La scuola è ripartita in presenza, per ora

Le nuove regole cercano di limitare il ricorso alla didattica a distanza, ma moltissimi presidi stanno chiedendo di posticipare il rientro di almeno due settimane

(AP Photo/Andrew Medichini)
(AP Photo/Andrew Medichini)

Con la fine della pausa per le vacanze natalizie, lunedì 10 gennaio ricomincerà la scuola in quasi tutta Italia, mentre in alcune regioni è ricominciata già oggi, venerdì 7. Nonostante le moltissime indiscrezioni dei giorni scorsi, le lezioni ricominceranno in presenza per tutti gli studenti, con nuove regole che secondo il governo serviranno a evitare il più possibile il ricorso alla didattica a distanza (DAD), come richiesto peraltro da gran parte delle regioni.

Le nuove norme sono state però fortemente contestate da molti presidi in tutta Italia, secondo cui al momento non ci sarebbero i presupposti per garantire un rientro in sicurezza e per supplire alle assenze degli insegnanti in quarantena o contagiati.

Le regole variano a seconda del grado di istruzione, e introducono differenze tra studenti vaccinati e non vaccinati contro il coronavirus. Sono contenute nel decreto approvato il 5 gennaio dal governo, di cui deve essere ancora pubblicato il testo in Gazzetta Ufficiale.

In base alle nuove regole nelle scuole dell’infanzia e negli asili nido non cambierà nulla: la sospensione dell’attività didattica inizierà al primo caso di contagio e durerà 10 giorni. Per le scuole elementari, invece, se in una classe ci sarà un caso positivo  l’attività proseguirà in presenza ma tutti gli studenti dovranno fare immediatamente un test antigenico rapido o molecolare (detto “T0”), e ripeterlo dopo cinque giorni (“T5”). In presenza di due o più positivi è prevista per tutta la classe la didattica a distanza per dieci giorni.  

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Per le scuole medie e superiori sono previste maggiori differenze, a seconda che gli studenti siano vaccinati o meno. Il motivo di questa distinzione è che circa tre quarti degli studenti nella fascia di età tra 12 e 19 anni ha completato il ciclo primario di vaccinazione, ovvero ha ricevuto due dosi di vaccino.

Se nella classe verrà rilevato un caso di positività si applicherà solo l’autosorveglianza. La didattica resterà in presenza e varrà l’obbligo di indossare le mascherine FFP2. Con due casi positivi nella stessa classe è prevista la didattica a distanza per 10 giorni per gli studenti che non hanno avuto la dose di richiamo (che al momento è stata somministrata a circa il 5 per cento della popolazione tra 12 e 19 anni), per quelli che hanno completato il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni e per chi è guarito dal COVID-19 da più di 120 giorni. A tutti gli altri si applicherà invece l’autosorveglianza con l’obbligo di utilizzo di mascherine FFP2. Nel caso in cui invece ci siano almeno tre contagiati nella classe, si applica a tutti la didattica a distanza per dieci giorni.

Il governo ha anche stanziato oltre 92 milioni di euro per consentire a tutti gli studenti a cui verrà applicata l’autosorveglianza di effettuare i test gratuitamente in farmacia e nelle strutture convenzionate.

Le nuove regole non sono però state accolte favorevolmente da molti presidi italiani: più di 2mila dei circa 8mila dirigenti scolastici italiani hanno firmato un appello online, rivolto a governo, regioni e ministero dell’Istruzione, in cui hanno chiesto che la ripartenza della scuola in presenza venga posticipata di due settimane, prospettando che in caso contrario ci sarà «una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa».  

Nell’appello si sottolinea come a causa delle complicate regole sulla quarantena per i contatti delle persone positive e delle difficoltà che si stanno riscontrando in tutta Italia nell’effettuare test in tempi ragionevoli, le scuole dovranno probabilmente fare i conti con numerose assenze di insegnanti. «Sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi. In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi», si legge nell’appello.

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