• Mondo
  • Martedì 12 ottobre 2021

L’estrema destra tedesca potrebbe andare ancora più a destra

L'ala più radicale di Alternativa per la Germania si è rafforzata dopo le ultime elezioni, nonostante il risultato deludente per il partito

Da sinistra a destra i politici dell'AfD Tino Chrupalla, Jörg Meuthen e Alice Weidel (Jens Schlueter/Getty Images)
Da sinistra a destra i politici dell'AfD Tino Chrupalla, Jörg Meuthen e Alice Weidel (Jens Schlueter/Getty Images)

Lunedì Jörg Meuthen, co-leader del partito tedesco di estrema destra Alternativa per la Germania (Alternative für Deutschland, AfD), ha annunciato in una lettera inviata agli iscritti che non si ricandiderà alla guida del partito al prossimo congresso, fissato a dicembre. Meuthen non ha dato motivazioni specifiche della decisione, ma diversi analisti hanno giudicato la sua rinuncia come una vittoria della frangia più estremista di AfD, a seguito delle elezioni del 26 settembre.

Jörg Meuthen, che ha 60 anni, era leader di AfD dal 2015, prima al fianco di Frauke Petry e Alexander Gauland, poi dal 2019 insieme a Tino Chrupalla. È un economista, dal 2017 deputato del Parlamento Europeo, ed è considerato un esponente della corrente più moderata di AfD. Alle ultime elezioni gli iscritti al partito avevano però scelto come candidati alla cancelleria Chrupalla e Alice Weidel, entrambi già a capo del gruppo parlamentare del partito e considerati vicini a posizioni più estremiste. Meuthen aveva invece sostenuto i candidati più moderati Joana Cotar e Joachim Wundrak.

Per AfD le elezioni sono finite con una pesante sconfitta, soprattutto se paragonati ai risultati del 2017. In quell’occasione AfD aveva ottenuto il 12,6% delle preferenze (quasi 6 milioni di voti), diventando il terzo partito più votato di Germania. Alle ultime elezioni, invece, il partito ha ottenuto il 10,3%, perdendo più di 1 milione di voti e venendo sorpassato dal Partito Liberale Democratico (FDP) e dai Verdi.

– Leggi anche: In Germania ci provano i Socialdemocratici

In una conferenza stampa tenuta dopo il voto, Meuthen ha detto che i risultati deludenti di AfD erano un sintomo della necessità di avviare una svolta moderata, e aveva sostenuto che durante la campagna elettorale il partito era riuscito ad attirare solo gli elettori di estrema destra, allontanandosi invece da tutti i potenziali elettori di destra più moderati.

La sua visione dei risultati è in netto contrasto con quella di Chrupalla e Weidel, che dopo le elezioni hanno invece detto che la campagna elettorale era stata fin troppo moderata.

L’AfD esiste dal 2012 ed è presente nel parlamento tedesco dal 2018. Il consenso nei confronti del partito era cresciuto soprattutto dal 2015, quando Merkel aveva iniziato la sua politica di accoglienza nei confronti dei migranti, e aveva avuto successo in particolare nella Germania orientale, la parte più povera del paese.

Negli ultimi anni, però, aveva dovuto affrontare una grave crisi legata alle lotte interne al partito fra un’ala più estremista e una più moderata (ma anche a una gestione poco chiara dell’emergenza coronavirus). Prima della decisione di Meuthen di lasciare la guida del partito, c’erano già stati grossi contrasti tra queste due fazioni, e diversi esponenti di AfD avevano lasciato il partito in polemica con la frangia più radicale: per esempio Bernd Lucke, leader di AfD dal 2013 al 2015 nonché fondatore del partito, e Frauke Petry, leader dal 2015 al 2017 insieme a Meuthen.

La fazione più radicale dell’AfD si chiama Der Flügel” (“L’Ala”): ha circa 7mila affiliati e nel 2020 era stata classificata dall’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione (BfV) come «estremista di destra contro il libero ordine democratico» e incompatibile con le leggi tedesche, ed era stata quindi posta sotto la sorveglianza dei servizi segreti interni tedeschi. Il capo della fazione, che è anche il leader dell’AfD nel Land orientale della Turingia, è Björn Höcke, un politico noto per le sue posizioni più che controverse sull’Olocausto: alcuni anni fa definì il Memoriale dell’Olocausto di Berlino un «monumento della vergogna».

Meuthen ha a lungo lottato per contrastare l’avanzata dei membri di Der Flügel dentro al partito, ed era stato tra i principali esponenti di AfD a sostenere l’espulsione di uno di questi, Andreas Kalbitz, nel maggio del 2020: Kalbitz, leader di AfD nel Land orientale del Brandeburgo, era stato accusato di non aver informato il partito della sua precedente appartenenza a un movimento neonazista giovanile, l’HDJ, dichiarato fuorilegge nel marzo del 2019. L’espulsione di Kalbitz era stata molto contestata dai membri più estremisti del partito, tra cui in particolare Höcke.

Nel corso degli ultimi anni si è molto parlato anche di una possibile espulsione dello stesso Höcke e di tutti i membri di Der Flügel dal partito, ma la loro influenza politica all’interno di AfD ha finora impedito che ciò avvenisse. Peraltro gli stessi Chrupalla e Weidel sono stati scelti come candidati alle elezioni soprattutto grazie al sostegno dei membri più radicali, tra cui proprio Höcke, di cui in passato Weidel si era detta favorevole all’espulsione.

L’importanza dell’ala più estremista e degli stati orientali per l’AfD si nota ancora più osservando i risultati delle ultime elezioni dove, nonostante il calo generale dei consensi, il partito è risultato per la prima volta il più votato in Turingia, e si è confermato il più votato in Sassonia, dove aveva già vinto nel 2017.