La farfalla che portò altre tre specie nel mar Baltico, per sbaglio

Fu introdotta su un'isola delle Åland nel 1991, ma a sorpresa le sue larve ospitavano due organismi parassiti e un batterio

Un esemplare di Melitaea cinxia (Nijs Joseph, Wikimedia)
Un esemplare di Melitaea cinxia (Nijs Joseph, Wikimedia)
Caricamento player

Nel 1991 un gruppo di scienziati decise di introdurre un nuovo esemplare di farfalla in un’isola dell’arcipelago delle Åland – una provincia autonoma della Finlandia nel mar Baltico – per studiare il modo in cui gli insetti si sarebbero diffusi nell’ambiente. Inaspettatamente, a studio cominciato, i ricercatori si accorsero che in alcuni bruchi (o larve) viveva un insetto parassitario, che a sua volta ospitava un altro organismo parassita e un tipo di batterio sconosciuti nell’ecosistema locale. Il risultato fu che sulla piccola isola di Sottunga, grande circa un terzo di Pantelleria, furono introdotte quattro nuove specie anziché una.

Un recente studio genetico pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Ecology ha evidenziato alcuni aspetti interessanti legati all’introduzione di queste specie, di nuovo con un po’ di sorpresa, e anche con un po’ di preoccupazione.

Le larve introdotte a Sottunga nel 1991 erano quelle di Melitaea cinxia, una farfalla della famiglia delle Ninfalidi. Senza che gli scienziati lo sapessero, alcune di loro contenevano una vespa parassitoide, la Hyposoter horticola, che emerge dal bruco prima che questo si possa trasformare in crisalide e quindi in farfalla. A sua volta, all’interno di alcune vespe parassitoidi vivevano altri organismi, che sono detti iperparassiti perché sono appunto parassiti di parassiti, e che uccidono la vespa emergendo dalla carcassa del bruco 10 giorni dopo. In più, le femmine di Hyposoter horticola ospitavano un particolare batterio, che per meccanismi ancora poco chiari aumenta le probabilità che la vespa non sopravviva all’iperparassita.

Il gruppo di scienziati, guidato dalla ricercatrice dell’Università di Helsinki Anne Duplouy, ha osservato che le specie di farfalla, vespa, iperparassita e batterio sono sopravvissute dopo trent’anni dalla loro introduzione sull’isola: nonostante la popolazione di tutte e quattro si sia ridotta nel tempo, e nonostante quella delle farfalle in particolare abbia avuto diversi cali periodici.

– Leggi anche: Vuoi salire a vedere le mie farfalle?

Duplouy, l’autrice principale dello studio, ha detto al Guardian che a causa degli «eccezionali» cali della popolazione della Melitaea cinxia i ricercatori si sarebbero aspettati di riscontrare una diversità genetica molto bassa tra le farfalle studiate oggi. Al contrario, hanno notato una diversità genetica «straordinariamente alta», che dimostra come la sua popolazione sia stata in grado di riprendersi dai vari cali, peraltro non potendo volare oltre i 7 chilometri di distanza, e quindi non essendosi mai allontanata dall’isola.

Esemplari di Hyposoter horticola con genotipi simili a quelli introdotti a Sottunga, invece, sono stati osservati anche in un’altra isola dell’arcipelago, dove non erano mai stati riscontrati, e dove potrebbero essere arrivati per capacità di volo migliori o perché trasportati dal vento.

Duplouy ha detto che, per quanto l’introduzione di nuove specie in un territorio o la reintroduzione di specie a rischio nascano «con buone intenzioni», «abbiamo molto da imparare» dalla storia della Melitaea cinxia alle Åland. Per fare un esempio, il batterio ospitato dalla vespa parassitoide (Wolbachia pipientis) si trova in almeno il 40 per cento delle specie di artropodi, il gruppo di animali più diffuso sulla Terra, che comprende insetti, aracnidi e crostacei: se introdotto per errore tra le specie che non lo conoscono, però, può essere dannoso per la loro riproduzione o vanificare eventuali tentativi di ripopolamento.

Al contempo, Duplouy ha osservato che per il momento le farfalle a Sottunga ci sono ancora, ma che le loro condizioni sono molto aggravate dai periodi di siccità più prolungati legati al cambiamento climatico, che in futuro potrebbero provocare una grande perdita di diversità genetica e cali più regolari nella loro popolazione, impedendo alla specie di riprendersi come ha fatto finora.

– Leggi anche: Alle Isole Åland sono bravi a fare la pace