L’Italia triplicherà le donazioni di vaccini ai paesi più poveri

L'ha dichiarato Mario Draghi dicendo che entro la fine dell'anno le dosi donate saranno 45 milioni

Il presidente del Consiglio Mario Draghi (ANSA/FILIPPO ATTILI - Uff stampa Palazzo Chigi)
Il presidente del Consiglio Mario Draghi (ANSA/FILIPPO ATTILI - Uff stampa Palazzo Chigi)

Il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto in videoconferenza alla sessione conclusiva del “Global Covid-19 Summit: Ending the Pandemic and Building Back Better Health Security to Prepare for the next”, evento organizzato nell’ambito della 76esima Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di rilanciare l’impegno comune nella lotta al coronavirus.

Draghi ha ricordato che l’Italia si è già impegnata a donare 15 milioni di dosi di vaccino ai paesi in via di sviluppo entro la fine dell’anno, principalmente attraverso il programma COVAX. Ha detto che «quasi la metà» di quelle dosi «è già stata distribuita» e ha aggiunto che il governo vuole «triplicare gli sforzi» nella donazione:

«Oggi sono lieto di annunciare che siamo pronti a triplicare i nostri sforzi. Doneremo 30 milioni di dosi in più entro la fine dell’anno, raggiungendo così i 45 milioni».

Le donazioni sono state possibili anche grazie ai vaccini consegnati da AstraZeneca e non distribuiti ai punti vaccinali per esplicita richiesta delle Regioni, che non erano più intenzionate a somministrarli. Già dalla metà di luglio la struttura commissariale aveva chiesto all’azienda anglo-svedese di non consegnare più le dosi previste dai contratti: secondo l’ultima tabella pubblicata dal ministero della Salute, nel terzo trimestre del 2021 l’Italia dovrebbe ricevere 26 milioni di dosi di AstraZeneca, che non saranno utilizzate per la campagna vaccinale. Le prime spedizioni di vaccini all’estero hanno riguardato proprio le dosi di AstraZeneca rimaste nei magazzini della struttura commissariale, a Pratica di Mare, nel Lazio.

L’idea di COVAX (COVID-19 Vaccines and Global Access) era nata nei primi mesi del 2020: la diffusione del coronavirus in diversi paesi oltre alla Cina, dove erano stati trovati i primi contagiati, aveva spinto i responsabili di GAVI – organizzazione senza scopo di lucro per la diffusione dei vaccini nei paesi più poveri – e quelli di CEPI – coalizione per il finanziamento di soluzioni per contrastare le epidemie – a costituire una nuova entità per gestire prenotazioni e distribuzione dei vaccini.

Oltre alla solidarietà internazionale, uno dei principi che hanno ispirato il programma COVAX è la consapevolezza che la pandemia deve essere affrontata su scala globale. La ridistribuzione delle dosi dai paesi ricchi, che ne hanno in abbondanza, ai più poveri, dove poche persone hanno aderito alle campagne vaccinali a causa della mancanza di dosi, è molto importante perché consente di limitare la circolazione del virus e le sue mutazioni, che con l’affermarsi delle varianti possono essere difficili da contenere.

Durante il suo intervento, Draghi ha spiegato che uno dei punti deboli della risposta globale alla pandemia «è stata la carenza di coordinamento tra autorità sanitarie e finanziarie» e che durante la presidenza dell’Italia del G20 intende istituire il Global Health and Finance Board: «Questo forum strutturato migliorerà la cooperazione globale per il governo e il finanziamento delle attività di prevenzione delle pandemie e di preparazione e risposta ad esse. Sosterrà inoltre la collaborazione tra il G20, l’OMS, la Banca Mondiale e altre organizzazioni internazionali».

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