Michetti e Gualtieri si contendono gli elettori di Calenda e Raggi

I loro voti decideranno il ballottaggio a Roma, ma dopo le proteste contro il Green Pass le cose per la destra si sono complicate

(Mauro Scrobogna/LaPresse)
(Mauro Scrobogna/LaPresse)

Quello che si terrà tra domenica e lunedì a Roma è il ballottaggio più atteso di queste elezioni amministrative, e sembra particolarmente equilibrato e difficile da prevedere, tra l’avvocato Enrico Michetti del centrodestra e l’ex ministro Roberto Gualtieri, del centrosinistra. Entrambi i candidati, che al primo turno avevano preso rispettivamente il 30 e il 27 per cento dei voti, hanno passato gli ultimi dieci giorni a cercare di convincere gli elettori che il 3 e il 4 ottobre avevano votato per uno degli altri due candidati più importanti, la sindaca uscente del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi, e il leader di Azione Carlo Calenda. L’anomalia del primo turno, infatti, era stata che i due primi esclusi dal ballottaggio avevano accumulato quasi il 40% dei voti, circa 430mila voti in due.

Ma convincere quegli elettori non è facile né per Gualtieri, oggetto di frequenti attacchi e critiche da parte di Raggi, né per Michetti, che non ha ricevuto sostegno da nessun leader politico al di fuori del centrodestra e del quale sono tornati a circolare alcuni controversi articoli scritti negli scorsi anni. Gualtieri e Michetti si sono confrontati mercoledì alla trasmissione Porta a Porta discutendo di molti temi, ma attaccandosi reciprocamente soprattutto su sicurezza e rifiuti.

Tra le grandi città al voto il 3 e il 4 ottobre, Roma era stata fin da subito quella con il risultato più difficile da prevedere. Il risultato del primo turno aveva confermato i sondaggi che attribuivano ai candidati percentuali non troppo distanti tra loro, e questa situazione rende il ruolo degli esclusi dal ballottaggio molto più rilevante di quanto non sia per esempio a Torino, dove la candidata più votata dopo i primi due – Valentina Sganga del M5S – ha preso solamente il 9 per cento dei voti. E infatti nei giorni successivi al primo turno si erano concentrate subito grandi attenzioni sulle intenzioni di Calenda e Raggi e sulle loro eventuali dichiarazioni di voto.

Calenda già la scorsa settimana aveva detto che voterà Gualtieri, con un post su Twitter e in un’intervista durante la trasmissione televisiva di La7 Otto e mezzo, specificando però che non avrebbe votato Gualtieri «senza la garanzia che non ci saranno Cinque Stelle in giunta» e che la sua «non è un’indicazione di voto urbi et orbi», riferendosi all’indicazione per i suoi elettori. Inoltre, i flussi di voto ipotizzano che circa un terzo di chi ha votato Calenda alle precedenti elezioni del 2016 aveva votato i candidati di destra (Alfio Marchini e Giorgia Meloni), perciò non è scontata la misura in cui i voti di Calenda andranno realmente a Gualtieri.

Virginia Raggi e Roberto Gualtieri dopo il loro incontro al Campidoglio (Mauro Scrobogna/LaPresse)

Raggi, invece, non ha detto per chi voterà al ballottaggio. La sera di lunedì 4 ottobre aveva commentato i risultati con un discorso dai toni contrariati, dicendo subito che non avrebbe dato indicazioni di voto ai suoi elettori e alle sue elettrici. Nei giorni successivi aveva poi fatto sapere di voler stare all’opposizione durante la prossima consiliatura, posizione che ha mantenuto anche dopo gli incontri avuti questa settimana con i due candidati e con il leader del M5S Giuseppe Conte, che invece avrebbe voluto portare anche a Roma l’intesa politica che ha con il Partito Democratico a livello nazionale.

Dopo giorni in cui i giornali hanno parlato di potenziali divisioni interne al partito – soprattutto per un incontro di Raggi con alcuni parlamentari alla sede nazionale del M5S – la situazione si è risolta con una dichiarazione di voto di Conte per Gualtieri, durante la trasmissione di La7 DiMartedì, in cui è intervenuto anche su Raggi: «Non mi risulta affatto che Raggi sia schierata con Michetti, le ho parlato ancora ieri. Raggi farà opposizione, sarà una consigliera di opposizione rispetto al governo cittadino che verrà» ha detto Conte.

Per quanto riguarda Michetti, nonostante il vantaggio al primo turno il percorso con cui potrebbe vincere le elezioni sembra anche più complicato di quello di Gualtieri. Ultimamente i giornali sono tornati a parlare di lui per alcune sue vecchie dichiarazioni su Radio Radio – un’emittente locale nota per certe sue posizioni complottiste e “no vax” – e soprattutto per una serie di articoli scritti sul sito della radio e accusati di antisemitismo. Per esempio in uno di questi articoli, scritto a febbraio del 2020, scriveva:

Ogni anno si girano e si finanziano 40 film sulla Shoah, viaggi della memoria, iniziative culturali di ogni genere nel ricordo di quell’orrenda persecuzione… e sin qui nulla quaestio, ci mancherebbe. […] Ma mi chiedo perché la stessa pietà e la stessa considerazione non viene rivolta ai morti ammazzati nelle foibe, nei campi profughi, negli eccidi di massa che ancora insanguinano il pianeta? Perché in questi casi c’è una tendenza a dimenticare? Forse perché non possedevano banche, forse perché non appartenevano a lobby capaci di decidere i destini del pianeta.

Dopo che il Manifesto aveva fatto circolare per primo questi articoli, Michetti si è scusato dicendo: «Mi rendo conto che in quell’articolo ho utilizzato con imperdonabile leggerezza dei termini che alimentano ancora oggi storici pregiudizi e ignobili luoghi comuni nei confronti del popolo ebraico».

Michetti durante il confronto con Gualtieri, mercoledì 13 ottobre (Mauro Scrobogna/LaPresse)

Ma per Michetti e per il centrodestra c’è anche un problema potenzialmente più grande, quello legato alle manifestazioni “No Green Pass” che ci sono state lo scorso weekend a Roma e in altre città, e che sono previste anche per il prossimo. Alle proteste della settimana scorsa si è infiltrato il gruppo neofascista Forza Nuova, che ha causato gravi disordini e ha invaso e devastato la sede della CGIL di Corso d’Italia. Data la vicinanza tra alcuni esponenti della destra istituzionale romana e alcuni ambienti di quella estrema, e data la dura opposizione di Fratelli d’Italia contro il Green Pass, all’interno del centrodestra c’è chi teme che le proteste possano avere una ripercussione sul voto al ballottaggio. È il motivo per cui in questi giorni, dopo qualche esitazione iniziale, Meloni ha poi dato un’intervista in cui ha provato a prendere le distanze dal neofascismo con più nettezza del solito.

Sul Fatto Quotidiano di mercoledì, Giacomo Salvini cita però una fonte vicina a Michetti secondo cui le violenze di Forza Nuova e la grande manifestazione organizzata in risposta dai sindacati per il prossimo sabato, in piazza San Giovanni, potrebbero far perdere a Michetti addirittura fino a 6-7 punti percentuali: «Le scene di sabato di fascisti che mettono a ferro e fuoco la CGIL non ci aiutano. Gli elettori moderati di Calenda e di Raggi adesso difficilmente ci voteranno».