• Sport
  • Giovedì 30 settembre 2021

Il Barcellona è un disastro

La squadra non funziona e l'allenatore è a rischio, ma la società, sommersa da debiti e perdite, deve prima assicurarsi di avere i fondi per sostituirlo

(David Ramos/Getty Images)
(David Ramos/Getty Images)

Con il 3 a 0 subito mercoledì sera contro il Benfica nella seconda giornata dei gironi di Champions League, il Barcellona è ultimo a zero punti nel suo gruppo, superato anche dalla Dinamo Kiev. Nelle due partite giocate fin qui ha subito sei gol e non ne ha fatto nemmeno uno, anche perché in 180 minuti non ha tirato in porta una sola volta.

A Lisbona, in campo con una formazione composta perlopiù da ventenni e seconde scelte, ha subito la peggior sconfitta della sua storia contro un’avversaria portoghese. A vederlo così non sembra possibile che il Barcellona sia stato fino a pochi anni fa la squadra di calcio più invidiata al mondo: vincente, talentuosa e spettacolare come poche altre nella storia, forse nessuna.

L’andamento della squadra, tuttavia, non è niente se paragonato alla disastrosa situazione societaria, talmente in difficoltà da temere che la sostituzione dell’attuale allenatore, l’olandese Ronald Koeman, non sia coperta dai fondi rimasti a disposizione per questa stagione: il suo contratto prevede infatti una penale di 6 milioni di euro in caso di esonero, senza contare le mensilità che rimarrebbero da versare fino a giugno e lo stipendio del nuovo allenatore.

Gavi, Frenkie de Jong e Oscar Mingueza dopo la sconfitta di Lisbona (David Ramos/Getty Images)

La cessione di Lionel Messi al Paris Saint-Germain è servita ad alleviare la pressione finanziaria sul club, che però rimane in una situazione estremamente complicata. Come spiegato ad agosto dal presidente Joan Laporta — eletto lo scorso marzo — l’ultimo bilancio ha evidenziato perdite per 481 milioni di euro, mentre il debito complessivo ammonta a 1 miliardo e 350 milioni di euro.

In estate la società è stata costretta a chiedere un prestito di 80 milioni soltanto per pagare gli stipendi correnti, e a concludere delle operazioni di mercato fuori da ogni logica soltanto per tagliare le spese il più possibile. È il caso del trasferimento di Antoine Griezmann, comprato nel 2019 dall’Atletico Madrid per almeno 120 milioni di euro e ridato alla stessa squadra in prestito con un riscatto fissato ad appena 40 milioni di euro.

Mentre i giornali spagnoli parlano di un fondo di Dubai interessato all’acquisto dell’enorme debito contratto dal Barcellona negli ultimi anni, il campionato spagnolo, che segue la situazione con una certa preoccupazione, ha imposto al club un tetto salariale di 97 milioni di euro a stagione, lo stesso di una squadra neopromossa nella Premier League inglese e quasi 700 milioni di euro più basso del limite concesso agli storici rivali del Real Madrid.

In campionato le cose non vanno molto meglio. La squadra è sesta, con tre vittorie e tre pareggi, e sabato andrà a giocare a Madrid contro i campioni in carica dell’Atletico. Alcuni giocatori, come l’olandese Frenkie de Jong, si sono detti contrari all’esonero di Koeman, perché non aiuterebbe un gruppo già in difficoltà. Lo stesso Koeman ha detto di sentire il sostegno della squadra, ma non quello della dirigenza, che nel pomeriggio di giovedì si riunirà per discutere la sua permanenza.