Una legge per spiegare le leggi

Un gruppo di deputati ha proposto di istituire una commissione che sintetizzi e chiarisca i testi approvati, spesso incomprensibili

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)
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Lo scorso ottobre alcuni deputati italiani di vari partiti hanno presentato una proposta di legge (PDF) che ha l’obiettivo di spiegare meglio le leggi approvate dal Parlamento, spesso scritte con un linguaggio oscuro e difficile da capire per chi non le legge di mestiere. Se n’è riparlato in questi giorni perché il 25 giugno la proposta di legge è stata affidata alla commissione Affari Costituzionali della Camera, che dovrà decidere se e quando discuterla.

La scarsa comprensibilità delle leggi approvate dal Parlamento, piene di costruzioni involute, di subordinate e avverbi e soprattutto caratterizzate da un lessico giuridico-burocratico rimasto uguale da decenni e maneggiato soltanto dagli addetti ai lavori, è un problema noto fra giuristi e gli stessi parlamentari. Un po’ tutti se ne sono resi conto nell’ultimo anno, in cui le restrizioni per la pandemia venivano diffuse con decreti legge che avrebbero dovuto essere di immediata e facile comprensione alla cittadinanza, e che invece si prestavano spesso ad ambiguità, quando non erano proprio indecifrabili. «Il cittadino che non possiede specifiche conoscenze giuridiche comincia a percepire la legge come qualcosa di lontano da sé», si legge nell’introduzione alla proposta di legge.

Per questa ragione sette deputati – 4 del Movimento 5 Stelle, uno a testa da Partito Democratico, Fratelli d’Italia e Forza Italia – hanno proposto di istituire un «comitato di esperti di materie giuridiche, di linguistica e di comunicazione», in capo alla presidenza del Consiglio, che abbia il compito di sintetizzare in un linguaggio chiaro e comprensibile ogni legge che finisce sulla Gazzetta Ufficiale, cioè il testo che contiene tutte le norme approvate in via definitiva.

La proposta contiene anche uno stanziamento di 500mila euro all’anno per i lavori della Commissione, i cui componenti e il loro numero sarebbero scelti dalla presidenza del Consiglio. Le sintesi elaborate dalla Commissione non avrebbero valore giuridico né interpretativo ma soltanto «illustrativo».

La proposta è stata avanzata da Devis Dori, Giovanni Luca Aresta, Vittoria Baldino e Valentina Corneli (Movimento 5 Stelle), Paolo Russo (Forza Italia), Alessio Butti (Fratelli d’Italia) e Stefano Ceccanti del Partito Democratico. Al momento non è chiaro quante possibilità abbia di essere discussa o approvata dal Parlamento.

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