Il governo lituano consiglia di non usare alcuni smartphone cinesi

Oltre ai motivi di sicurezza e privacy, ha segnalato la presenza di un sistema di censura su un modello prodotto da Xiaomi

(Ministero della Difesa della Lituania)
(Ministero della Difesa della Lituania)

Il governo della Lituania ha consigliato ai propri cittadini di non acquistare o di smettere di utilizzare alcuni modelli di smartphone prodotti e venduti da aziende cinesi, dopo avere rilevato problemi per la tutela della privacy e sistemi di censura. Il ministero della Difesa lituano ha detto che i telefoni interessati erano già stati indicati in passato «dalla comunità internazionale per essere a rischio dal punto di vista della sicurezza informatica».

Un documento ufficiale del governo invita a non utilizzare i modelli 8T 5G di OnePlus, P40 5G di Huawei e Mi 10T 5G di Xiaomi. Per i primi due non sono state fornite molte altre informazioni, mentre per il modello prodotto da Xiaomi il documento fornisce maggiori dettagli.

Secondo le autorità lituane, il Mi 10T contiene nel proprio software un sistema di censura per identificare e bloccare l’utilizzo di quasi 450 parole, sia in cinese sia in diverse lingue occidentali, legate a temi particolarmente sensibili per la politica interna ed estera della Cina. Tra le parole che vengono identificate e bloccate dal sistema ci sono “Tibet libero”, “movimento democratico”, “vogliamo l’indipendenza di Taiwan” e altre espressioni non necessariamente legate alle dispute territoriali che riguardano la Cina.

Il governo lituano ha confermato che il sistema di censura è presente sullo smartphone, seppure questo non sia attivo in Lituania né nel resto dell’Unione Europea. I suoi esperti informatici ritengono però che Xiaomi possa attivare la funzionalità in qualsiasi momento, all’insaputa degli utenti.

È stato inoltre rilevato un sistema che invia automaticamente un messaggio criptato a Xiaomi ogni volta che si utilizza il servizio cloud dell’azienda, per conservare online i propri file. Il contenuto del messaggio non è noto e il suo invio viene comunque nascosto al proprietario dello smartphone, una circostanza che ha insospettito gli esperti di sicurezza che si sono occupati dell’analisi per conto del governo.

Lo smartphone P40 5G di Huawei è stato invece segnalato per la presenza di software che può indurre a scaricare applicazioni dannose. L’azienda ha risposto chiarendo di effettuare «controlli di sicurezza per assicurarsi che l’utente scarichi solo app sicure e operative sui dispositivi», e di rispettare le norme sulla privacy europee.

Xiaomi ha risposto alla segnalazione del governo lituano sostenendo di non censurare le comunicazioni e di rispettare le leggi per la tutela dei dati personali (GDPR) in Europa, ma senza fornire chiarimenti su eventuali limitazioni in Cina:

I dispositivi Xiaomi non censurano le comunicazioni da o verso i propri utenti. Xiaomi non ha mai limitato e mai limiterà o bloccherà alcun tipo di comportamento personale da parte dei propri utenti. […] Xiaomi rispetta e protegge pienamente i diritti legali di tutti i suoi utenti, ed è conforme al Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea (GDPR).

L’azienda cinese nel secondo trimestre del 2021 ha superato Samsung, diventando il maggiore venditore di smartphone in Europa grazie ai prezzi più bassi dei suoi dispositivi, pur offrendo funzionalità paragonabili a quelle fornite dagli altri grandi produttori. Il modello segnalato dal governo lituano risale a circa un anno fa ed è solo uno dei numerosi smartphone che la società cinese vende in Europa. Xiaomi non ha per ora commentato le notizie provenienti dalla Lituania.

Negli ultimi mesi i rapporti tra Lituania e Cina sono peggiorati. Ad agosto il governo cinese aveva chiesto all’ambasciatore lituano di lasciare Pechino e aveva annunciato di voler ritirare la propria missione diplomatica da Vilnius, la capitale lituana. La decisione era derivata dalla scelta del governo lituano di accettare un “Ufficio di rappresentanza di Taiwan” nel proprio paese. Solitamente le missioni diplomatiche in Europa fanno riferimento alla città di Taipei, la capitale taiwanese, mentre non citano direttamente Taiwan, su cui la Cina rivendica la propria sovranità.