Una canzone di Oneohtrix Point Never

Con molti rettili intorno

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Il 24 settembre escono due dischi di Donald Fagen, uno la versione live del suo celeberrimo e bellissimo disco The nightfly, l’altro un live degli Steely Dan, di cui Fagen è rimasto l’unico membro dopo la morte di Walter Becker nel 2017.
È morto John Hutchinson, chitarrista che lavorò a diversi dischi di David Bowie, di cui diceva di essere rimasto amico “ma a distanza”, alludendo a frequenti tensioni e rotture nel rapporto.
Grazie sempre, eh, di quando dite (anche incrociandomi per strada) che avete scoperto una canzone che vi piace grazie a questa newsletter: siam qui per questo (uh, e grazie anche a quelli che arrivano ancora agli incontri pubblici con Playlist, after all these years).

The pure and the damned
Oneohtrix Point Never

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Potrebbe essere il musicista col nome più difficile da ricordare passato da questa newsletter in due anni. Si chiamerebbe Daniel Lopatin, è del Massachusetts ma di famiglia russa, vive a Brooklyn e ha compiuto 39 anni ieri, e traffica con strumenti e musica elettronica da quando era ragazzo. Il nome d’arte difficile invece è una specie di gioco di parole sulla frequenza di una radio (one-o-six-point-seven). Ne ha fatte e sperimentate parecchie, con la musica elettronica, e ottenuto ammirazioni e successi, collaborando con diversi famosi.
Nel 2017 fece la colonna sonora di un film che si chiamava Good time, che fu presentato a Cannes, e lui vinse il premio per la colonna sonora suddetta. Dentro c’era questa cosa tenebrosa e languida insieme, con Iggy Pop a fare metà del lavoro.

Iggy Pop ha 74 anni, è una specie di mito del rock per le cose che ha fatto musicalmente e teatralmente nei decenni più epici del rock, per la sua amicizia e collaborazione con David Bowie, per un paio di canzoni che conoscono tutti di quando la sua band erano gli Stooges. A volte i giornalisti musicali italiani lo chiamano “l’iguana” (il tic dei nomignoli nel giornalismo musicale è per mostrare che sei addentro, come tutti i gerghi) per via del suo nome d’arte, che in realtà arriva da una sua primissima band che si chiamava The Iguanas. La sua rettilaggine però è sempre stata suggerita anche dall’andare in scena a torso nudo e glabro e muovendosi sinuosamente: di conseguenza qui si nota, che il più bel verso della canzone parli di accarezzare i coccodrilli.

Some day, I swear, we’re gonna go to a place where we can do everything we want to
And we can pet the crocodiles

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