Chi verrà dopo Sassoli

Martedì mattina si voterà il nuovo presidente del Parlamento Europeo: c'è una netta favorita, la maltese Roberta Metsola

(Marc DOSSMANN/ © European Union 2019)
(Marc DOSSMANN/ © European Union 2019)

Martedì mattina il Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria voterà per eleggere la persona che prenderà il posto di David Sassoli, presidente del Parlamento morto l’11 gennaio mentre era ancora in carica.

Sassoli era comunque arrivato alla fine del suo mandato, che secondo un accordo preso all’inizio della legislatura sarebbe dovuto durare due anni e mezzo. Da settimane, quindi ancora prima che le sue condizioni di salute peggiorassero, la candidata favorita per sostituirlo era Roberta Metsola, parlamentare europea maltese di 42 anni. A poche ore dall’inizio delle votazioni i principali gruppi politici del Parlamento hanno trovato un accordo per eleggere Metsola.

Alcuni non escludono comunque che la votazione possa andare in modo diverso dalle attese. «Sulla carta i voti ce li ha», ha detto al Post un importante parlamentare dei Socialisti: «poi bisognerà vedere, i malumori sono piuttosto diffusi».

Una eventuale vittoria solo di misura di Metsola, per non parlare di una sua sconfitta, metterebbe in crisi i rapporti fra i gruppi parlamentari della maggioranza, in un periodo delicatissimo per il Parlamento Europeo che nei prossimi mesi esaminerà proposte molto rilevanti per completare il Green Deal europeo e riformare le regole di Internet, fra le altre cose.

Al momento Metsola è la prima vicepresidente del Parlamento Europeo, cioè quella col grado più alto fra tutti e 15 i vicepresidenti. Era entrata in Parlamento nel 2013, quando era stata la prima europarlamentare eletta a Malta. Prima di allora era stata un’avvocata esperta di diritto europeo e dal 2012 al 2013 consigliera dell’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Catherine Ashton.

Metsola insieme a Sassoli nel 2021 (DAINA LE LARDIC/© European Union 2019)

La nomina di Metsola sembra studiata per mettere d’accordo i tre principali gruppi parlamentari che fanno parte della coalizione che gestisce i lavori del Parlamento Europeo: Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra, Socialisti e Democratici (S&D), di centrosinistra, e il gruppo liberale Renew Europe. Metsola è espressione del PPE, a cui secondo gli accordi di inizio legislatura spetta nominare il successore di Sassoli, ma è giovane, moderata e sarebbe la prima donna eletta presidente del Parlamento negli ultimi vent’anni: tutte caratteristiche che rendono più digeribile la sua nomina per Socialisti e Liberali. Almeno in teoria.

Già da mesi i Socialisti avevano lasciato intendere ai Popolari che non si ritenevano vincolati dai patti presi all’inizio della legislatura: sia perché il presidente designato dal PPE, il tedesco Manfred Weber, si era tirato indietro dal succedere a Sassoli a settembre del 2021; sia perché la presidenza di Sassoli era stata di fatto azzoppata dalla pandemia da coronavirus; sia perché pensavano di meritare più peso rispetto al 2019, dato che nel frattempo il centrosinistra aveva vinto le elezioni in Germania, Spagna e in vari paesi del Nord Europa.

Di recente, inoltre, qualcuno ha fatto circolare alcune vecchie posizioni molto critiche di Metsola contro l’interruzione di gravidanza, nel tentativo, verosimilmente, di rendere più difficile sostenerla da parte di Socialisti e Liberali. Nessuno dei due gruppi ha però presentato una candidatura alternativa che possa unire il centro, il centrosinistra e la sinistra. Il compito di farlo se lo sono preso i Verdi, che qualche giorno fa hanno candidato alla presidenza la svedese Alice Bah Kuhnke, ex giornalista nonché ministra della Cultura del governo svedese fra 2014 e 2019.

