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  • Martedì 4 gennaio 2022

In Serie A non tutti i campi sono uguali

Le società devono rispettare una dimensione standard, ma alcuni impianti sono più stretti e gli allenatori stanno notando la differenza

Gondola e gondoliere in un angolo dello stadio Penzo di Venezia (Paola Garbuio/LaPresse)
Gondola e gondoliere in un angolo dello stadio Penzo di Venezia (Paola Garbuio/LaPresse)

Le misure dei campi della Serie A di calcio sono un aspetto a cui solitamente non si fa attenzione, perché sono uguali per quasi tutte le squadre del campionato. Ma in alcuni casi particolari le misure variano, e questo può influenzare le dinamiche del gioco, come se ne sono accorti soprattutto gli allenatori. In questa stagione si è parlato spesso del campo dello stadio Pier Luigi Penzo di Venezia, sul quale hanno perso punti diverse squadre di alta classifica.

Era stato Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, a parlarne per primo a inizio dicembre: «Venezia è un campo che nessuno conosce, solo Chiellini ci ha giocato di questa squadra. È tutto strano, arrivi in traghetto, il campo è più piccolo. Se non vai lì e ti metti al pari degli altri rischi di farti male. Ci sono quei campi dove sembra che tutto sia più piccolo, dove la palla è sempre in gioco e la partite sono più veloci».

A Venezia la Juventus aveva pareggiato 1-1, tirando in porta 6 volte contro le 4 degli avversari nonostante il 61 per cento di possesso palla in una partita nel suo complesso negativa. Prima della Juventus, al Penzo erano state sorprese anche Fiorentina e Roma, battute rispettivamente 1-0 e 3-2. In nove partite, soltanto contro l’Inter prima in classifica la squadra di casa non è riuscita a segnare.

Lo stadio Pier Luigi Penzo di Venezia (Maurizio Lagana/Getty Images)

Ad inizio stagione lo stesso effetto lo aveva avuto il campo dello stadio Alberto Picco di La Spezia, un altro dal quale spesso arrivano sorprese. L’allenatore Stefano Pioli, dopo una vittoria ottenuta a fatica con il Milan, aveva detto: «È una partita che temevo perché le dimensioni del campo non sono quelle adatte. Permettetemi di dire che non credo che sia corretto, in teoria le dimensioni del campo dovrebbero essere sempre uguali per permettere a tutti di giocare sulla stessa superficie».

L’uniformità dei campi è effettivamente prevista dal regolamento della Serie A, che dice che il terreno di gioco deve essere rettangolare e avere le misure standard internazionali di 105×68 metri. Sono richieste inoltre una fascia di un metro e mezzo di spazio libero attorno al perimetro di gioco e almeno due metri e mezzo di distanza da ringhiere e pannelli pubblicitari. Il regolamento però dice anche che, in casi di limitazioni strutturali non eliminabili, è tollerata la riduzione della larghezza sino a un minimo di 65 metri.

Fra i diciassette campi di Serie A ce ne sono tre che, per motivi strutturali, misurano 65 metri di larghezza: il Penzo di Venezia, il Picco di La Spezia e la Unipol Domus di Cagliari. A Empoli invece il campo è largo 67 metri, uno in meno della misura standard, perché circondato dalla pista di atletica.

Lo stadio di La Spezia, costruito nel 1919, ha sempre avuto misure contenute: è limitato da due strade e incastonato tra una base navale della marina militare e un centro sportivo. Le tribune non coprono nemmeno tutto il perimetro del campo, ma nei prossimi tre anni la proprietà statunitense si è impegnata a ristrutturare completamente l’impianto con un investimento di 15 milioni di euro, e il campo verrà allargato di quei tre metri che mancano.

Le misure del campo provvisorio di Cagliari rimarranno invece le stesse fino a quando non sarà pronta la nuova Sardegna Arena, i cui lavori però devono ancora cominciare. Anche in questo caso, era stato Allegri a parlarne prima di una partita nella stagione 2018/2019: «Dovremo fare molta attenzione al Cagliari. Ci attende una gara molto fisica su un campo che tra l’altro è più stretto».

Lo stadio Alberto Picco di La Spezia (Gabriele Maltinti/Getty Images)

A Venezia le condizioni sono più complicate. Il Penzo, costruito nel 1913, è il secondo stadio in uso più vecchio d’Italia dopo il Ferraris di Genova e quindi soggetto a normative più stringenti. Oltre a questo, l’isola di Sant’Elena fa parte del centro storico di Venezia, è tutelata dalla Soprintendenza dei Beni Culturali e non ha margini di espansione: da un lato lungo c’è un canale, dall’altro una darsena. Proprio per la mancanza di spazi i mezzi per la produzione radiotelevisiva impiegati nei giorni delle partite vengono trasportati allo stadio sopra delle chiatte, e lì rimangono in servizio.

Il Venezia ricorda per certi versi lo Spezia dell’anno scorso, che si salvò contro molti pronostici. È infatti una squadra dal gioco propositivo che può trovare un aiuto in difesa dalle dimensioni del suo campo. Con tre metri in meno, il Penzo offre meno spazi soprattutto alle squadre avversarie che preferirebbero far girare il pallone in modo più ampio da una parte all’altra del campo, facendo quello che in gergo viene definito talvolta “addormentare le partite”. Le costringe invece a una maggiore prossimità alla squadra avversaria, e a restare sempre “in partita”, come si dice.

In questo caso, come a La Spezia e Venezia, si tratta appunto di limiti strutturali, e non di scelte deliberate come invece avviene altrove. I campi inglesi, per esempio, sono generalmente più corti di qualche metro, cosa che favorisce il ritmo di gioco del calcio britannico: ad Anfield il Liverpool gioca su un campo di 101×68 metri. Il caso più famoso rimane però quello legato a Johan Cruijff. Negli anni Novanta, da allenatore del Barcellona, volle un campo più grande e lungo della media (circa 107×72) per esaltare il palleggio e l’aggressività della sua squadra. Nelle ultime annate più vincenti si credeva che l’imbattibilità del Barcellona nel suo stadio fosse favorita proprio dalle ampie dimensioni del campo, ma almeno in Champions League la UEFA impone a tutte le squadre una misura standard di 105×68 metri, le stesse della Serie A.

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