“The Suicide Squad” non è come “Suicide Squad”

Alcuni personaggi e attori sono gli stessi, la storia no, e al contrario del primo ha incassato poco e sta piacendo molto

The Suicide Squad – Missione suicida, nei cinema italiani dal 5 agosto, è il “non sequel” che piace molto e incassa pochissimo di un film con un titolo quasi uguale che cinque anni fa incassò molto e piacque pochissimo.

Quel film era Suicide Squad (senza il “The”), che con The Suicide Squad condivide l’ispirazione proveniente dai fumetti DC Comics, alcuni personaggi e anche un po’ di attori e attrici. Entrambi i film parlano di un gruppo di supercattivi obbligati dal governo americano a collaborare e immolarsi per salvare il mondo. Tra i due, però, ci sono tante differenze: la principale è che mentre Suicide Squad ebbe recensioni terribili, di The Suicide Squad – diretto da James Gunn e con Margot Robbie, Idris Elba e John Cena tra i protagonisti – molti critici hanno scritto ottime cose, e c’è chi ne parla pure come di un titolo che potrebbe rappresentare un punto di svolta per i film di supereroi.

Suicide Squad
Scritto e diretto da David Ayer, fu il terzo film del DC Extended Universe, il tentativo (per ora ancora traballante) della Warner Bros di fare con le storie e i personaggi DC Comics quello che la Marvel ha fatto con l’Universo Cinematografico Marvel. L’ispirazione per il film arrivò dalla Squadra Suicida, che fece una prima comparsa in un fumetto del 1959, ma che poi tornò in una forma più moderna negli anni Ottanta. La principale esponente di questo strambo assortimento di antagonisti chiamati a collaborare per tirare fuori dalle grane il governo è la sregolata ex psichiatra Harley Quinn, che nella sua vita fumettistica è anche complice e amante di Joker. La Squadra Suicida era un ottimo espediente per riprendere vecchi cattivi – catturati in genere da Batman – e creare per loro una nuova storia.

Nel 2016, Suicide Squad era molto atteso e tanti si aspettavano che potesse essere il film giusto per lanciare il DC Extended Universe e caratterizzarlo come qualcosa di più estremo, sfacciato e ruvido rispetto ai film Marvel. Il cast non era niente male, visto che ci recitavano Will Smith, Jared Leto, Margot Robbie, Viola Davis e Cara Delevingne.

Il film incassò di 700 milioni di dollari e a livello mondiale fu il decimo miglior film del 2016. Ma i critici lo stroncarono: «è un completo casino, dalla prima all’ultima scena», scrisse Matt Singer di ScreenCrush e Anthony Lane, il principale critico di cinema del New Yorker, notò: «dire che la trama del film non funziona sarebbe impreciso, perché vorrebbe dire che da qualche parte c’è una trama». Ci fu chi parlò di «un progetto confuso, che lascia spaesati e non riesce mai a diventare figo come invece pensa di essere» e chi ne scrisse: «rimbalza in giro in cerca di uno stile» e finisce per essere «una torbida e soffocante zuppa di possibilità sprecate».

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In mezzo
Nonostante le recensioni e in virtù degli incassi, si pensò comunque a un sequel. Solo che vari problemi e ripensamenti di molti di quelli che avrebbero dovuto lavorarci rallentarono e poi bloccarono la questione. Nel 2018, quando James Gunn, sceneggiatore e regista dei primi due Guardiani della Galassia, fu temporaneamente licenziato (per via di alcuni suoi vecchi tweet) mentre era al lavoro per il terzo, gli fu offerta la possibilità di lavorare al suo “Suicide Squad”. E si decise che quel film non sarebbe stato un “Suicide Squad 2”, un canonico seguito del primo, bensì un film diverso e in gran parte autonomo. Peraltro, Gunn ha raccontato che propose per scherzo di mettere il “The” davanti a “Suicide Squad” per differenziarlo dal primo: l’idea piacque e fu mantenuta.

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The Suicide Squad
Rispetto al film del 2016, The Suicide Squad ha mantenuto alcuni personaggi (per esempio l’Harley Quinn di Robbie e l’agente del governo interpretata da Viola Davis) e ne ha introdotti diversi altri. Idris Elba, per esempio, avrebbe dovuto interpretare lo stesso personaggio che in Suicide Squad era stato di Will Smith, ma alla fine è stato scelto di assegnargliene uno diverso, seppur con un ruolo simile all’interno del variegato gruppo al centro del film.

Molto brevemente, la storia vede i supercattivi impegnati a provare a collaborare tra loro e se possibile a non morire mentre sono mandati sulla fittizia isola di Corto Maltese (un’isola dei DC Comics, che ha qualche punto di contatto con varie isole caraibiche) per combattere una pericolosa – e bizzarra – minaccia aliena che il governo aveva provato a controllare, prima che gli sfuggisse di mano.