La parlamentare europea Alice Bah Kuhnke (Philippe BUISSIN/© European Union 2021)

Una fonte parlamentare del PPE, che ha voluto rimanere anonima, ha detto che in vista del voto di martedì il gruppo è «abbastanza fiducioso», ma non certo, di poter eleggere Metsola. Anche perché nel corso dei vari scrutini il PPE conta di pescare voti anche dai gruppi parlamentari alla propria destra, come Identità e Democrazia (il gruppo di cui fa parte anche la Lega) e Conservatori e Riformisti, che comprende anche Fratelli d’Italia. «Fatico a vedere i due gruppi preferire la candidata dei Verdi a Metsola», dice la fonte.

Per diventare il nuovo presidente del Parlamento, un candidato o una candidata ha bisogno della metà più uno dei voti validi espressi durante la votazione. Se dopo due scrutini nessun candidato ha raggiunto la maggioranza, si procede con un terzo scrutinio di ballottaggio fra i due candidati più votati: per vincere, bisogna comunque raggiungere metà dei voti validi più uno. Se nemmeno al terzo scrutinio viene eletto il nuovo presidente, si tiene un quarto scrutinio con un ballottaggio “puro”: vince chi ottiene anche un solo voto più dell’avversario.

In teoria i Socialisti hanno raggiunto un accordo con i Popolari per sostenere Metsola, e chiuso un pacchetto di accordi per distribuire le vicepresidenze del Parlamento: cinque andrebbero ai Socialisti, tre a testa al PPE e a Renew, quattro ai gruppi minori. Ma se Metsola non dovesse essere eletta al primo turno, dice al Post un importante parlamentare Socialista, «dovremmo ridiscutere cosa fare all’interno del nostro gruppo. Gli accordi presi col PPE valgono soltanto per il primo turno». In caso di ballottaggio, insomma, diversi Socialisti potrebbero decidere di abbandonare la candidatura di Metsola per sostenere quella di Kuhnke.

Al momento l’ipotesi di gran lunga più probabile rimane l’elezione di Metsola. Lunedì, fra l’altro, PPE, S&D e Renew Europe hanno firmato e pubblicato un accordo che elenca le priorità politica in vista degli ultimi due anni e mezzo della legislatura. L’accordo era stato chiesto da settimane da Renew Europe, che l’aveva posto come condizione per sostenere Metsola.

Tenendo conto delle assenze, serviranno realisticamente più di 300 voti per eleggere Metsola al primo o al secondo turno. PPE e Renew garantiscono in teoria 278 voti. Per diventare la nuova presidente del Parlamento, a Metsola basterà ottenere una parte dei voti dei Socialisti, che al momento esprimono 144 europarlamentari.

All’interno del PPE si sospetta che una parte dei Socialisti abbiano provato a “sparare alto”, minacciando velatamente di non votare Metsola per ottenere un obiettivo inferiore. Secondo alcuni quell’obiettivo è la rimozione di Klaus Welle, segretario generale del Parlamento Europeo, cioè capo dei funzionari dell’istituzione. Il Foglio fa notare che «dentro il Parlamento, Welle è onnipotente: niente viene deciso senza di lui, dall’acquisto di un immobile alla nomina di funzionari».

I Socialisti vorrebbero mettere al suo posto un’altra persona, sia perché Welle è espressione del PPE – ha iniziato la sua carriera nella CDU di Angela Merkel – sia perché a loro giudizio il lato amministrativo del Parlamento viene governato in maniera troppo poco ambiziosa e a volte caotica. A sostegno di questa tesi portano un piccolo incidente avvenuto proprio qualche giorno fa, quando Welle ha avvisato della morte di Sassoli il personale del Parlamento con una mail dall’oggetto quantomeno indelicato: “rinvio della Giornata dell’innovazione” (questo perché Sassoli avrebbe dovuto presenziare alla Giornata dell’innovazione).

I sospetti del PPE però non trovano conferme all’interno dei Socialisti, che non negano la volontà di sostituire Welle con una persona espressa da loro, ma soltanto nei prossimi mesi.