Gli assassini che hanno scritto libri sui loro omicidi

Storie di cronaca nera raccontate dagli autori dei crimini

Una scena del film "Creature dal cielo" del 1994 (IMDb)
Una scena del film "Creature dal cielo" del 1994 (IMDb)

La letteratura moderna è da sempre ispirata da fatti di cronaca nera realmente accaduti, ma ci sono stati anche casi in cui il rapporto tra l’autore di un’opera e il suo argomento è sorprendentemente stretto. In alcune loro opere, vari autori e autrici di libri thriller, horror o romanzi che parlano di storie vere del crimine (“true crime”) hanno infatti dato indizi più o meno diretti dei delitti e degli omicidi che avevano realmente commesso.

Liu Yongbiao
Uno dei più noti tra questi autori è sicuramente il cinese Liu Yongbiao, che nell’agosto del 2017 fu arrestato con l’accusa di aver ucciso a bastonate quattro persone, tra cui un 13enne, nel 1995. Al momento dell’arresto Liu stava lavorando a una storia intitolata The Beautiful Writer Who Killed, che parlava di una misteriosa scrittrice che aveva ucciso varie persone e di come tutti i casi che la riguardavano fossero rimasti irrisolti.

Dopo aver analizzato migliaia di campioni di DNA, la polizia credette che Liu, allora poco più che trentenne, avesse provato a derubare assieme a un complice gli ospiti di una pensione della città di Huzhou, nella Cina orientale. BBC scrive che quando fu arrestato Liu avrebbe detto alla televisione di stato cinese CCTV di essersi ispirato agli omicidi che aveva compiuto nella realtà. Si dice anche che avrebbe confessato i delitti in una lettera che aveva spedito alla moglie dal carcere, in cui aveva scritto di aver «vissuto nella paura per 20 anni. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Posso finalmente essere libero dal tormento che ho sopportato per così tanto tempo».

Blake Leibel e Nancy Crampton Brophy
Nel giugno del 2018 lo sceneggiatore e autore di fumetti canadese Blake Leibel fu condannato all’ergastolo per aver torturato e ucciso la fidanzata Iana Kasian, deturpando il suo cadavere in maniera molto simile a come aveva fatto un personaggio di una graphic novel di cui era co-autore. Secondo la procura, l’omicidio di Kasian perpetrato da Leibel era «un caso della vita che imitava l’arte».

Sempre nel 2018 l’autrice dell’Oregon Nancy Crampton Brophy fu arrestata con l’accusa di aver ucciso il marito, forse per incassare circa 1,4 milioni di dollari in polizze assicurative. Nel 2011 Crampton Brophy aveva scritto il saggio “How to murder your husband” (Come uccidere tuo marito), che era stato pubblicato su un blog online, e nel 2015 aveva autoprodotto The Wrong Husband (Il marito sbagliato), un libro in cui una donna cerca di fuggire dagli abusi del marito fingendosi morta. «Come scrittrice di libri romantici di suspense, passo molto tempo a pensare agli omicidi e quindi anche alle procedure della polizia», aveva detto l’autrice, citata da Vice. «Dopotutto, se un omicidio deve rendermi libera, di sicuro non voglio finire in galera».

Krystian Bala
Nel 2003 l’autore polacco Krystian Bala pubblicò il thriller Amok, che raccontava la storia di un intellettuale polacco chiamato – insospettabilmente – Chris che come raccontò il New Yorker uccideva un’amante «per nessuna ragione particolare» e insabbiava l’omicidio così bene da non essere mai scoperto. La descrizione dell’omicidio della donna e il modo in cui fu trovata uccisa nel romanzo erano del tutto simili al modo in cui era stato trovato morto l’imprenditore polacco Dariusz Janiszewski nel 2000: la polizia riuscì a ricostruire la vicenda e a collegarla allo scrittore rintracciando una telefonata sospetta tra l’ufficio di Janiszewski e un cellulare che poi risultò essere stato acquistato da Bala, che nel 2007 fu condannato a 25 anni di prigione.

