Netflix vuole produrre videogiochi?

Lo progetta ormai da tempo, ma la concorrenza è alta e potrebbero esserci grossi ostacoli

(AP Photo/Frank Augstein)
(AP Photo/Frank Augstein)

Negli ultimi mesi numerose dichiarazioni, assunzioni di personale e articoli pubblicati sui media internazionali hanno reso ormai sicuro che Netflix, la più importante società di streaming di film e serie TV al mondo, sta per entrare nel competitivo e affollato settore dei videogiochi. La società ha recentemente assunto un dirigente con esperienza trentennale nel settore, Mike Verdu, nel ruolo di vicepresidente del ramo d’azienda che si occuperà dello sviluppo di videogiochi da pubblicare sulla piattaforma, e sta cercando altre figure simili. Questa mossa darà inizio a una nuova strategia che potrebbe aiutare l’impresa a diversificare le sue fonti d’introito ed estrarre più valore dai contenuti video creati per la propria piattaforma.

Negli ultimi mesi, i dirigenti della società avevano anticipato la loro volontà di entrare nel mercato dei videogiochi, che di fatto compete con quello dello streaming di contenuti video per l’attenzione delle persone durante il loro tempo libero. Ma questo mercato, seppure vasto e in crescita, è caratterizzato da una feroce concorrenza e ha attratto negli ultimi anni imprese con ingenti fondi da investire e vantaggi competitivi da sfruttare come Google, Apple e Amazon.

Mike Verdu è un manager cinquantaseienne che negli ultimi due anni ha lavorato a Facebook, dove gestiva il ramo che si occupa dei giochi per i visori di realtà virtuale Oculus. Prima di allora aveva accumulato otto anni di esperienza a Electronic Arts – uno dei più grandi produttori di videogiochi al mondo, dove nell’ultimo periodo gestiva il ramo dei videogiochi per dispositivi mobili che comprende titoli come Fifa e The Sims –, e tre anni a Zynga, il produttore di FarmVille. Oltre alla posizione ricoperta da Verdu, fra le posizioni attualmente vacanti sul sito di Netflix ce n’è un’altra tra i cui compiti figura il “dare forma a esperienze narrative e di gioco”.

Secondo fonti interne alla società citate da Bloomberg, Netflix avrebbe intenzione di offrire videogiochi sulla propria piattaforma assieme a film e serie TV entro l’anno prossimo, senza applicare un sovrapprezzo per il nuovo servizio (almeno per il momento).

L’interesse dell’impresa per questo mercato era evidente da un po’. Lo scorso aprile, il direttore operativo della società, Greg Peters, aveva detto che i videogiochi sarebbero diventati una “parte importante” dell’esperienza degli utenti su Netflix in futuro, esplicitando che l’obiettivo sarebbe stato quello di aumentare i momenti di connessione col pubblico e radicare l’attaccamento degli utenti alla piattaforma.

Lo stesso obiettivo aveva mosso la società a esplorare nuovi format, come l’episodio interattivo della serie TV Black Mirror uscito nel 2018 o il film d’animazione interattivo Carmen Sandiego uscito l’anno scorso in Canada e Stati Uniti. Questi film davano la possibilità al pubblico di operare delle scelte durante lo sviluppo della storia, indirizzando la trama verso uno dei diversi finali possibili. Inoltre, nel 2019 Netflix aveva mosso un primo passo nell’industria dei videogiochi concedendo in licenza i diritti su Stranger Things 3, la terza stagione di una delle sue serie più popolari, a una società terza che ne ha fatto un videogioco per smartphone a pagamento: Stranger Things 3: The Game.

La nuova strategia sembra però qualcosa di completamente diverso, nata dalla consapevolezza di Netflix di essere in diretta competizione con il mercato dei videogiochi: il tempo libero delle persone è una risorsa limitata, e quando una persona decide di passare la serata giocando a Call of Duty sul proprio smartphone, sta allo stesso tempo decidendo di non passarla a guardare una serie su Netflix. Reed Hastings, co-fondatore, presidente e co-amministratore delegato di Netflix, ha spesso detto di ritenere i videogiochi il proprio maggiore concorrente: «Competiamo (perdendo) con Fortnite più che con HBO [rete televisiva a pagamento americana]», ha scritto in una lettera agli azionisti lo scorso gennaio.

