Il senso dei tatuaggi semipermanenti

Un nuovo inchiostro che scompare dopo circa un anno sta avendo successo tra chi non è sicuro di volerne uno per sempre, ma è malvisto da molti tatuatori

tatuaggio
Un fotogramma del film "Una notte da leoni 2"

Ephemeral è un’azienda di tatuaggi americana aperta da marzo scorso nel quartiere Williamsburg di Brooklyn, a New York, e con un secondo studio aperto a ottobre a Los Angeles. Fondata nel 2015 come startup da un gruppo di studenti e ricercatori dell’Università di New York, è nota per l’utilizzo esclusivo di un tipo di inchiostro registrato dai titolari dell’azienda e da qualche tempo molto popolare e commentato tra gli addetti ai lavori e gli appassionati. La caratteristica distintiva è che serve a produrre tatuaggi che scompaiono progressivamente in un tempo compreso tra 9 e 15 mesi dopo l’applicazione: «Tatuaggi veri. Che scompaiono in un anno», è il claim sul sito dell’azienda.

A differenza dei tatuaggi provvisori che utilizzano sostanze coloranti ricavate dalla pianta henné, i tatuaggi di Ephemeral – “effimero”, in inglese – sono applicati iniettando l’inchiostro speciale negli strati sotto la superficie della pelle, con aghi e altri strumenti normalmente utilizzati dai tatuatori professionisti. Secondo l’azienda, che dal 2015 ha raccolto oltre 26 milioni di dollari (circa 22,4 milioni di euro) di finanziamenti, l’estate scorsa i tempi di attesa a New York per avere un tatuaggio “effimero” erano di otto mesi, a causa della straordinaria richiesta.

Secondo i co-fondatori Vandan Shah e Brennal Pierre, che hanno un dottorato in Ingegneria chimica e biomolecolare all’Università di New York, le tecniche attualmente impiegate per eseguire tatuaggi provvisori – che durano, in genere, non più di qualche settimana – non sono in grado di soddisfare la domanda di tatuaggi non permanenti ma comunque di maggiore durata. Molti professionisti del settore dei tatuaggi permanenti hanno invece espresso disapprovazione verso il prodotto di Ephemeral, che a loro dire snaturerebbe il tatuaggio inteso come forma d’arte destinata a durare per tutta la vita.

I fondatori di Ephemeral sostengono di essere partiti dalla considerazione che molte persone – il 60 per cento di quelle senza tatuaggi, secondo un loro sondaggio condotto a New York nel 2014 – rinunciano a fare un tatuaggio perché spaventate dalla prospettiva di averlo per sempre sul proprio corpo e di non poterlo mai più eliminare se non dopo lunghe e costose sedute di rimozione tramite laser.

«Una luce laser rompe le particelle del tatuaggio e le frammenta. Può richiedere due sessioni o anche più di dieci, a seconda delle dimensioni del tatuaggio», ha detto al New York Times Roy Geronemus, direttore di un centro di chirurgia laser e della pelle a New York. Chiarendo che l’uso di un anestetico locale permette ai pazienti di non provare alcun dolore, Geronemus ha raccontato che un certo numero di persone che ricorrono al laser per rimuovere un tatuaggio in genere lo fa perché non aveva riflettuto abbastanza a lungo prima di farlo. E ha citato l’esempio classico del tatuaggio con il nome di ex partner, spesso rimosso al termine della relazione.

«Una volta che l’inchiostro viene depositato sotto pelle, una risposta infiammatoria circonda le particelle di inchiostro e crea una matrice che permette ai pigmenti di rimanere fermi, di non spostarsi da altre parti e non scomparire», ha detto Geronemus spiegando gli effetti dell’applicazione dei tatuaggi tradizionali. «In pratica la cosa che rende permanenti i tatuaggi permanenti è l’incapacità del tuo corpo di scomporre l’inchiostro. Quello dei tatuaggi tradizionali si raggruppa; i pigmenti sono troppo grandi per essere rimossi, e quindi il corpo costruisce una barriera intorno per isolarli, e l’inchiostro rimane», ha detto Joshua Sakhai, uno dei co-fondatori di Ephemeral.

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Pierre, un altro dei fondatori ed ex docente a contratto all’Università di New York, trasse spunto per lo sviluppo dell’inchiostro di Ephemeral dalla domanda di uno studente di un suo corso, che nel 2014 stava dolorosamente facendosi rimuovere un tatuaggio tramite laser e chiese se esistesse un modo per toglierlo attraverso un enzima. Pierre e Shah si misero al lavoro per produrre un inchiostro che potesse essere scomposto nel tempo dai processi biologici del corpo. E, dopo sette anni di tentativi e sperimentazioni per verificarne la sicurezza, ne svilupparono uno a base di polimeri, idrogel e altri particolari materiali biodegradabili simili a quelli utilizzati per la produzione dei punti di sutura interni, degli involucri delle capsule farmaceutiche e degli stent largamente utilizzati in chirurgia.

