Miss Francia fa discriminazione sul lavoro?

L'evento è giudicato da tempo sessista e retrogrado, e secondo un gruppo femminista francese non rispetta i diritti delle concorrenti che vi partecipano

Chloé Mortaud, Miss Francia 2009, con la seconda e la terza classificata (AP Photo/Jacques Brinon)
Chloé Mortaud, Miss Francia 2009, con la seconda e la terza classificata (AP Photo/Jacques Brinon)

Martedì l’associazione femminista francese Osez le Féminisme ha fatto ricorso a un tribunale del lavoro contro le società che sono coinvolte nell’organizzazione di Miss Francia, sostenendo che i requisiti fisici e di stato civile richiesti per la partecipazione al concorso di bellezza siano sessisti e discriminatori. Il gruppo sostiene infatti che la partecipazione delle concorrenti sia una prestazione di lavoro a tutti gli effetti, e che pertanto sia soggetta alle leggi contro la discriminazione: le stesse leggi, sostiene Osez le Féminisme, che sarebbe state violate dal programma.

Miss Francia è un concorso di bellezza molto simile a Miss Italia e viene trasmesso ogni anno su TF1, la principale rete televisiva francese. L’evento era già stato definito «una caricatura arcaica» nel Rapporto annuale sullo stato del sessismo del 2019, commissionato dall’Alto consiglio per l’uguaglianza tra uomini e donne della Francia (HCE). Le recenti accuse di Osez le Féminisme (che in italiano si potrebbe tradurre come “Osate essere femministe”) sono però un elemento nuovo nella discussione contro il sessismo e la discriminazione nei concorsi di bellezza ed è stato raccontato anche dai maggiori giornali francesi.

Il gruppo attivista sostiene che la società che organizza Miss Francia e quella che produce il programma tv, Endemol, selezionino le partecipanti con criteri discriminatori, escludendo chi non ha i requisiti richiesti: in particolare essere più alte di 1 metro e 70, «rappresentare l’idea di bellezza» e non essere sposate.

Secondo Osez le Féminisme, Miss Francia «sfrutta le donne, che ogni anno ripetono e interpretano uno spettacolo sessista, discriminatorio e lucrativo, che genera milioni di euro di incassi». Dal momento che partecipano a «uno spettacolo» – termine utilizzato da Endemol per definire il programma – «realizzano una prestazione di lavoro»: e la legge sul lavoro vieta la discriminazione basata su «credo, età, stato civile e aspetto fisico», ha ricordato ad AFP Violaine De Filippis-Abate, l’avvocata che rappresenta il gruppo.

Osez le Féminisme chiede pertanto che l’organizzazione del concorso ed Endemol aboliscano l’attuale regolamento e non applichino più criteri discriminatori. Chiedono inoltre che il canale televisivo su cui viene trasmesso il programma si rifiuti di «riflettere una società sessista che promuove la cultura dello stupro e della donna oggetto». A sostegno dell’iniziativa, Osez le Féminisme presentato sui social network l’hashtag #PasTaMiss, “non sono la tua miss”.

Il ricorso dell’associazione si basa sulle testimonianze di tre persone che avevano detto di non essere state selezionate per il concorso perché non avevano i requisiti richiesti (le tre persone hanno preferito rimanere anonime). È stato presentato al tribunale del lavoro di Bobigny, vicino a Parigi, e cita come riferimento la sentenza del 2013 relativa al caso di un concorrente di Mister France secondo cui esisteva una relazione di lavoro tra la società organizzatrice del concorso e i partecipanti.

Le concorrenti di Miss Francia non firmano un contratto, ma secondo Osez le Féminisme la relazione lavorativa comincia fin dal momento della selezione.

Come ha osservato Le Monde, da quel momento le partecipanti devono sospendere le attività della loro vita privata per dedicarsi a quelle richieste dal concorso. Inoltre, ci sono altri elementi a sostegno dell’esistenza di una relazione lavorativa: per esempio, devono partecipare a una serie di prove e registrazioni obbligatorie e sono invitate a non adottare comportamenti «contrari alle buone maniere, all’ordine pubblico o allo spirito del concorso, basato sui valori dell’eleganza», come non fumare in pubblico. Oltre al tema delle discriminazioni, secondo Osez le Féminisme il concorso continuerebbe ad avere «un impatto negativo e retrogrado su tutta la società».

La società che organizza Miss Francia ha detto ad AFP che non intende affrontare la situazione «immediatamente». In ogni caso, come ha sottolineato De Filippis-Abate, è improbabile che le cose possano cambiare entro la prossima edizione del concorso, che si terrà l’11 dicembre a Caen.

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