Una canzone di Birdy

E appunti per una rubrica di posta del cuore

(EPA/Balazs Mohai)
(EPA/Balazs Mohai)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
C’è un punto all’ingresso della stazione di Santa Maria Novella, a Firenze, dove credete di essere arrivati e invece il treno si ferma, e resta lì: può essere una decina di secondi, può essere minuti, non lo sapete mai. Succede da sempre. Immagino ci sia un semaforo, e a seconda del vagone dove siete potete nell’attesa contemplare una bella costruzione industriale con i tetti a falde parallele, oppure vi trovate accanto a un altro treno, probabilmente un regionale, imbrattato di inutili writings che vengono ripetuti uguali da decenni. Ma il mio, ieri, almeno aveva una citazione da Prospettiva Nevski.
Mike Bongiorno e Mike Oldfield, insieme nel 1983. Va esattamente come immaginate possa essere andata.
Con grande solidarietà segnalo la confessione di ingenuità di Antonio Dipollina – il miglior critico televisivo in circolazione – che su Repubblica ha raccontato di avere appena realizzato cosa dicesse Gli occhi verdi di tua madre. Ora non so se fargli sapere di Una carezza in un pugno.
(ci fu anche quel divertente momento-Vispa-Teresa da parte di Maria Stella Gelmini su Albachiara)

Nobody knows me like you do
Birdy

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Non sono ancora pronto per dedicarmici col tempo pieno che meriterebbe, ma vi anticipo riservatamente che il mio prossimo progetto professionale è la posta del cuore: ci penso da anni, è un format dove contemporaneamente si dicono in eterno le stesse cose – la materia è invariabile nella sua essenza – e proprio per questo ci sono margini per dirle in modi diversi. Per esempio, questa cosa da repertorio che “nessuno mi conosce bene come te” nella realtà ha mille eccezioni anche molto determinanti, oltre a non essere sempre un fattore di serena convivenza, anzi.

Ma insomma, è ancora presto e devo studiare di più, per ora restiamo sulle canzoni. Birdy è inglese e ha 25 anni: se il suo nome d’arte vi sembra banale, sappiate che l’alternativa reale era Jasmine Lucilla Elizabeth Jennifer van den Bogaerde, e che viene da una famiglia di artisti, musicisti, nobili, in cui stava persino Dirk Bogarde, l’attore. Quando aveva 14 anni registrò una cover di Skinny love dei Bon Iver che andò forte, insistette con le cover e poi cominciò a cantare cose sue. Nel 2013 fu a Sanremo, nella categoria “ospiti stranieri che stanno andando forte e con cui speriamo di beccare il pubblico giovane”. E insomma lei è andata molto forte nel pop per adolescenti, ma anche per genitori e nonni commossi.

Due mesi fa ha pubblicato il suo quarto disco, tutto di canzoni sue, arrangiate assai minimalmente, pensato e registrato negli Stati Uniti. C’è della gran bellezza e c’è molto da newsletter del lunedì, a cominciare da questa canzone sul fatto che nessuno mi conosca come te, soltanto che tu te ne sei andato e hai già trovato un’altra, e quindi questa cosa non è particolarmente confortevole, anzi.
Poi naturalmente le passerà, arriverà un altro, o un’altra, lei lo amerà di più e sarà felice, e le sembrerà di avere esagerato, ai tempi di questa canzone, le dispiacerà avere usato un superlativo così assoluto e così superato, e sarà persino in imbarazzo a riascoltarla.
Questo sarà un po’ l’approccio della mia posta del cuore, vi avviso.
La canzone è bella, comunque.

You’re in my dreams and for a while it seems we’re unbroken
And if I could I’d never leave, never let my eyes open
And I know that I decided we had different lives to lead
Not sure what it was, I thought I’d found once I was free
But without you beside me, all I can see
Is that nobody knows me like you do


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