la COVID-19. Per ora però si sa poco sulla trasmissione del virus dagli animali alle persone.

Nel novembre del 2020 la Danimarca aveva annunciato che avrebbe abbattuto tutti i visoni di allevamento del paese – milioni di animali – per il timore che una mutazione del virus riscontrata in alcuni esemplari nella regione dello Jutland e trasmessa a una decina di persone avrebbe potuto rendere meno efficaci i futuri vaccini contro il virus negli umani. Poche settimane dopo il ministero della Salute italiano aveva disposto la sospensione delle attività negli allevamenti di visoni in Italia in via precauzionale per ridurre il rischio di ulteriore diffusione del coronavirus.

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