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  • Mercoledì 12 gennaio 2022

Djokovic ha detto di aver violato l’isolamento mentre era positivo

E ha spiegato il motivo di alcune dichiarazioni false contenute nei documenti presentati per ottenere il visto per l'Australia

(Darrian Traynor/Getty Images)
(Darrian Traynor/Getty Images)

Il tennista serbo Novak Djokovic ha pubblicato un lungo comunicato sui suoi profili social in cui ha detto di aver violato l’isolamento mentre era positivo al coronavirus e ha spiegato il motivo di alcune dichiarazioni false contenute nei documenti presentati per ottenere il visto per l’Australia.

Djokovic, che si trova in Australia per partecipare al torneo degli Australian Open, aveva presentato un’esenzione medica dal vaccino, richiesta dalla legge australiana ai non vaccinati per entrare nel paese. Il governo ne aveva però contestato la validità, e per alcuni giorni il tennista era rimasto bloccato in un hotel, finché un tribunale lunedì ha accolto un suo ricorso.

Nonostante la decisione a suo favore del tribunale, erano rimasti alcuni punti poco chiari. Nella sua richiesta di esenzione dal vaccino, Djokovic aveva detto di essere risultato positivo a un test effettuato il 16 dicembre. Come mostrato da alcune fotografie pubblicate dai giornali, in quei giorni Djokovic aveva però preso parte ad eventi pubblici in Serbia, quando avrebbe dovuto rimanere in isolamento.

Nel comunicato pubblicato oggi, Djokovic ha spiegato che il 16 dicembre – dopo che due giorni prima aveva assistito a una partita di basket a Belgrado dove si era sviluppato un focolaio –  aveva fatto un test rapido con risultato negativo e poi un tampone molecolare (PCR). In attesa del risultato del tampone, il giorno dopo aveva partecipato a un evento pubblico con dei bambini, effettuando prima un test rapido, sempre con risultato negativo. Djokovic ha detto che in quel momento non aveva sintomi, e che quindi si era fidato dei risultati dei test rapidi. Solo dopo quell’evento aveva ricevuto il risultato del tampone, che invece si era rivelato positivo al virus.

 

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Da quel giorno avrebbe dovuto mettersi in isolamento, ma il 18 dicembre, quindi il giorno dopo aver ricevuto il risultato del tampone, Djokovic aveva fatto un’intervista con il giornale francese L’Équipe a Belgrado. Djokovic ha detto che partecipare a quell’intervista è stato un errore, e che col senno di poi non la rifarebbe. Ha spiegato di aver voluto fare l’intervista per non deludere il giornalista, specificando però di aver rispettato la distanza fisica e indossato una mascherina per tutta la durata dell’incontro.

Nel suo comunicato, Djokovic ha anche spiegato il motivo di alcune dichiarazioni false contenute nella sua richiesta di visto per entrare in Australia, nella quale aveva detto di non aver effettuato viaggi nei 14 giorni precedenti al suo arrivo nel paese. Secondo quanto scritto da diversi giornali, sarebbe stato però a Marbella, in Spagna, per allenarsi. Djokovic ha ammesso di aver viaggiato nei giorni prima di arrivare in Australia, e che la mancata segnalazione nel modulo di richiesta del visto è stata un errore del suo staff, «un errore umano e non fatto apposta».

Nonostante il tribunale abbia dato ragione a Djokovic, il ministro dell’Immigrazione, Alex Hawke, potrebbe ancora intervenire personalmente e decidere di cancellare nuovamente il visto del tennista. Secondo i giornali australiani, una decisione di Hawke potrebbe arrivare oggi, mercoledì 12 gennaio.