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  • Martedì 5 ottobre 2021

In California c’è stata una grossa perdita di petrolio in mare

Da un oleodotto sottomarino: è il secondo disastro di questo tipo avvenuto negli ultimi anni nello stato americano

Barriere galleggianti ad Huntington Beach, California, 4 ottobre
(AP Photo/Ringo H.W. Chiu)
Barriere galleggianti ad Huntington Beach, California, 4 ottobre (AP Photo/Ringo H.W. Chiu)

Sabato al largo della California c’è stata una perdita di quasi 500mila litri di petrolio, fuoriusciti dalle tubature di un oleodotto sottomarino che collegava una piattaforma di estrazione alla terraferma. Nel giro di poche ore la chiazza di petrolio ha raggiunto la costa di Huntington Beach, a sud di Los Angeles, provocando la morte di decine di pesci e uccelli e minacciando una vicina riserva naturale. Disastri simili in California si sono verificati già altre volte in passato: anche se le cause del danno sono ancora da chiarire, le società energetiche e le autorità locali sono accusate da tempo di non affrontare adeguatamente i rischi collegati al deterioramento degli impianti.

La sindaca di Huntington Beach, Kim Carr, ha parlato della situazione come di «uno degli eventi più devastanti che la nostra comunità abbia dovuto affrontare negli ultimi decenni».

La perdita si è verificata a circa 6 chilometri dalla costa a causa della rottura di parte delle tubature che trasportano il petrolio nell’oleodotto, che fu realizzato 41 anni fa ed è gestito dalla società Beta Offshore. Il petrolio ha formato una chiazza che ha occupato un’area di circa 34 chilometri quadrati – poco meno della superficie della città di Bergamo – ed è arrivato a coprire varie spiagge nella zona tra Huntington Beach e Newport Beach, poco più a sud.

Domenica la Guardia Costiera ha detto che gli operatori impiegati nelle operazioni di soccorso avevano recuperato circa 12mila litri del petrolio riversato in mare. Una squadra di addetti ha installato una barriera galleggiante lunga circa 625 metri per cercare di fermare l’avanzata del petrolio in superficie e provare a evitare la contaminazione della Talbert Marsh, una riserva naturale dove abitano decine di specie di uccelli. Un ampio tratto della spiaggia di Huntington Beach, famosa soprattutto per il surf, è stato chiuso.

Domenica l’amministratore delegato della società che possiede Beta Offshore, Martyn Willsher, ha detto che la conduttura era stata riparata, aggiungendo che la perdita aveva provocato la fuoriuscita di tutto il petrolio presente nelle tubature.

Le cause della rottura della tubatura non sono ancora note, ma una delle ipotesi è che sia stata danneggiata dall’ancora di una nave mercantile. Gli esperti di ambiente hanno osservato che finora i danni provocati dalla perdita sono stati relativamente contenuti: a ogni modo, non è la prima volta che in California si verificano disastri di questo tipo.

Nel 2015 nella zona di Santa Barbara fu dichiarato lo stato di emergenza in seguito a due perdite di circa 400mila litri di petrolio da un oleodotto che stava funzionando a pieno regime. Il peggiore disastro ecologico di questo tipo nella storia della California si era verificato nel 1969, sempre a Santa Barbara: si stima che nel giro di 11 giorni siano stati riversati in mare più di 10 milioni di litri di petrolio, che danneggiarono gravemente l’ambiente e uccisero migliaia di uccelli, pesci e delfini. Tra le altre cose, come ha osservato Associated Press, negli ultimi quarant’anni Beta Offshore era già stata segnalata 125 volte per varie violazioni ambientali e in materia di sicurezza.

I dati dell’ufficio governativo che si occupa della gestione delle risorse energetiche presenti nell’oceano, citati da Reuters, dicono che attualmente nelle acque di competenza della California ci sono 23 oleodotti e gasdotti operativi, e che dagli anni Quaranta le società che si occupano di energia hanno costruito circa 64mila chilometri di condutture sottomarine.

Secondo il Government Accountability Office – un organismo di sorveglianza del Congresso degli Stati Uniti – negli anni le società energetiche e le autorità locali che si occupano di regolamentarle hanno sottostimato i rischi relativi alle condutture e alla piattaforme inattive, ma anche quelli relativi alle altre infrastrutture sottomarine, che con il passare del tempo sono soggette a danni legati all’usura, così come a erosione e smottamenti.