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  • Mercoledì 29 settembre 2021

Perché certi paesi non hanno il bidet?

Soprattutto quelli protestanti, per motivi culturali e per via di un vecchio pregiudizio legato ai bordelli francesi

Dipinto di Louis-Léopold Boilly, uno dei primi a raffigurare un bidet (Wikimedia Commons)
Dipinto di Louis-Léopold Boilly, uno dei primi a raffigurare un bidet (Wikimedia Commons)
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Nel settembre 2016 il sito di recensioni Wirecutter pubblicò un articolo intitolato “I bidet sono migliori della carta igienica?”. La giornalista Shannon Palus, all’inizio dell’articolo, scriveva: «Dopo aver passato settimane a testare bidet e washlet – dispositivi che ti spruzzano acqua al sedere dopo che hai fatto la cacca – sono arrivata a una conclusione. Usare il bidet per sciacquare via i residui fecali dà una sensazione migliore di pulizia rispetto a usare la carta igienica».

Potrebbe sembrare una conclusione scontata, ma – come sa bene chi viaggia con frequenza all’estero – non sono molti i paesi dove il bidet è diffuso come in Italia, e le permanenze delle persone italiane in paesi come il Regno Unito o la Germania vengono di solito accompagnate dal costante disagio di non potersi lavare dopo essere andati al bagno. Per questo motivo, e per via di un certo senso di superiorità dal punto di vista igienico, ci capita spesso di rimarcare questa mancanza, sia con i connazionali che con gli stranieri.

La ragione per cui in alcuni paesi il bidet non si è diffuso è di tipo culturale. Strumenti con funzioni simili al bidet esistevano già nel Medioevo e nell’antica Roma, ma il bidet per come lo conosciamo oggi è un’invenzione francese (anche se alcuni la attribuiscono a Maria de’ Medici, moglie del re di Francia Enrico IV tra il 1600 e il 1610). Bidet è una parola francese che significa “cavallino” e si riferiva a una razza che oggi non esiste più, i cui esemplari in passato erano utilizzati come animali da tiro. I primi bidet erano amovibili e di legno, con quattro zampe, e chi li utilizzava doveva riempire la bacinella e poi sciacquarsi mettendocisi a cavalcioni sopra, da qui il nome.

I bidet cominciarono a diffondersi tra gli aristocratici francesi a partire da metà Seicento. Ce n’erano molti anche nella reggia di Versailles, ma all’epoca il concetto di igiene era molto diverso rispetto a oggi. Era diffusa la convinzione che l’acqua portasse malattie e le persone tendevano a lavarsi poco e frettolosamente, anche quelle appartenenti alle classi nobiliari che avevano più disponibilità di acqua e sapone. Perciò il bidet era ritenuto più che altro un diletto, uno strumento utile soprattutto nell’ambito della sfera sessuale.

Non è un caso che negli anni successivi il bidet sia diventato parte dell’arredamento di tutti i bordelli francesi, dove le prostitute lo usavano dopo i rapporti sessuali. Probabilmente per via di questa usanza, e per la scarsa conoscenza che c’era in passato in ambito ginecologico, si affermò l’idea che lavare i genitali con acqua dopo un rapporto sessuale fosse un buon metodo contraccettivo. Questa convinzione rimase in circolazione per anni, fino al Novecento inoltrato, e conferì al bidet un’aura profondamente negativa e scabrosa, almeno in certi paesi.

A diffidare di più del bidet sono infatti i paesi protestanti: in Germania, nel Regno Unito e negli Stati Uniti è raro trovarne uno, e ancora oggi molte persone americane, tedesche e inglesi non sanno neanche cosa sia, per via di un insieme di ragioni. Innanzitutto, il vecchio pregiudizio che lavarsi le parti intime fosse qualcosa di peccaminoso e legato a pratiche considerate immorali ha resistito di più in questi paesi piuttosto che in quelli cattolici. Ancora a inizio Novecento, negli Stati Uniti, l’hotel Ritz di New York fu costretto a distruggere i bidet che aveva installato nelle camere per le proteste di alcuni gruppi di pressione moralisti (i cosiddetti “guardiani della moralità”).

Peraltro questa immagine negativa si consolidò quando i soldati tedeschi, americani e inglesi andarono in Francia a combattere durante la Seconda guerra mondiale e si imbatterono nei bidet frequentando i bordelli nelle città francesi, riportando poi il pregiudizio in patria. Per tutta questa serie di motivi, e anche per il fatto che in questi paesi ai bagni non veniva dedicato grande spazio, i bidet non si sono mai diffusi.

I paesi dove invece ce ne sono in varie forme sono quelli mediterranei (anche se in Portogallo e in Spagna stanno un po’ scomparendo in favore del doccino), quelli del Sud America (dove il getto d’acqua è verticale e non orizzontale come in Europa) e alcuni del Nord Africa come Egitto e Marocco. In Asia, soprattutto in Giappone e in molti paesi del Sudest asiatico, si sono invece diffusi i cosiddetti washlet, in sostanza un water con getto d’acqua incorporato.

In Italia il pregiudizio protestante non ha mai attecchito, probabilmente perché il bidet cominciò a diffondersi molto presto, già nel Settecento. La prima a volerne uno fu Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, regina di Napoli, che ne allestì uno nella Reggia di Caserta (dove ancora si trova). La diffusione massiccia in tutte le case italiane, però, si ebbe solo dopo la Seconda guerra mondiale. In Francia, al contrario, questa diffusione massiccia non c’è stata, nonostante sia il paese che l’ha inventato. Nei decenni dopo la guerra – al contrario dell’Italia – per risparmiare spazio negli appartamenti si sono costruiti sempre più bagni senza bidet, soprattutto nelle grandi città come Parigi.

Negli Stati Uniti sta invece avvenendo il cambiamento opposto: anche se lentamente, il bidet si sta diffondendo sempre di più soprattutto nelle case delle persone ricche, che vedono il bidet come un’alternativa più igienica e soprattutto sostenibile rispetto alla carta igienica (che per ovvi motivi negli Stati Uniti viene consumata moltissimo).

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