A Trieste c’è un preoccupante aumento dei contagi

Al momento è la provincia italiana con la più alta incidenza di casi, molti dei quali sono stati trovati tra i manifestanti che protestano da settimane contro il Green Pass

Molti dei contagi sono stati trovati tra le persone che hanno partecipato alle manifestazioni contro il Green Pass (Duccio Pugliese/LaPresse)
Molti dei contagi sono stati trovati tra le persone che hanno partecipato alle manifestazioni contro il Green Pass (Duccio Pugliese/LaPresse)

A Trieste, in Friuli Venezia Giulia, c’è stato un significativo aumento dei casi di coronavirus e dei ricoveri, gli ospedali e i pronto soccorso sono in difficoltà. Il sindaco Roberto Dipiazza sta pensando di vietare i cortei organizzati per protestare contro i vaccini e il Green Pass, da settimane molto partecipati.

Al momento Trieste è la provincia con l’incidenza settimanale di casi più alta in Italia: ne sono stati trovati 283 ogni 100mila abitanti. È un numero elevato soprattutto se paragonato all’incidenza delle altre province italiane, al momento tutte al di sotto di 100 casi settimanali ogni 100mila abitanti ad eccezione di Gorizia, sempre in Friuli Venezia Giulia, di Rieti e della provincia autonoma di Bolzano. Venerdì 29 ottobre sono stati comunicati 124 nuovi casi, giovedì 28 ottobre 119 e mercoledì 155.

Sono aumentati anche i ricoveri in terapia intensiva. I reparti di molti ospedali si sono riempiti di pazienti in gravi condizioni a causa del coronavirus. All’ospedale Maggiore di Trieste è stato allestito un nuovo reparto di terapia subintensiva con 16 nuovi posti letto, di cui la metà sono stati occupati nel giro di poche ore da pazienti in arrivo dai pronto soccorso di Cattinara, Monfalcone e Gorizia. In tutta la regione i ricoverati nelle terapie intensive sono 13, mentre nei reparti ordinari 61.

Delle 16 persone ricoverate all’ospedale Maggiore, solo una è vaccinata. «Ci sono 13 pazienti Covid in Pronto soccorso in attesa di ricovero», ha detto venerdì sera Franco Cominotto, direttore del pronto soccorso di Trieste. «La situazione è oggettivamente critica perché al sovraffolamento da pre-pandemia, con 240 presenze al giorno, si aggiungono i numeri crescenti dei positivi, la saturazione dei posti letto Covid e la carenza di personale infermieristico».

Molti dei nuovi contagi sono parte di un focolaio individuato tra le persone che hanno partecipato alle manifestazioni contro il Green Pass delle ultime settimane, al porto e in piazza Unità d’Italia, dove migliaia di persone non vaccinate si sono riunite intonando cori e urlando slogan senza dispositivi di protezione come le mascherine. I contagi riconducibili alle manifestazioni sono 78, tutti di persone non vaccinate. Tra gli operatori del porto di Trieste i contagiati sono invece 15.

«Si tratta del focolaio più importante in regione che siamo riusciti a individuare dopo un processo di contact tracing abbastanza complesso», ha spiegato Fabio Barbone, che guida la task force per l’emergenza Covid del Friuli Venezia Giulia. «Continuiamo a farlo, sempre che le persone partecipino e condividano questa informazione. Questi dati per me sono solo la punta dell’iceberg. Attendiamo ancora di scoprire il numero di casi a Udine e Pordenone. Tali contagi sono frutto di contatti stretti, a meno di un metro. A contribuire canti e urla».

Le manifestazioni sono nate dalla protesta del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste (CLPT) contro l’obbligo del Green Pass introdotto dal governo per tutti i lavoratori. Il presidio organizzato il 15 ottobre per limitare l’accesso del varco 4 del porto è diventato ben presto un evento simbolico, a cui si erano aggregate prima decine e poi centinaia di manifestanti contrari al Green Pass che non avevano niente a che fare con il porto, e che spesso venivano da fuori Trieste.

Il 15 ottobre circa 6mila tra portuali e altri manifestanti hanno bloccato l’ingresso al varco, ma in tutti gli altri varchi l’accesso a vetture e camion è continuato regolarmente seppur con qualche rallentamento, e non è stato impedito l’ingresso a chi voleva lavorare. La manifestazione era poi stata sciolta e gli organizzatori avevano detto che i portuali sarebbero tornati al lavoro già domenica. Poi, dopo un duro confronto interno, gli organizzatori hanno fatto sapere di averci ripensato, e la protesta è continuata anche nei giorni seguenti.

Lunedì 18 ottobre il presidio è stato sgomberato dalle forze dell’ordine. La decisione di sgomberare il presidio è stata presa dalla prefettura di Trieste: sono arrivate camionette della polizia che hanno usato anche idranti per liberare il varco. Ci sono stati scontri tra manifestanti e poliziotti, con questi ultimi che hanno effettuato alcune cariche per liberare il varco e hanno usato anche gas lacrimogeni.

La polizia usa gli idranti per sgomberare i manifestanti che stazionano davanti al varco 4 del porto di Trieste (ANSA/PAOLO GIOVANNINI)

Negli ultimi giorni ci sono stati altri cortei in città e presidi in piazza Unità d’Italia, dove si sono riuniti manifestanti No Vax arrivati da molte parti d’Italia. Il sindaco Roberto Dipiazza, confermato alle ultime elezioni amministrative, ha detto che questi cortei hanno stravolto l’immagine di Trieste. «Ci siamo bruciati una parte dell’immagine fantastica che abbiamo costruito», ha detto al Piccolo. «Questi eventi fanno immaginare che tutta la città la pensi così, ma molti manifestanti non sono triestini e comunque si tratta di una minoranza. Noi ci troviamo il danno economico, il porto a rilento, i turisti che disdicono e il traffico in tilt. È una cosa che non avrei mai pensato di vedere: nessun rispetto della divisa, della patria, della famiglia, del lavoro e del senso civico».

Per limitare la diffusione del contagio tra i manifestanti pur garantendo la libertà di protestare, il sindaco sta valutando di vietare l’utilizzo di piazza Unità d’Italia. «Siamo già d’accordo con la Prefettura», ha spiegato. «Il provvedimento entrerà in vigore non appena avrò modo di presentarlo alla prima riunione del Consiglio comunale del 12 novembre».

Il presidente provinciale di Federalberghi, Guerrino Lanci, ha spiegato che l’aumento dei contagi e le manifestazioni hanno causato la cancellazione del 20 per cento delle prenotazioni. «C’è la libertà di opinione? Anche noi abbiamo la nostra: vogliamo lavorare e pensiamo che il Green pass sia uno strumento che garantisce una ripresa in sicurezza», ha detto. «Abbiamo il tutto esaurito per il ponte dei morti, ma molti chiamano per chiederci se le manifestazioni continueranno».