Cosa c’è nel decreto sull’obbligo vaccinale

È entrato in vigore sabato: indica per chi ha almeno 50 anni e non è ancora vaccinato i tempi per adeguarsi, o le sanzioni se non lo fa

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Nella notte tra venerdì e sabato è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del governo sull’obbligo di vaccinazione contro il coronavirus per le persone con almeno 50 anni, che chiarisce e specifica molti dei punti non ancora chiari della misura annunciata qualche giorno fa, e che aiuta a capire come funzionerà l’obbligo vaccinale in Italia.

Anzitutto, l’obbligo di vaccinazione per le persone che hanno almeno 50 anni scatta dal momento in cui il decreto entra in vigore, cioè oggi stesso, sabato 8 gennaio. L’obbligo vaccinale finirà il 15 giugno 2022, e chi compie 50 anni tra oggi e il 15 giugno vi sarà comunque sottoposto. Non è obbligato a vaccinarsi sia chi non può per ragioni di salute, attestate dal medico di base o dal medico vaccinatore, sia chi è recentemente guarito dalla COVID, e dunque deve aspettare un certo periodo di tempo prima della vaccinazione, secondo i protocolli del ministero della Salute (al momento 120 giorni).

Anche se l’obbligo entra in vigore immediatamente, i controlli e le sanzioni per chi non è vaccinato cominceranno soltanto tra qualche settimana, per dare il tempo a tutti di prenotarsi per la vaccinazione.

I controlli a livello nazionale su chi ha almeno 50 anni e non è vaccinato o guarito cominceranno il primo febbraio. Saranno effettuati incrociando i dati delle persone residenti in Italia con quelli delle anagrafi vaccinali regionali o provinciali tramite il sistema delle tessere sanitarie. Chi risulterà inadempiente riceverà una sanzione di 100 euro non ripetibile. È sanzionabile non soltanto chi non è vaccinato, ma anche chi non ha completato il ciclo vaccinale secondo i tempi stabiliti: per esempio, chi ha fatto la prima dose ma non la seconda, o chi ha fatto le prime due ma poi ha lasciato scadere il Green Pass e non ha fatto la dose di richiamo (il Green Pass dal 1° febbraio vale 6 mesi dal completamento del ciclo).

Ad applicare le sanzioni sarà l’Agenzia delle Entrate, che gestisce il sistema delle tessere sanitarie, similmente a come era stato fatto per il personale sanitario.

C’è poi un’altra serie di controlli che riguardano i luoghi di lavoro: a partire dal 15 febbraio, i lavoratori con almeno 50 anni sono tenuti a presentare il Green Pass “rafforzato”, quello che si ottiene tramite vaccinazione o guarigione. La data del 15 febbraio è stata scelta perché i controlli e le sanzioni per chi non è vaccinato scatteranno solamente dal 1º febbraio. Dato che il Green Pass “rafforzato” viene emesso 14 giorni dopo aver ricevuto la prima dose, la data del 15 febbraio è quindi la prima utile per poter effettuare i controlli sul posto di lavoro.

Dal 15 febbraio, dunque, tutti i lavoratori con almeno 50 anni dovranno accedere al posto di lavoro con il Green Pass “rafforzato”, mentre a quelli con meno di 50 anni basterà il Green Pass “base”, per ottenere il quale è sufficiente un tampone. I controlli spettano al datore di lavoro.

I lavoratori con almeno 50 anni che si presentano al lavoro senza Green Pass “rafforzato” sono soggetti alle stesse sanzioni previste finora per chi non aveva il Green Pass “base”: una multa dai 600 ai 1.500 euro. Finché non otterranno il Green Pass “rafforzato”, inoltre, saranno considerati assenti ingiustificati: non avranno diritto allo stipendio ma avranno diritto a mantenere il proprio posto di lavoro.