Richard Klinkhamer
Un’altra delle storie più conosciute di assassini che hanno scritto libri sui loro omicidi è quella dell’olandese Richard Klinkhamer, che nel 1992 mandò al suo agente un manoscritto particolarmente cruento dal titolo “Mercoledì, giorno della carne macinata”, in cui esplorava sette modi in cui avrebbe potuto uccidere la moglie Hannelore, scomparsa all’inizio del 1991.

Klinkhamer fu subito uno dei principali sospettati per il presunto omicidio della moglie, di cui tuttavia non era stato trovato il corpo, e negli anni successivi alla sua scomparsa fu invitato in diversi programmi televisivi per discutere del caso. Il manoscritto era così macabro che l’editore ne rifiutò la pubblicazione, ma tra gli addetti ai lavori cominciarono a circolare alcuni suoi estratti, tra cui quello in cui l’autore ipotizza di sbarazzarsi del corpo della moglie passandolo in un tritacarne e dando i resti ai piccioni.

Le cose cambiarono nel 2000, quando la famiglia che si era trasferita nella vecchia casa dello scrittore cominciò alcuni lavori di ristrutturazione, durante i quali vennero trovati il teschio e alcuni resti di Hannelore. Klinkhamer fu arrestato, confessò e nel 2001 fu condannato a 7 anni di carcere; due anni dopo fu rilasciato per buona condotta e morì nel 2016 a 78 anni.

– Leggi anche: La storia delle storie vere di crimini

Anne Perry
Fino all’età di 13 anni Juliet Hulme, nata a Londra, visse tra i Caraibi e il Sudafrica, dove il padre – il fisico britannico Henry Rainsford Hulme – l’aveva mandata sperando che le temperature più miti l’avrebbero aiutata a riprendersi dalla tubercolosi che aveva contratto da piccola. Nel 1952 Juliet si riunì col padre, questa volta in Nuova Zelanda, dove strinse una grande amicizia con Pauline Parker, che aveva un anno più di lei. Nel 1954, tuttavia, fu condannata a cinque anni di carcere per aver ucciso con una mattonata la madre di Pauline, Honora, che si era rifiutata di mandare Pauline in Sudafrica, dove lei sarebbe dovuta andare a vivere con una zia.

Di questa storia avremmo saputo poco o niente se non fosse per il fatto che qualche anno dopo Juliet si trasferì in Scozia, cambiò il suo nome in Anne Perry e diventò una scrittrice piuttosto conosciuta di thriller e storie di crimine. Tra le altre cose, la storia di Perry fu raccontata nel film del 1994 Creature del cielo del regista Peter Jackson, in cui la giovane Hulme viene interpretata da Kate Winslet.

Oltre agli autori che hanno raccontato nelle loro opere crimini che avevano compiuto veramente, ci sono anche quelli – moltissimi – che per una ragione o per l’altra hanno preso ispirazione da fatti di cronaca nera più o meno famosi o discussi.

Uno di questi casi è quello di Elizabeth Short, la 22enne il cui corpo mutilato e torturato venne ritrovato in un terreno non edificato a Los Angeles nel gennaio del 1947. Short è conosciuta meglio come La Dalia Nera, “Black Dahlia” in inglese, ed è stata al centro di numerosi libri, canzoni e rappresentazioni televisive. A differenza della realtà, in cui nonostante le decine di sospettati non si è mai trovato il responsabile del suo omicidio, nel thriller del 1987 di James Ellroy, Dalia Nera, il caso di Short viene risolto. Ellroy dedicò il romanzo alla madre, uccisa a sua volta nel 1958 sempre a Los Angeles.

Un altro caso celebre è quello di Edward Theodore Gein, arrestato nel 1957 e soprannominato “il macellaio di Plainfield”, dalla città del Wisconsin dove abitava. Gein aveva confessato di aver ucciso due donne e di aver riesumato vari cadaveri sepolti di recente per creare una sorta di “tuta di donna” che potesse indossare per “diventare” la sua stessa madre. Se la storia di Gein vi dice qualcosa, è perché ispirò almeno in parte il romanzo horror del 1959 di Robert Bloch, Psycho, reso celebre da uno dei film più famosi del regista britannico Alfred Hitchcock, nonché il personaggio di Buffalo Bill nel Silenzio degli innocenti di Thomas Harris, diventato a sua volta uno dei film più noti di sempre.

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