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  • Martedì 14 dicembre 2021

Il futuro della Sagrada Familia divide Barcellona

Dopo il completamento della sua torre più alta, molti residenti stanno contestando i piani per l'ampliamento della famosa basilica

(Matthias Oesterle/ ZUMA Press Wire, ANSA)
(Matthias Oesterle/ ZUMA Press Wire, ANSA)

Lo scorso 8 dicembre sono state accese per la prima volta le luci della nuova stella posizionata sulla torre di Maria, una delle torri della Sagrada Familia, l’imponente basilica di Barcellona cominciata alla fine dell’Ottocento dall’architetto Antoni Gaudí e non ancora completata. La Sagrada Familia è probabilmente il simbolo più riconoscibile di Barcellona, e l’installazione della stella ha riportato l’attenzione dei residenti su un tema piuttosto divisivo, che periodicamente torna a essere discusso: vale a dire, se sia giusto ampliare o meno l’edificio esistente per completare il progetto: e se sì, come farlo.

La stella a dodici punte che sovrasta la torre di Maria è fatta di vetro e acciaio, ha un diametro di 7,5 metri e pesa 5,5 tonnellate. È stata posata all’altezza di 127 metri su quella che per ora è la torre più alta realizzata tra le 18 previste dal progetto originale di Gaudí: nei prossimi anni però dovrebbe essere completata una torre ancora più alta, che supererà i 172 metri, sarà dedicata a Gesù e avrà sulla sua sommità una croce enorme.

In occasione dell’inaugurazione della stella, si è tornato a parlare non solo del valore artistico della Sagrada Familia, amata da alcuni e criticata da altri, ma anche delle conseguenze che l’espansione della basilica – prevista non solo in verticale ma anche in orizzontale – avrebbe sulla vita di chi vive a Barcellona.

L’area su cui cominciarono i lavori per la costruzione della Sagrada Familia, nel 1882, era circondata da campi, mentre ora la basilica si trova nel cuore della città, in mezzo a diversi quartieri molto popolati. Negli anni il piano urbanistico di Barcellona aveva tenuto conto delle esigenze di un eventuale ampliamento della Sagrada Familia, e nel 2019 il comune aveva concesso i permessi edilizi per consentire di procedere con il cantiere con l’obiettivo di terminare la basilica entro il 2026, nel centenario della morte di Gaudí.

Adesso il grosso dei lavori è stato bloccato per via della pandemia da coronavirus, ma il problema è che stando ai progetti attuali per permettere di completare l’opera dovrebbero essere abbattuti vari edifici di due isolati adiacenti, cosa che è contestata sia dall’associazione dei residenti della zona che dalle circa mille famiglie che verrebbero sfrattate.

A fine novembre l’assessorato all’Urbanistica del comune di Barcellona ha convocato l’associazione dei residenti dell’area della Sagrada Familia per discutere dell’ampliamento dell’edificio, che comporterebbe la costruzione di una grande scalinata con una terrazza davanti alla Facciata della Gloria, sul lato di carrer de Mallorca. L’associazione, che da anni si oppone al progetto, lamenta però che l’unica riunione del gruppo di lavoro con tutte le parti coinvolte – tra cui i residenti che verrebbero sfrattati e la fondazione che si occupa della costruzione e della manutenzione dell’edificio – si sia tenuta il 5 marzo del 2020.

«Da quel momento, il silenzio», ha detto al País Joan Itxaso, il presidente dell’associazione, sottolineando che non si sa bene cosa vorrà fare il comune e che in ogni caso non si hanno previsioni sulle tempistiche del completamento dell’opera.

Allo stesso tempo, le persone che verrebbero sfrattate – e quindi risistemate in altri edifici della zona, comprati dalla fondazione due anni fa – hanno contestato per vie legali i permessi concessi dal comune nel 2019, sostenendo tra le altre cose che la scalinata non facesse parte del piano originale (tutti i progetti, rimaneggiati nel tempo, si basano sugli studi di Gaudí ancora disponibili e sulle ricostruzioni e gli adattamenti di quelli andati perduti).

Salvador Barroso, portavoce dei residenti che rischiano di dover lasciare le loro case, ha detto al giornale catalano Ara che la collocazione della stella sulla torre di Maria «è un errore e un orrore», riferendosi per estensione a tutto il progetto di ampliamento della basilica. Barroso ha puntualizzato che non c’è stato alcun dibattito tra la fondazione che gestisce la Sagrada Familia, il comune e tutti i residenti coinvolti.

Secondo Itxaso, comunque, resta anche il problema delle iniziative pensate dalla fondazione per risollevare il turismo dopo la pandemia da coronavirus, visto che prima dell’epidemia l’area attorno alla basilica era frequentata da circa 13,5 milioni di turisti all’anno, cosa che rendeva i quartieri limitrofi «invivibili» per i residenti.

Altri, come osserva il giornale di Barcellona La Vanguardia, criticano l’enorme croce che in futuro dovrebbe sovrastare la torre di Gesù, sostenendo che quello che dovrebbe diventare il nuovo simbolo dello skyline cittadino stonerebbe particolarmente con i valori laici della città.

– Leggi anche: Quante ne ha fatte Gaudí

La questione del completamento della Sagrada Familia divide anche gli architetti.

Alcuni sostengono che i lavori debbano essere fermati, mentre altri ritengono che sia necessario completare l’opera. Tra questi ultimi c’è Vicente Guallart, responsabile della trasformazione urbanistica di Barcellona tra il 2011 e il 2015, secondo cui la basilica dovrebbe essere finita seguendo «il miglior progetto possibile», che tenga a mente «l’interesse generale della città», ma sempre a patto di offrire condizioni dignitose agli eventuali residenti sfrattati.

Nel frattempo, l’assessora all’Urbanistica Janet Sanz ha fatto sapere che i rappresentanti del suo ufficio incontreranno tutte le parti coinvolte entro la fine dell’anno per capire come procedere. «Se tutto va bene», ha detto a Le Monde l’architetto capo del progetto, Jordi Fauli, «l’anno prossimo dovremmo completare una o due torri degli evangelisti, e forse la torre di Gesù nel 2024». Successivamente dovrebbero essere costruite tra le altre cose anche una sacrestia, una cappella e parte della facciata della Gloria, l’ingresso principale, con una spesa che Fauli ha quantificato tra i 500 milioni e il miliardo di euro.