L’inchiostro dei tatuaggi di Ephemeral è composto da materiali approvati singolarmente dalla Food and Drug Administration (FDA) – l’agenzia governativa statunitense che si occupa della sicurezza e dell’approvazione dei prodotti farmaceutici, dei dispositivi medici e dei cosmetici – e viene progressivamente scomposto dall’ossigeno e dall’acqua presenti nel corpo. Le particelle dell’inchiostro si rompono nel tempo e diventano abbastanza piccole da essere rimosse dal corpo, anche se la velocità con cui questo accade varia da persona a persona. «Per alcuni, i tatuaggi possono cominciare a sbiadire intorno al quinto mese, e per altri questo non succede prima dell’ottavo», ha detto Sakhai.

Il prezzo dei tatuaggi, a seconda delle dimensioni, varia tra 195 e 450 dollari (tra 160 e 390 euro). Al momento l’azienda vieta ai clienti di tatuarsi mani, piedi e volto, perché manca ancora un’accurata sperimentazione sugli effetti dell’inchiostro in quelle parti del corpo. Ephemeral stima che più della metà dei suoi clienti siano persone al loro primo tatuaggio, e basa molto del suo successo proprio sui timori che molte di quelle persone mostrano all’idea di un tatuaggio permanente. «Il tuo stile cambia. Perché il tuo tatuaggio non dovrebbe?», dice un altro slogan dell’azienda.

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«Penso che il punto sia che le persone cambiano. Quello che magari hanno fatto quando avevano 18 anni, o a volte anche prima, non è necessariamente adatto a loro adesso», ha detto al Guardian Amanda McKinnon, titolare della LaserTat, una clinica di Adelaide, in Australia, che si occupa di eliminazione dei tatuaggi tramite laser. La clinica prevede peraltro un programma di servizi di rimozione gratuita per le persone in difficoltà economiche i cui tatuaggi siano legati a esperienze spiacevoli o traumatiche, un caso più frequente di quanto si pensi, secondo McKinnon.

Ha citato l’esempio di una cliente sopravvissuta a uno stupro, che in seguito si era fatta un tatuaggio «per andare avanti con la sua vita, per dimostrare che l’aveva superata». Si era però successivamente resa conto che quel tatuaggio era un ricordo costante del suo trauma, e rimuoverlo fu una parte importante del suo processo di guarigione. Quale che sia la ragione, la rimozione completa di un tatuaggio tramite laser secondo McKinnon può richiedere da sei a 12 sedute, nella sua clinica, e da uno a due anni, ed «è un processo molto più costoso che farsi un tatuaggio».

La prospettiva di una nuova moda dei tatuaggi “semipermanenti” è vista negativamente da una parte dei professionisti del settore dei tatuaggi tradizionali. E non tanto per il rischio di perdere potenziali clienti, magari persone desiderose di avere un tatuaggio ma più disposte a farne uno provvisorio che uno permanente. In alcuni casi, è piuttosto un’avversione di principio.

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«Un tatuaggio progettato per non durare è un potenziale svilimento di questa forma d’arte, che storicamente ha fatto fatica a ottenere il valore di altre forme d’arte come la pittura o la scultura», ha detto al New York Times Keith Scott “Bang Bang” McCurdy, uno dei più conosciuti tatuatori di New York, noto per i suoi lavori sulla pelle di personaggi famosi come Rihanna, LeBron James, Miley Cyrus e altri. È più o meno della stessa idea Sue Jeiven, un’altra famosa tatuatrice di Brooklyn, che definisce come una parte essenziale del lavoro di chi fa tatuaggi quello di «capire come ottenere linee ordinate, pulite e solide, in grado di aderire perfettamente alla pelle e durare per sempre».

I tatuaggi – dal termine polinesiano tatau, che significa “incidere, decorare la pelle” – sono considerati una delle più antiche espressioni artistiche umane. Nella loro versione occidentale moderna furono introdotti in Europa tra il Settecento e l’Ottocento da marinai che avevano conosciuto questa pittura dei corpi a seguito delle esplorazioni guidate da James Cook nell’Oceano Pacifico.

E proprio attraverso i marinai, la categoria che prima e più delle altre apprese e diffuse questa pratica in Europa, i tatuaggi ebbero un impatto immediato non sull’arte elitaria ma nella cultura popolare. Questo spiegherebbe, secondo le ipotesi più accreditate, la prolungata ritrosia a considerarli un’arte “seria”: non perché provenissero dalle isole del Pacifico, i cui manufatti anzi finirono spesso in esposizione nei musei, ma perché la pratica di tatuarsi fu da subito associata alle classi più povere della società e ai malviventi.