I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

C'è stato un significativo aumento dei contagi, soprattutto in alcune province siciliane, ma i ricoveri e i morti sono rimasti bassi

Nell’ultima settimana è stato confermato l’aumento dei casi da coronavirus notato nell’ultimo monitoraggio, dopo tre mesi in cui c’era stato un deciso calo. La crescita è stata significativa: i nuovi contagi sono stati 10.135, il 74,5 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. A questo aumento non corrisponde un peggioramento del numero di ricoveri e di morti, ancora piuttosto bassi. È ormai chiaro che l’andamento dei ricoveri e dei morti segue la curva dei contagi con un ritardo di circa quindici giorni, quindi sarà molto importante monitorare questi due indicatori nelle prossime settimane.

Gli studi e i dati rilevati hanno dimostrato che i vaccini contro il coronavirus sono efficaci contro le forme gravi della COVID-19, soprattutto se viene completato il ciclo vaccinale: un’evidenza che ha trovato conferma nell’ultimo bollettino di sorveglianza pubblicato dall’Istituto superiore di sanità, che ha messo a confronto i nuovi casi rilevati tra la popolazione vaccinata e quelli tra chi non si è ancora vaccinato.

I risultati sono incoraggianti e confermano che il vaccino è efficace all’80% nel proteggere dall’infezione. Per i ricoveri in terapia intensiva l’efficacia è del 100% nelle due fasce più giovani (cioè non si è verificato nessun ricovero in terapia intensiva nei vaccinati nel periodo considerato), e scende leggermente al 96,9% nelle persone con più di 80 anni. Per quanto riguarda i decessi, l’efficacia è del 100% nelle due fasce più giovani, mentre scende al 98,7% in quella 60-79 (due decessi tra i vaccinati contro i 78 dei non vaccinati) e al 97,2% nelle persone con più di 80 anni (15 decessi nei vaccinati e 62 nei non vaccinati).

Questi risultati dimostrano quanto sia importante non solo vaccinarsi, ma completare il ciclo vaccinale ricevendo entrambe le dosi, soprattutto dopo la diffusione della variante delta, più contagiosa, rilevata in molte regioni italiane.

Negli ultimi giorni ci si è interrogati sulle possibili conseguenze di comportamenti a rischio durante le partite dei campionati europei di calcio vinti dalla Nazionale italiana. Sergio Abrignani, immunologo e componente del comitato tecnico scientifico, ha detto che gli effetti dei festeggiamenti si potranno vedere tra la fine della settimana e l’inizio della prossima. «Speriamo però che sia stato come a Napoli e a Milano quando ci sono stati festeggiamenti simili e non c’è stato quello che temevamo, anche se allora non c’era ancora la variante delta. Speriamo sia così pure stavolta, anche se abbiamo paura», ha detto.

Nell’ultima settimana ci sono stati 113 morti per COVID-19, il 25,7 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. È un numero piuttosto basso, ma ancora poco indicativo rispetto alla nuova crescita dei contagi registrata nelle ultime due settimane. Se questo indicatore si manterrà stabile, sarà un’ulteriore conferma dell’efficacia dei vaccini già dimostrata dai primi dati dell’Istituto superiore di sanità.

Il numero dei tamponi eseguiti è stato stabile rispetto alle ultime settimane: ne sono stati fatti 1,2 milioni, come nei sette giorni precedenti. Anche il numero delle persone testate per la prima volta è stato simile rispetto all’ultima rilevazione: 297mila.

Come si può vedere in questo grafico, negli ultimi giorni il tasso di positività dei tamponi molecolari è cresciuto: questo dato è utile per capire la capacità di individuazione e di tracciamento dei casi. Non esiste una vera soglia di allerta, anche se secondo le indicazioni dell’OMS l’epidemia si mantiene sotto controllo con un tasso di positività al di sotto del 5 per cento. Al momento il tasso è inferiore alla soglia sia per i tamponi molecolari, sia per gli antigenici rapidi.

Nessuna regione ha superato la soglia di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti, ma negli ultimi giorni molte regioni hanno avuto un significativo aumento dell’incidenza. La regione con l’incidenza settimanale più alta è stata la Sicilia, dove sono stati trovati 29 casi ogni 100mila abitanti. In Sardegna sono stati trovati 28 casi ogni 100mila abitanti, mentre la variazione percentuale più alta è stata in Molise, ma dovuta a un confronto tra valori bassi.

Negli ultimi sette giorni le province che hanno superato la soglia di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti sono state Caltanissetta, Enna e Ragusa in Sicilia, Cagliari in Sardegna, Lodi in Lombardia e Verona in Veneto. L’aumento dell’incidenza in queste regioni è legato principalmente alla scoperta di alcuni focolai. In Sicilia, per esempio, sono stati inseriti in zona rossa tre comuni: Riesi e Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, e Piazza Armerina, in provincia di Enna. In provincia di Lodi, invece, è emerso un focolaio con 36 contagiati a Codogno, uno dei comuni dove sono stati trovati casi durante la cosiddetta prima ondata dell’epidemia.

La percentuale dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili è stata stabile rispetto all’ultimo monitoraggio. In Basilicata, Molise, Valle d’Aosta e nella provincia autonoma di Trento non ci sono ricoverati in terapia intensiva per COVID-19. In tutte le altre regioni il tasso di occupazione è molto basso: nessuna regione supera il 5 per cento.

C’è stato un leggero aumento dei nuovi ricoveri in terapia intensiva: sono state ricoverate 46 persone, mentre nei sette giorni precedenti erano state 40.

Al momento in Italia 35,3 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste 25,2 milioni sono completamente vaccinate: tra loro 1,2 milioni hanno ricevuto il vaccino monodose di Johnson & Johnson e a 780mila è stata somministrata una sola dose in quanto già contagiate negli ultimi sei mesi. Il 59,7 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 42,7 per cento ha completato il ciclo vaccinale.

Negli ultimi giorni l’andamento delle somministrazioni si è confermato sopra la soglia di 500mila al giorno, grazie soprattutto alle seconde dosi già programmate: la somministrazione delle prime dosi invece ha subìto una notevole flessione, come si può osservare anche da questo grafico che mostra l’andamento delle prime dosi per fasce d’età.

La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni nei vari stati del mondo.