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  • Venerdì 21 gennaio 2022

L’emergenza ambientale in Perù causata dall’eruzione del vulcano a Tonga

Le onde anomale hanno provocato la fuoriuscita di petrolio da una raffineria peruviana, facendo danni enormi

La perdita di petrolio sulla spiaggia di Cavero, a Ventanilla, fotografata il 17 gennaio
(AP Photo/ Martin Mejia)
La perdita di petrolio sulla spiaggia di Cavero, a Ventanilla, fotografata il 17 gennaio (AP Photo/ Martin Mejia)

Il presidente peruviano Pedro Castillo ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale per via di una rilevante quantità di petrolio che negli ultimi giorni si è riversata su un’ampia area costiera nel centro del Perù, depositandosi su varie spiagge. Il petrolio è fuoriuscito dalla raffineria più grossa del paese, che si trova vicino alla capitale Lima, e la perdita è stata attribuita alle onde anomale provocate dalla violenta eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, nell’oceano Pacifico, che ha creato effetti e ripercussioni anche a migliaia di chilometri di distanza.

Le onde anomale provocate dall’eruzione del vulcano, che si trova circa 10mila chilometri a sud-ovest del Perù, hanno danneggiato un serbatoio della raffineria La Pampilla di Callao, nel distretto di Ventanilla, una decina di chilometri a nord di Lima: è di proprietà della società petrolifera Repsol e fornisce circa la metà del carburante utilizzato nella zona.

Il ministro dell’Ambiente peruviano, Ruben Ramirez, ha detto che i danni provocati dalle onde anomale hanno causato lo sversamento in acqua di una quantità di petrolio pari a 6mila barili. Il petrolio si è depositato su 21 spiagge e ha contaminato 18mila chilometri quadrati di aree protette, uccidendo decine di uccelli e altri animali marini. Le autorità hanno poi avviato operazioni straordinarie di pulizia.

– Leggi anche: La colossale eruzione di Tonga, spiegata

Giovedì Castillo ha firmato un decreto di emergenza con cui ha destinato nuovi fondi per le operazioni di soccorso. Ha poi visitato la spiaggia di Cavero, nel distretto di Ventanilla, una tra le più colpite, definendo l’evento «il disastro ambientale più preoccupante che abbia coinvolto le coste del Perù nei tempi recenti».

È stata aperta un’indagine per chiarire le dinamiche dell’incidente, mentre il ministero dell’Ambiente ha chiesto a Repsol di pagare i danni del disastro. Nel frattempo, l’agenzia governativa che si occupa di sicurezza negli impianti di produzione dell’energia e nelle miniere (Osinergmin) ha ordinato la chiusura di uno dei quattro impianti della raffineria fino a che non saranno stabilite con chiarezza le dinamiche.

Un portavoce di Repsol ha detto che l’azienda non è responsabile per lo sversamento di petrolio e ha aggiunto che in questi giorni ha mobilitato squadre di sommozzatori e operatori per verificare i danni ai condotti sottomarini e recuperare parte del petrolio disperso nell’ambiente. Parlando con i giornalisti, la prima ministra peruviana Mirtha Vásquez ha sostenuto che «apparentemente» Repsol non aveva un piano di emergenza adeguato per gestire grosse perdite di petrolio.

Dopo la violenta eruzione del vulcano a Tonga, le autorità peruviane avevano avvisato del pericolo di potenziali onde anomale anche a diverse migliaia di chilometri di distanza. Nel fine settimana nel nord del Perù due persone erano annegate a causa delle onde; in varie aree del nord e del centro del paese diversi edifici erano stati allagati e più di venti porti erano stati chiusi temporaneamente per precauzione.