L’Australia, uno dei paesi più inquinanti al mondo, si è prefissata di raggiungere la “neutralità carbonica” entro il 2050

L'acciaieria di Port Kembla, nel New South Wales, in Australia (Brook Mitchell/Getty Images)
L'acciaieria di Port Kembla, nel New South Wales, in Australia (Brook Mitchell/Getty Images)

Il governo australiano ha annunciato un piano affinché il paese raggiunga la cosiddetta “neutralità carbonica” entro il 2050. Lo ha annunciato martedì il primo ministro australiano Scott Morrison, in vista del summit delle Nazioni Unite sul clima COP26, che si terrà il prossimo 31 ottobre a Glasgow.

La “neutralità carbonica”, conosciuta anche come “emissioni zero”, è la condizione in cui per ogni tonnellata di anidride carbonica (CO2) o di un altro gas serra emesso nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta. In altre parole, si arriva alla neutralità carbonica quando si smette di aggiungere gas serra nell’atmosfera oltre la quantità che si riesce a toglierne.

Il piano di Morrison è stato molto criticato da climatologi ed esperti del settore, perché troppo vago e con un termine troppo in là nel tempo. L’Australia è infatti il quarto produttore di carbone al mondo, oltre che uno dei paesi più inquinanti, e dal governo di Morrison ci si aspettavano proposte più incisive in vista del summit, soprattutto a breve termine.

– Leggi anche: Le “emissioni zero”, spiegate bene

Morrison comunque ha detto che il suo governo non rivedrà le politiche sul clima, che secondo gli obiettivi fissati nel 2015 prevedono che entro il 2030 il paese riduca del 26-28 per cento le emissioni rispetto al 2005. Da questo punto di vista l’Australia è piuttosto indietro rispetto ad altri grandi paesi: gli Stati Uniti, per esempio, hanno annunciato che dimezzeranno le proprie emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, mentre l’Unione Europea si è prefissata di ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera del 55 per cento entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990).