Della squadra fanno parte, tra gli altri, un’ammaestratrice di topi, un uomo-squalo che nella versione originale ha la voce di Sylvester Stallone, una donnola antropomorfa e un supereroe con un difficilissimo rapporto con la madre, che spara (lui, non la madre) pois. Gunn ha detto di averlo voluto perché voleva provare a dare senso tragico e profondità narrativa a quello che secondo lui è «il più sciocco personaggio DC di sempre».

Quanto piace, e perché
Nella sua sintesi delle principali recensioni del film, Rotten Tomatoes ha scritto: «Ravvivato dall’originalità delle idee di scrittura e di regia di Gunn, il film è un divertente e vivace recupero che riesce a giocare con la violenza e l’anarchia della sua storia». Sull’Atlantic, David Sims ha ammirato la capacità di Gunn di creare un film «diverso da ogni altro nel suo genere», tra l’altro partendo da «una serie di personaggi sconosciuti ai più» e che per giunta hanno «scopi deprecabili e un atteggiamento verso il loro compito che spazia dal disinteresse alla crudeltà», per i quali «l’unico principio valido è quello di sopravvivenza».

Il film è stato apprezzato per le sue battute spesso spiazzanti, per la violenza per nulla trattenuta di certe sue scene e per il fatto che, tra tanta voglia di divertire, spiazzare e non prendersi troppo sul serio, alla fine riesce davvero a spiazzare e perfino ad avere una sorta di morale. Sims, per esempio, ha scritto che The Suicide Squad «arriva quasi ad abbracciare l’umorismo nichilista di un episodio di South Park, nel suo dire che nessuno può realisticamente pensare di dirsi eroe o cattivo». Su A.V. Club Katie Rife ha scritto che il film è «volgare e immaturo» e poi anche «pulp, oltraggioso, irriverente e ultraviolento» e che però riesce a essere tutte queste cose «sorridendo».

Per Alonso Duralde, che ne ha scritto su TheWrap, «The Suicide Squad non è per niente perfetto, ma come Deadpool fa vedere cosa succede quando un film di supereroi ha la libertà di essere libero, autoconsapevole e beffardo». Su Wired Italia, Lorenza Negri ha scritto che «l’incursione di James Gunn nel mondo DC Comics è un’opera insolente, violenta e fantasiosa, che finalmente libera il genere supereroistico dalle edulcorazioni imposte da ragioni commerciali».

C’è poi Brogan Morris che sul Guardian ha scritto un articolo per chiedersi se The Suicide Squad, con questo suo approccio estremo, sia «l’inizio o la fine dei film di supereroi». La premessa è che il film – «sanguinario e generosamente sacrilego» – non sarebbe stato possibile anche solo cinque anni fa, visto tra l’altro che è costato oltre 150 milioni di euro (tre volte più di Deadpool). Il ragionamento è che forse potrebbe segnare l’inizio della fine dei film di supereroi così come li abbiamo conosciuti in questi ultimi due decenni. Ma anche che potrebbe dare il via a una serie di film di supereroi più maturi, sfrontati e riflessivi, capaci appunto di rielaborare e ragionare su certe convenzioni (un po’ come, per dire, successe qualche decennio fa con i film western).

Secondo Morris, The Suicide Squad e serie come Watchmen e The Boys suggeriscono che «il genere supereroistico sia giunto alla sua fase revisionistica» e da qui in avanti le evoluzioni potrebbero farsi interessanti. A proposito del parallelismo con i western, Morris ha scritto: «The Suicide Squad potrebbe essere per i film di supereroi qualcosa di simile a quello che Il mucchio selvaggio fu per quel genere. La violenta e rivoluzionaria fine di una fase, e l’inizio di un’altra, ancora più ricca».

Dopo The Suicide Squad
Molti ragionamenti e apprezzamenti sono stati fatti anche sul finale del film, anch’esso diverso rispetto a quello di molti altri del suo stesso genere. Ne ha parlato nel dettaglio Slate, per chi l’ha già visto o è molto curioso.

Ci sono anche discorsi – che anche qui per forza di cose finiscono per tirare un po’ in gioco il finale – su come e quanto The Suicide Squad potrebbe rilanciare il DC Extended Universe, di cui è il decimo film. C’è però da fare i conti col fatto che, a differenza del criticatissimo Suicide Squad, The Suicide Squad ha fin qui incassato nel mondo poco più di 70 milioni di dollari: pochi anche in tempi di pandemia.

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C’è però da capire se è colpa del film o di altri fattori: dalla variante delta al fatto che, non in Italia ma altrove, oltre che nei cinema il film è disponibile su HBO Max: cosa che rende difficile capire quante persone lo abbiano effettivamente visto. C’è anche chi sostiene che, semplicemente, nonostante i 100 milioni di dollari che si pensa siano stati spesi per promuoverlo, il film abbia faticato a far capire a molti suoi ipotetici spettatori cosa fosse, visto quel suo titolo molto simile a un altro film piuttosto recente.