Inoltre, anche la competizione nel mercato dello streaming si è fatta sempre più alta negli ultimi anni, con la pubblicazione di nuovi servizi che offrono contenuti originali e esclusivi molto attraenti per determinate fasce di pubblico, come Disney+ Amazon Prime Video.

E benché nel proprio campo Netflix rimanga comunque la società dominante a livello mondiale con oltre 200 milioni di iscritti, quest’anno la crescita del numero di sottoscrizioni alla piattaforma è rallentata, probabilmente a causa dell’allentamento delle restrizioni contro la pandemia che hanno dato alle persone più alternative di intrattenimento. Questa perdita di attrattiva potrebbe essere compensata con l’offerta di videogiochi, che non solo attrarrebbe nuovi clienti più interessati ai giochi che a film e serie, ma aiuterebbe a mantenere gli utenti attivi sulla piattaforma più a lungo: se per finire una serie può bastare una nottata di binge watching, un gioco può tenere l’utente occupato per settimane. Questo potrebbe ridurre il churn rate dell’utenza della piattaforma, cioè la velocità alla quale perde utenti.

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Anche se inizialmente Netflix inserirà i videogiochi gratuitamente e senza pubblicità nel pacchetto di abbonamento alla propria piattaforma, in futuro questi potrebbero generare introiti rilevanti per l’azienda. In tutto il mondo si stima ci siano 2,7 miliardi di giocatori, e si prevede che la spesa totale per videogiochi raggiunga i 200 miliardi di dollari nel 2023, in crescita rispetto ai 176 miliardi stimati per quest’anno. Di questi, circa la metà dovrebbe essere spesa in giochi per smartphone, che sono quelli su cui punterebbe Netflix secondo il Wall Street Journal, perché dovrebbero poter essere giocati sia sul televisore che sulla app della società.

Un altro vantaggio che Netflix otterrebbe dall’aggiungere giochi alla propria piattaforma sarebbe quello di poter valorizzare i suoi contenuti video più di quanto riesca ora. Videogiochi basati sulle storie di serie e film originali Netflix contribuirebbero a mantenere il pubblico attaccato emotivamente ai personaggi, creando una comunità di fan che manterrebbe le interazioni al proprio interno e con la piattaforma ben più a lungo di quanto succeda dopo il lancio della nuova stagione di una serie TV, di cui spesso si parla molto soltanto nei primi giorni.

Attraverso i giochi, Netflix può allungare il tempo in cui i propri contenuti vengono ritenuti rilevanti, perché i giocatori spesso creano comunità parallele online (su piattaforme come Twich o YouTube) per parlare dei proprio videogiochi preferiti o per guardare altri giocare in streaming.

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Il mercato dei videogiochi però è altamente competitivo, e altri creatori di contenuti video hanno tentato la stessa strada di Netflix con risultati poco soddisfacenti. Disney per esempio ha chiuso il proprio studio di produzione di videogiochi, Infinity, nel 2016 dopo un calo delle vendite, registrando una perdita di 147 milioni di dollari.

Da allora, la concorrenza è ulteriormente aumentata: oltre a quella di aziende storiche come Ubisoft, EA e Activision Blizzard, nonché di quelle che dominano il settore delle console come Microsoft (che produce l’Xbox e conta ormai 23 studi di produzione propri) e Sony (che l’anno scorso ha lanciato la PlayStation 5), negli ultimi anni si è aggiunta anche quella di operatori che offrono giochi in cloud come Google, che nel 2019 ha lanciato la piattaforma Stadia, e Amazon, che l’anno scorso ha stretto accordo con Ubisoft per poter offrire alcuni videogiochi sulla propria piattaforma in streaming Luna.

La concorrenza è alta e i concorrenti sono aziende enormi con molti soldi da spendere. E per produrre videogiochi è necessario spendere molti soldi nello sviluppo di una serie di titoli, di cui pochissimi riusciranno a diventare un successo.

Infine, per offrire giochi sulla propria app su iPhone e iPad, Netflix avrà bisogno dell’autorizzazione dell’App Store di Apple. Ma Apple sta investendo molto nella promozione di nuovi titoli per allargare il catalogo di Apple Arcade, il suo servizio di videogiochi offerti in abbonamento.