Il governo cinese contro Didi

L'app più usata in Cina per prenotare automobili con autista non può più essere scaricata: un nuovo segno delle iniziative per controllare le grandi aziende di Internet nel paese

(Andre M. Chang/ZUMA Wire via ANSA)
(Andre M. Chang/ZUMA Wire via ANSA)

Domenica 4 luglio il governo della Cina ha imposto all’azienda privata cinese Didi Global Inc. di rimuovere la propria app dagli store di applicazioni, a causa di alcuni problemi legati al modo in cui raccoglie i dati personali degli utenti. La società – che controlla il più grande servizio nel paese di automobili con autista, simile a Uber – aveva quotato in borsa una propria controllata negli Stati Uniti appena la settimana scorsa, ed è l’ultima delle grandi aziende tecnologiche cinesi a essere finita sotto l’attenzione dell’Agenzia per il cyberspazio della Cina, che effettua uno stretto controllo delle attività su Internet da parte delle aziende e dei singoli utenti in generale.

Le autorità cinesi non hanno per ora fornito molti altri dettagli sui motivi che hanno portato alle nuove forti limitazioni per Didi, che può comunque continuare a fornire i propri servizi a circa 380 milioni di persone già iscritte in Cina. Nei giorni scorsi l’Agenzia aveva inoltre imposto all’azienda di sospendere le nuove iscrizioni al proprio servizio, bloccando di fatto le sue possibilità di crescita. La sospensione dagli store per le applicazioni è un ulteriore ostacolo, ma secondo gli analisti non dovrebbe cambiare molto la situazione rispetto a quella che si era venuta a creare alcuni giorni fa con il divieto per le nuove iscrizioni.

Nei giorni intorno alla quotazione alla borsa statunitense erano circolate voci circa il fatto che alcuni dei dati degli utenti cinesi di Didi potessero essere conservati negli Stati Uniti violando le regole per la protezione dei dati personali della Cina. Il vicepresidente di Didi, Li Min, aveva negato questa circostanza e assicurato che tutti i dati fossero conservati in Cina, come previsto dalle leggi locali. Non è chiaro se il provvedimento del governo cinese sia derivato dalla confusione su questa circostanza.

In un breve comunicato stampa diffuso domenica, Didi ha ringraziato «l’agenzia competente» per avere spinto l’azienda a fare una nuova «valutazione dei rischi» per la privacy degli utenti. La società si è inoltre impegnata a «rivedere coscienziosamente» il problema.

Per il prossimo 7 luglio l’azienda aveva programmato una revisione delle regole sulla privacy. Un avviso era stato mostrato tramite l’applicazione agli iscritti, ma anche in questo caso non è chiaro se la decisione dell’agenzia governativa sia derivata dalle novità che intendeva introdurre l’azienda.

Il governo cinese ha finora fornito pochissime informazioni, come del resto avviene spesso in questi casi. Didi detiene di fatto un monopolio in Cina per quanto riguarda le app per prenotare automobili con autista e, nel corso del tempo, ha raccolto un’enorme quantità di dati sugli spostamenti dei propri iscritti e sui percorsi seguiti dalle auto. L’azienda dice che l’analisi di quei dati è fondamentale per migliorare l’esperienza degli utenti, fornire informazioni più accurate sull’andamento del traffico e sviluppare nuove tecnologie per la guida autonoma.

Negli ultimi mesi il governo della Cina ha avviato una revisione delle attività delle più grandi aziende private di Internet, imponendo limitazioni o chiedendo la modifica di alcune loro politiche. Lo ha iniziato a fare dopo essersi limitato per anni a esercitare una stretta censura sui contenuti, occupandosi solo in parte degli aspetti economici e di crescita di aziende che ormai controllano i dati di circa un miliardo di persone.

Nel 2017 nel paese era stata approvata una prima legge per regolamentare la gestione dei dati da parte delle aziende private, lasciando al governo cinese ampi margini per esercitare uno stretto controllo sul flusso delle informazioni online. Nell’ultimo anno, sono state inoltre elaborate nuove leggi per ridurre le attività lesive della concorrenza e per regolamentare il modo in cui sono conservati e impiegati i dati personali degli utenti. Il governo si è inoltre riservato il diritto di poter richiedere i dati in possesso delle aziende.

Lo scorso aprile, le autorità che si occupano di concorrenza in Cina avevano avviato indagini su 34 grandi aziende tecnologiche, tra queste c’era anche Didi. L’interesse era soprattutto sulle iniziative avviate dall’azienda per quotare una propria controllata negli Stati Uniti, e sulle sue attività in altri 16 paesi dove sono attivi i servizi forniti dall’azienda.

Sempre lo scorso aprile il governo cinese aveva deciso una multa da 3,3 miliardi di euro nei confronti di Alibaba, enorme azienda per il commercio elettronico, accusandola di avere violato alcune regole sulla concorrenza in un settore in cui detiene sostanzialmente un monopolio. Sono state avviate anche indagini nei confronti di Meituan, che gestisce un grande servizio per la consegna dei pasti a domicilio, e di ByteDance, la società che gestisce il social network TikTok.

Nelle ultime settimane, il governo cinese ha inoltre identificato centinaia di applicazioni che raccolgono e utilizzano i dati personali degli utenti in modo non conforme alle nuove regole. Alcune di queste applicazioni sono gestite da ByteDance, Baidu e Tencent, tra le più grandi e potenti aziende di Internet della Cina. Nel loro caso il governo non ha comunque disposto la sospensione della distribuzione delle applicazioni, a patto che i problemi di gestione dei dati siano risolti in tempi brevi.