Di chi sono i tatuaggi degli atleti?

Il copyright appartiene agli autori dei disegni e non a chi viene tatuato, e per le società che fanno videogiochi sta diventando un problema

 (AP Photo/Marcio Jose Sanchez)
(AP Photo/Marcio Jose Sanchez)

Trovare un atleta contemporaneo famoso a livello internazionale privo di tatuaggi è un’impresa ardua: uno dei pochi è il calciatore Cristiano Ronaldo, ma è un’eccezione. Atleti di sport molto diversi tra loro sono accomunati dal fatto di avere sul corpo – chi più, chi meno – tatuaggi molto riconoscibili dal pubblico. Per molti di loro i tatuaggi sono un marchio che li definisce: la loro immagine pubblica è strettamente connessa ai disegni che hanno sul corpo. È difficile immaginare, per esempio, LeBron James senza il tatuaggio “Chosen One” (“Il prescelto”) sulla schiena o il lottatore Conor McGregor senza il gorilla sul petto, eppure, nonostante un così forte legame, quei disegni non appartengono propriamente a loro.

Allo stesso modo di un’opera d’arte, infatti, i diritti d’autore su un tatuaggio appartengono al suo creatore e non al cliente che lo riceve. Se per le persone comuni questo non costituisce nessun problema, può diventarlo per un atleta le cui fattezze vengono riprodotte in un videogioco. La tecnologia in questo campo è sempre più avanzata, e i videogiochi sportivi sono sempre più fedeli alla realtà: i volti, i corpi e i movimenti degli atleti sono riprodotti spesso alla perfezione, e i tatuaggi devono rientrare tra queste caratteristiche. Per questo motivo i sindacati e gli agenti dei giocatori si premurano che i loro assistiti firmino degli accordi con i tatuatori, prima di farsi un tatuaggio, in modo che poi possano vendere liberamente i diritti dei propri tatuaggi alle aziende sviluppatrici di videogiochi. Nella maggior parte dei casi i tatuatori sono ben disposti a rinunciare ai propri diritti, ottenendo in cambio una grande visibilità per i loro lavori. Ma non sempre è così facile.

Il New York Times ha raccontato il caso della società di tatuatori Solid Oak Sketches, che detiene i diritti di cinque tatuaggi di tre giocatori della NBA, il campionato di basket statunitense. Nel 2016 ha fatto causa alla società di videogiochi Take-Two Interactive e alla sua sussidiaria 2K Games, che producono la serie di giochi sul basket NBA 2K, per aver mostrato quei tatuaggi nei suoi giochi senza averne il dirittoTra i giocatori coinvolti nella causa c’è anche LeBron James, il più forte e famoso giocatore di basket al mondo, di cui la società rivendica i diritti su due tatuaggi: un ritratto del figlio di James, LeBron Jr, e la sigla 330, il prefisso telefonico della sua città natale, Akron, in Ohio.

Solid Oak Sketches ha chiesto 819.500 dollari come risarcimento e ha proposto un accordo da 1,14 milioni di dollari per gli utilizzi futuri. James ha scritto una dichiarazione a sostegno della Take-Two Interactive e della 2K Games, raccontando l’origine dei suoi tatuaggi e rivendicandone la proprietà intellettuale: «I miei tatuaggi sono una parte di me e della mia identità. Se non venissi mostrato con i miei tatuaggi non sarebbe una vera rappresentazione di me».

Solid Oak Sketches ha comprato i diritti di quei tatuaggi dagli artisti che li avevano realizzati, ma secondo due di loro lo avrebbe fatto ingannandoli. Shawn Rome e Justin Wright hanno raccontato che il capo della società, Matthew Siegler, li convinse a cedere i diritti facendo credere loro che li avrebbe usati per farne una linea di vestiti, non per intentare una causa. Secondo Christopher Jon Sprigman, che insegna alla facoltà di legge della New York University, la causa della Solid Oak Sketches equivarrebbe a un ricatto, e l’ha descritta come un caso di copyright trolling: «Non dovrebbero poter dire a LeBron James che non può vendere i diritti del proprio aspetto», ha detto al New York Times. «La possibilità di una persona famosa, come di chiunque altro, di farlo è un elemento della propria libertà personale».

Take-Two Interactive si è difesa sostenendo che i tatuaggi di proprietà della Solid Oak Sketches si vedono raramente e solo di sfuggita nelle fasi del gioco, e ha chiesto di rigettare la causa, ma un giudice lo scorso marzo ha respinto la richiesta, e la causa sta andando avanti. Questa però non è la prima causa riguardante la proprietà intellettuale di un tatuaggio di un personaggio famoso e l’uso che ne viene fatto in un prodotto di finzione. Nel 2011 l’autore del tatuaggio che il pugile Mike Tyson ha sul viso fece causa alla Warner Bros per averlo utilizzato nel film Una notte da leoni 2, ma in quel caso venne raggiunto un accordo tra le parti per non proseguire le azioni legali. Nel 2012 un altro tatuatore chiese 4,16 milioni di dollari alla società di videogiochi THQ, per aver utilizzato senza il suo permesso il tatuaggio che aveva realizzato per il lottatore Carlos Condit. Alla fine un giudice dichiarò che quel tatuaggio valeva circa 22mila dollari, e le parti si accordarono per un risarcimento.