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  • Lunedì 27 settembre 2021

Si ritira il più grande lottatore di sumo

Il "grande campione" Hakuho Sho, simbolo dello sport per quasi vent'anni, smetterà a causa degli infortuni: in Giappone è come se si ritirasse Roger Federer

Hakuho Sho a una cerimonia a Tokyo nel 2021 (Tomohiro Ohsumi/Getty Images)
Hakuho Sho a una cerimonia a Tokyo nel 2021 (Tomohiro Ohsumi/Getty Images)

Hakuho Sho, il lottatore di sumo più vincente di sempre, si ritirerà dopo vent’anni di carriera a causa degli infortuni. La notizia sta avendo grande risalto in Giappone, il paese del sumo, dove Hakuho può essere paragonato a sportivi come Roger Federer, Tiger Woods o Michael Jordan per quello che ha rappresentato in due decenni.

Nel sumo i “grandi campioni” si possono definire tali solo se raggiungono un certo numero di vittorie e quindi il titolo di yokozuna, il massimo grado a cui può ambire un lottatore. Anche tra gli yokozuna però ci sono delle differenze, e Hakuho è andato ben oltre gli altri con una serie di record che a detta di molti resteranno imbattuti a lungo.

Fino a ieri Hakuho era lo yokozuna in attività da più tempo: quasi quindici anni, dal 2007 al 2021. Da yokozuna ha combattuto in 83 tornei, nei quali ha raggiunto la media di rendimento più alta nel sumo moderno. Con 63 vittorie consecutive si è avvicinato più di chiunque altro al record (69) stabilito negli anni Trenta. Nel 2009 e poi ancora nel 2010 ottenne il maggior numero di vittorie annuali mai ottenute (86 su 90).

Come numero complessivo di successi in tornei e singoli incontri è il migliore di sempre. Si ritirerà con 1.170 vittorie, 899 delle quali da yokozuna.

Hakuho con alcuni dei suoi fan a Tokyo (Tomohiro Ohsumi/Getty Images)

Hakuho si è distinto dagli altri per le qualità delle sue doti tecniche unite alla forza e al bilanciamento tra peso e flessibilità corporea. Al picco della carriera aveva raggiunto un livello di imbattibilità tale che si poteva percepire il nervosismo negli sguardi dei suoi avversari — anche i più grossi — pochi istanti prima dei combattimenti.

Oltre ai record, è la sua storia a renderlo uno yokozuna particolarmente amato. Nacque nel 1985 in Mongolia con il nome di Mönkhbatyn Davaajargal. Suo padre, Jigjidiin Mönkhbat, fu un lottatore molto famoso nel paese, per il quale vinse la prima medaglia olimpica (un argento nel 1968 a Città del Messico, nella lotta libera). A quindici anni Hakuho fu mandato in Giappone per diventare un lottatore di sumo sotto la tutela di Davaagiin Batbaya, uno degli atleti che a suo tempo iniziarono la tradizione di lottatori mongoli in Giappone.

Quando Hakuho si presentò nella sua prima heya — la palestra dove i lottatori vivono e si allenano, anche per tutta la carriera — era troppo gracile. Dovette quindi iniziare come apprendista seguendo una routine giornaliera ancora più rigorosa del normale, da affiancare a mansioni come preparare i pasti e pulire le stanze. Nonostante le prime difficoltà, ci mise solo tre mesi per debuttare nei tornei regionali, e tre anni per raggiungere il livello più alto del sumo e battere uno yokozuna (il connazionale Asashoryu Akinori). Tre anni dopo, con un’altra vittoria su Asashoryu, divenne il sessantanovesimo yokozuna dell’era moderna.

Da yokozuna Hakuho ha impressionato per determinazione e rigore. Negli ultimi dieci anni ha mantenuto il suo peso stabilmente intorno ai 155 chilogrammi seguendo una rigida routine che prevedeva allenamenti giornalieri integrati da pasti di 10mila calorie complessive, seguiti da lunghe dormite per assimilarli.

Per oltre vent’anni Hakuho ha combattuto novanta incontri annuali, quasi uno ogni quattro giorni, e per l’altra metà del suo tempo ha dovuto dedicarsi agli incarichi rappresentativi dello yokozuna. Oltre ad aver evitato infortuni fino alla fase conclusiva della sua carriera, a detta degli esperti Hakuho verrà ricordato per aver ridato complessità, con le sue doti tecniche e i suoi inflessibili metodi di preparazione, a una disciplina da sempre associata piuttosto banalmente alla forza bruta dei lottatori.

Hakuho si ritirerà, ma rimarrà con ogni probabilità in Giappone nel mondo del sumo. Ha infatti già richiesto e ottenuto la cittadinanza giapponese, necessaria per diventare maestro e aprire una palestra.