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  • Lunedì 27 dicembre 2021

I porti e le navi irlandesi stanno cambiando, dopo Brexit

Commerciano sempre di più verso i paesi europei senza passare per il Regno Unito, con meno trasporti su ruota e nuovi investimenti

Il porto di Dublino, in Irlanda (Charles McQuillan/Getty Images)
Il porto di Dublino, in Irlanda (Charles McQuillan/Getty Images)

Prima della sua uscita dall’Unione Europea, il Regno Unito era il principale partner commerciale europeo dell’Irlanda, che lo utilizzava come “ponte terrestre” per i suoi commerci all’interno dell’Unione Europea. Con i controlli e costi doganali introdotti fra i paesi dell’Unione e il Regno Unito dopo Brexit, le cose sono cambiate: l’Irlanda commercia in modo sempre più diretto con i paesi europei del continente, senza più passare per il Regno Unito.

Il modo in cui i commerci marittimi irlandesi stanno cambiando si vede prima di tutto da alcuni dati: da gennaio del 2021 – quando il Regno Unito ha completato la sua uscita dall’Unione – a oggi, il tonnellaggio totale del porto di Dublino è calato del 3,3 per cento, con una trasformazione piuttosto significativa nella direzione delle esportazioni. I carichi trasportati dall’Irlanda ai porti inglesi (soprattutto Liverpool, Holyhead e Heysham) sono infatti diminuiti del 21,2 per cento, mentre sono cresciuti del 36,3 per cento quelli trasportati verso i porti europei (soprattutto Rotterdam, Zeebrugge, Anversa e Cherbourg).

Prima di Brexit, quasi due terzi delle esportazioni irlandesi erano dirette verso il Regno Unito: oggi si dividono a metà tra Regno Unito e continente europeo, verso cui si prevede che il traffico crescerà ancora.

La crescita del commercio marittimo diretto con i paesi europei senza più passare via terra per il Regno Unito ha portato l’Irlanda a cambiare anche il tipo di imbarcazioni usate per trasportare le merci: prima di Brexit usava soprattutto le cosiddette navi “RO-RO” (da roll-on, roll-off), cioè quelle su cui salgono vagoni, autocarri e altri veicoli su ruote carichi di merci, che poi, arrivati a destinazione, scendono e trasportano i carichi. Prima di Brexit erano utili perché permettevano l’attraversamento del “ponte terrestre” inglese in tempi abbastanza brevi (circa 15 ore di viaggio) prima di raggiungere il continente europeo.

Ora, con i controlli doganali sul suolo inglese, all’Irlanda conviene “bypassare” il Regno Unito e raggiungere direttamente il continente europeo, anche se con un viaggio più lungo, e solo via mare, di circa 24 ore. L’Irlanda ha quindi cominciato a usare sempre di più le navi “LO-LO” (da lift-on, lift-off), cioè quelle con le gru a bordo, che caricano e scaricano le merci nei porti di arrivo e partenza in modo autonomo, senza bisogno di veicoli.

Come ha detto al Financial Times Eamon O‘Reilly, tra i dirigenti del porto di Dublino, date anche le maggiori distanze da percorrere una volta raggiunti paesi europei le navi LO-LO sono meno costose e molto più agevoli: da gennaio a settembre di quest’anno, il loro utilizzo è aumentato del 14 per cento (e, seppur calato, anche l’utilizzo delle navi RO-RO si è comunque spostato verso il continente europeo).

Per adattarsi a questi cambiamenti l’Irlanda sta anche modificando e rafforzando i propri porti: investirà 1,6 miliardi di euro in un piano trentennale di espansione del porto di Dublino, che, tra le altre cose, ingrandirà il terminal destinato alle navi LO-LO, che al momento è insufficiente rispetto alle esigenze. A ottobre l’Irlanda ha anche aperto un nuovo terminal a Dunkerque, in Francia, come destinazione principale di una nuova tratta che partirà non dal porto di Dublino ma da quello di Rosslare, che si trova più a sud e ha quindi un accesso più rapido al continente europeo.

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