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  • Giovedì 29 luglio 2021

La variante delta accentua le disuguaglianze tra paesi sui vaccini

I paesi poveri continuano a ricevere poche dosi e rischiano nuove ondate di COVID-19, con ripercussioni per le loro economie

Kabul, Afghanistan (Paula Bronstein/Getty Images)
Kabul, Afghanistan (Paula Bronstein/Getty Images)

La scarsa disponibilità di vaccini contro il coronavirus per i paesi in via di sviluppo rischia di rallentare non solo la loro crescita economica ma anche quella globale, secondo un nuovo rapporto del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Ormai da mesi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) invita i paesi più ricchi a condividere più dosi con quelli più poveri, ma gli appelli hanno portato a pochi progressi ed esposto le economie meno sviluppate al rischio di nuovi contagi e ondate, soprattutto a causa della diffusione della variante delta.

Le previsioni dell’FMI dicono che la crescita economica globale quest’anno dovrebbe essere del 6 per cento, a conferma di quanto era stato previsto in una precedente valutazione svolta ad aprile. La diffusione della variante delta negli ultimi mesi pone comunque nuove sfide e per questo la previsione è stata rivista per quanto riguarda la distribuzione della crescita.

I paesi più ricchi, dove i vaccini sono ormai ampiamente disponibili, potranno contare su una maggiore crescita economica, mentre quelli più poveri e con scarsa disponibilità di vaccinazioni saranno svantaggiati e cresceranno meno di quanto era stato ipotizzato in precedenza.

(Fondo Monetario Internazionale)

Gli esperti dell’FMI hanno comunque invitato i governi dei paesi ricchi a non sottovalutare i rischi per eventuali future ondate, che potrebbero far modificare gli indicatori economici e le previsioni sulla crescita.

I vaccini si sono finora rivelati efficaci contro la variante delta, ma solo al completamento del ciclo vaccinale. Molti paesi sviluppati devono inoltre affrontare il problema della scarsa propensione alla vaccinazione di parte della popolazione, che potrebbe complicare la ripresa in assenza di una percentuale sufficientemente alta di persone vaccinate.

Per i paesi in via di sviluppo la situazione è più difficile proprio a causa della minore disponibilità di dosi di vaccino. Nelle sue nuove previsioni, l’FMI ha ridotto in media dello 0,4 per cento la crescita delle economie emergenti e in via di sviluppo, portandola al 6,3 per cento. Le previsioni più pessimistiche riguardano l’India e diverse aree del Sudest asiatico, dove nelle ultime settimane si è assistito a un aumento marcato dei contagi e dei decessi.

Giava Occidentale, Indonesia (AP Photo/Achmad Ibrahim)

Le incertezze sono legate alla progressiva diffusione della variante delta, la cui presenza è stata ormai rilevata in 124 paesi in giro per il mondo. Secondo l’OMS, entro i prossimi mesi diventerà prevalente e contribuirà a un sensibile aumento dei casi positivi.

Nei paesi dove le campagne vaccinali sono a buon punto si è assistito a un aumento dei contagi, ma non a un aumento dei ricoveri e dei decessi paragonabile a quello delle precedenti ondate. I vaccini contribuiscono infatti a prevenire le forme gravi della COVID-19, riducendo il rischio di sviluppare sintomi che rendono necessaria l’assistenza medica in ospedale.

Nei paesi dove i vaccini scarseggiano la variante delta riesce a causare più danni, portando a un aumento dei ricoveri e mettendo sotto forte stress i sistemi sanitari, spesso già afflitti da carenze strutturali.

In Indonesia il 27 luglio scorso sono stati rilevati 2.069 decessi da COVID-19, il numero più alto di morti in un giorno dall’inizio della pandemia nel paese. A metà luglio sono stati rilevati in un solo giorno oltre 56mila casi e solo nell’ultimo mese sono stati registrati quasi 1,2 milioni di contagi. Meno del 7 per cento della popolazione è completamente vaccinato e la mancanza di dosi, insieme a una campagna vaccinale che fatica a migliorare, è considerata una delle principali cause della nuova violenta ondata.

La situazione è difficile anche in Vietnam, paese che fino a metà giugno era riuscito a contenere piuttosto efficacemente la diffusione del coronavirus. Nell’ultimo mese sono stati rilevati oltre 100mila casi e più di 550 morti, i numeri più alti dall’inizio della pandemia. Nel paese meno dell’1 per cento della popolazione è completamente vaccinato e ci sono state difficoltà nell’ottenere le dosi per portare avanti la campagna vaccinale.

A metà luglio l’OMS aveva invitato i paesi più ricchi a donare una maggiore quantità di dosi di vaccini ai paesi in via di sviluppo. Il direttore generale dell’Organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva criticato i paesi più avanzati accusandoli di «avidità» nel mantenere una evidente disparità nella distribuzione dei vaccini. Aveva poi ricordato che la priorità rimane vaccinare il maggior numero possibile di persone, lasciando per ora da parte le valutazioni sull’eventuale necessità di una terza dose per potenziare la protezione offerta dai vaccini finora autorizzati.

COVAX, l’ambizioso progetto che avrebbe dovuto garantire un’equa distribuzione dei vaccini, fatica a mantenere gli obiettivi.

A inizio luglio l’iniziativa ha comunicato di avere distribuito 100 milioni di dosi; l’obiettivo di 1,8 miliardi di dosi da distribuire in un centinaio di paesi poveri entro i primi mesi del 2022 sembra molto difficile da raggiungere. Il piano ha però avuto non pochi problemi, soprattutto a causa delle politiche seguite dai paesi più ricchi, che hanno più che altro pensato a raccogliere quante più dosi possibili per i loro cittadini, lasciandone poche al resto del mondo.

Negli ultimi mesi le cose sono migliorate, da un lato grazie alla maggiore capacità di produzione dei vaccini da parte delle aziende coinvolte, e dall’altro da maggiori e più concreti impegni da parte dei paesi ricchi. Gli annunci sulla destinazione di milioni di dosi ai paesi in via di sviluppo sono però la parte più semplice di un processo articolato, soprattutto dal punto di vista della logistica, che può richiedere settimane e a volte mesi prima di portare all’effettiva consegna dei vaccini.

In mancanza di un’accelerazione nelle modalità di distribuzione, molti paesi in via di sviluppo rischiano di subire gli effetti di una nuova violenta ondata dovuta alla variante delta, senza avere una delle risorse più efficaci per tenerla sotto controllo.