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  • Mercoledì 14 luglio 2021

Gli studenti hanno imparato meno durante l’epidemia

I risultati delle prove INVALSI mostrano un peggioramento in italiano e in matematica, soprattutto alle superiori e nel Sud

(Marco Di Lauro/Getty Images)
(Marco Di Lauro/Getty Images)

Durante l’ultimo anno scolastico, condizionato fortemente dall’epidemia, l’apprendimento dell’italiano e della matematica è peggiorato sensibilmente rispetto al 2019, mentre il livello dell’inglese è rimasto ai livelli simili a quelli registrati prima dell’introduzione della didattica a distanza. Oltre al prevedibile peggioramento generale, è stato confermato lo storico squilibrio di apprendimento tra le aree del Nord del paese e le regioni del Sud, così come le difficoltà tra gli studenti che provengono da famiglie svantaggiate. Sono questi, in sintesi, i principali risultati delle ultime prove organizzate dall’INVALSI, l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, l’ente che valuta la qualità della scuola italiana e che prova a identificare, entro certi limiti, le cose che non vanno.

Le prove sono vari test come la comprensione del testo, la risoluzione di problemi di matematica, l’apprendimento della lingua inglese; sono identiche in tutte le scuole italiane e diverse solo per grado: solitamente vengono fatte dagli studenti delle seconde e delle quinte della scuola primaria, delle terze medie, del secondo e dell’ultimo anno delle scuole superiori, anche se nel 2021 le seconde superiori sono state escluse. Negli ultimi mesi sono stati coinvolti 1,1 milioni di allievi della scuola primaria, 530mila studenti delle scuole medie e 475mila dell’ultimo anno delle superiori.

C’era una certa attesa per gli esiti: nel 2020 i test non sono stati organizzati a causa delle misure restrittive e per questo le prove del 2021 sono state presentate come un’occasione per valutare le conseguenze della didattica a distanza sull’apprendimento degli studenti.

Dal confronto tra i risultati del 2019 e quelli del 2021 emerge una certa stabilità nella scuola primaria: non ci sono state particolari difficoltà nella comprensione del testo in italiano e in inglese, mentre c’è stato un leggero peggioramento nell’apprendimento della matematica. Secondo Roberto Ricci, dirigente del settore ricerca di INVALSI, l’aiuto garantito dai genitori durante la didattica a distanza è stato più efficace in italiano e meno in matematica.

Sono meno incoraggianti i risultati nelle scuole secondarie di primo grado, le scuole medie. In questo caso il confronto è stato fatto con il 2018 e mostra un calo generalizzato nell’apprendimento dell’italiano: la quota degli studenti che non ha raggiunto il livello minimo è passata da 34% del 2018 al 39% del 2021, con una crescita maggiore tra gli studenti che provengono da famiglie economicamente svantaggiate. Il peggioramento è stato più sensibile in matematica: la quota degli studenti che non ha raggiunto il livello minimo è passata dal 40% del 2018 al 44% del 2021 con Toscana, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna sotto la media nazionale del 2018.

(INVALSI)

Anche nelle scuole superiori la quota degli studenti che non ha raggiunto il livello minimo in italiano è molto alta: è passata dal 35% del 2019 al 44% del 2021. Analizzando la distribuzione territoriale, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia i risultati medi sono stati migliori rispetto alla media nazionale, in Campania e in Puglia invece sono stati significativamente più bassi. Oltre la metà degli studenti, per la precisione il 51%, non ha raggiunto il livello considerato accettabile in matematica. Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna sono sotto la media nazionale.

(INVALSI)

Sono stati buoni i risultati nei test in lingua inglese, chiamati reading e listening, in tutti i gradi considerati dalle prove INVALSI, ma con lo stesso divario territoriale che caratterizza anche le altre materie.

Un altro dato interessante rilevato dai test riguarda la dispersione scolastica, definita “implicita o nascosta”, cioè la quota degli studenti che, pur non avendo abbandonato la scuola in senso formale, hanno terminato il percorso di studi senza le competenze fondamentali, con il forte rischio di avere prospettive di inserimento nella società non molto diverse da quelle degli studenti che non hanno terminato le scuole superiori.

Nel 2019 era stata rilevata una dispersione scolastica implicita del 7 per cento, ma i dati dicono che l’epidemia ha aggravato questo fenomeno. È stato raggiunto il 9,5 per cento in tutta Italia e alcune regioni del Sud hanno registrato valori ampiamente superiori: Calabria 22,4%, Campania 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%. Sono percentuali considerate preoccupanti perché in queste stesse regioni è rilevante anche il numero di dispersi considerati “espliciti”, cioè chi ha abbandonato la scuola prima del diploma.

(INVALSI)