La NASA ha rinviato di un anno il ritorno sulla Luna

Tenterà il primo allunaggio con equipaggio nel 2025, un anno più tardi del previsto, ma ci sono molti dubbi sul rispetto delle scadenze

Starship sul suolo lunare, in un'elaborazione grafica (NASA)
Starship sul suolo lunare, in un'elaborazione grafica (NASA)

La NASA ha rinviato di un anno il suo ambizioso obiettivo per tornare sulla Luna con astronaute e astronauti, spostandolo dal 2024 al 2025. La decisione è stata annunciata da Bill Nelson, l’amministratore dell’agenzia, in un atteso aggiornamento sul futuro di Artemis, il programma spaziale per l’esplorazione della Luna considerato il successore delle missioni Apollo, che portarono i primi astronauti sul nostro satellite naturale nell’estate del 1969.

Nelson ha attribuito il ritardo ad alcuni contenziosi legali tra le aziende che dovranno provvedere ai sistemi per raggiungere il suolo lunare, alla pandemia da coronavirus e al cambiamento di alcuni altri progetti legati alle esplorazioni spaziali.

In realtà, ancora prima di questi problemi la scadenza del 2024 era parsa troppo ambiziosa alla maggior parte degli osservatori e verosimilmente agli stessi responsabili dell’agenzia spaziale. La scadenza era stata fissata dall’ex presidente statunitense Donald Trump, che immaginava di poter festeggiare il nuovo allunaggio in concomitanza con il proprio ultimo anno di presidenza, nell’eventualità in cui fosse stato riconfermato alle presidenziali del 2020, poi vinte da Joe Biden.

La nuova amministrazione aveva cambiato diversi dirigenti all’interno della NASA, compreso l’amministratore, che all’inizio del proprio incarico aveva comunque mantenuto la possibilità di portare per la prima volta un’astronauta sulla Luna entro il 2024. Nelson aveva ripetuto questa convinzione ancora la scorsa estate, in una fase in cui appariva ormai chiaro che fosse impossibile rispettare quella scadenza a causa dei numerosi ritardi accumulati.

Lo sviluppo del programma Artemis in questi anni è stato rallentato soprattutto dalle difficoltà nella messa a punto dello Space Launch System (SLS), il grande razzo che la NASA vuole impiegare per spingere verso la Luna la capsula da trasporto Orion, che ospiterà gli equipaggi delle varie missioni lunari. SLS avrebbe dovuto compiere un primo volo sperimentale nel 2017, ma la data era stata via via rimandata fino al febbraio del prossimo anno, quando il razzo dovrebbe infine lasciare la Terra per raggiungere l’orbita terrestre.

Assemblaggio di Orion sulla sommità di SLS (NASA)

SLS è comunque solo una parte della complessa serie di veicoli e sistemi che saranno necessari per tornare sulla Luna. La NASA deve ancora terminare lo sviluppo delle nuove tute spaziali con i sistemi vitali, necessarie per proteggere le astronaute e gli astronauti dall’ambiente lunare. Al momento non è nemmeno pronto il lander, cioè il veicolo spaziale che consentirà agli equipaggi di raggiungere il suolo lunare una volta stabilita un’orbita intorno alla Luna, e che dovrebbe essere lanciato con un razzo diverso da SLS.

La NASA aveva deciso di dare in appalto lo sviluppo del lander ai privati, confidando in questo modo di accelerarne la realizzazione. Il progetto iniziale prevedeva di affidare la pratica a due diverse aziende, in modo da stimolare la concorrenza e al tempo stesso avere almeno un’alternativa se qualcosa fosse andato storto. Tra i candidati, la NASA aveva scelto tre finalisti: SpaceX di Elon Musk, Blue Origin di Jeff Bezos e Dynetics, società che lavora spesso con l’esercito statunitense.

L’agenzia aveva dovuto rivedere i propri piani quando non era riuscita a ottenere i fondi richiesti al Congresso per finanziare le proprie attività. Decise di proseguire con una sola azienda e scelse SpaceX, cosa che spinse Blue Origin a fare ricorso avviando un complicato contenzioso legale che si è risolto solo pochi giorni fa, con la conferma di SpaceX.

Prova di assemblaggio di Starship su Super Heavy (SpaceX)

Secondo Nelson, quel contenzioso avrebbe condizionato fortemente lo sviluppo di Artemis per quasi sette mesi, nei quali la NASA non ha potuto lavorare con SpaceX nella progettazione del piano per l’allunaggio. La società di Musk ha ottenuto un contratto da 2,9 miliardi di dollari, con il quale si è impegnata a realizzare un lander che dovrà essere impiegato per un volo di prova e per la prima missione di Artemis con esseri umani.

Il lander sarà Starship, la gigantesca astronave che SpaceX sta sperimentando in Texas e che nei piani di Musk servirà un giorno per raggiungere Marte, avviando una colonizzazione del pianeta. A oggi Starship non ha ancora raggiunto l’orbita terrestre e non è chiaro come sarà impiegata per compiere l’allunaggio.

In teoria gli equipaggi lasceranno la Terra a bordo della capsula Orion spinta da SLS, una volta raggiunta l’orbita lunare la capsula si collegherà poi a Starship, con la quale astronaute e astronauti potranno raggiungere la Luna. Il piano deve essere perfezionato e mancano ancora moltissimi dettagli, senza contare che oltre a Starship non è stato mai sperimentato nemmeno Super Heavy, il grande razzo di SpaceX alto 72 metri che dovrà trasportare in orbita l’astronave.

La revisione delle date riguarda buona parte del programma Artemis, ha spiegato sempre Nelson. La prima missione – Artemis I, condotta senza equipaggio – è in programma per il prossimo anno. SLS porterà in orbita e spingerà verso la Luna la capsula Orion, che rimarrà in orbita lunare per qualche settimana prima di tornare sulla Terra. La missione servirà per dimostrare l’affidabilità del nuovo sistema di lancio e di Orion.

Terminata la prima sperimentazione, sarà il turno di Artemis II, che sarà molto simile alla precedente missione, ma con un equipaggio a bordo. Il lancio ora è previsto non prima di maggio 2024, invece che nel 2023 come era stato in precedenza annunciato. L’equipaggio raggiungerà l’orbita lunare, ma non effettuerà un allunaggio, cosa che spetterà alla missione successiva: porterà per la prima volta una donna sulla Luna (nelle missioni Apollo c’erano solo astronauti) e la prima persona di colore, secondo i piani della NASA già annunciati da tempo.

Oltre alla revisione delle scadenze, l’agenzia ha anche annunciato alcune modifiche alle previsioni di spesa per lo sviluppo della capsula Orion da qui al 2024, portandole da 6,7 miliardi di dollari a 9,3 miliardi di dollari. Lo sviluppo complessivo per SLS raggiungerà gli 11 miliardi di dollari, primo lancio compreso, rispetto ai 9,1 miliardi di dollari stimati lo scorso anno. In seguito alcune procedure dovrebbero diventare standard e meno costose, ma non ci sono ancora previsioni molto dettagliate.

Il rinvio al 2025 dell’allunaggio dovrebbe offrire qualche tempo in più per lo sviluppo del programma Artemis, ma considerata la grande mole di lavoro ancora da fare e la mancanza di parti essenziali del progetto, continuano a esserci forti dubbi sulla possibilità di mantenere la nuova scadenza.