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  • Mercoledì 23 giugno 2021

Com’è messo il Giappone, a un mese dalle Olimpiadi

L'ipotesi di una cancellazione o di un rinvio sembra ormai molto remota, e sono state diffuse le prime linee guida per pubblico e atleti

(AP Photo/Shuji Kajiyama, File)
(AP Photo/Shuji Kajiyama, File)

Manca un mese esatto all’inizio dei Giochi Olimpici di Tokyo, in Giappone, che si svolgeranno da venerdì 23 luglio a domenica 8 agosto, dopo essere stati rimandati di un anno a causa della pandemia da coronavirus (i Giochi paralimpici, invece, si terranno da martedì 24 agosto a domenica 5 settembre).

Per mesi c’è stata molta incertezza intorno all’effettiva realizzazione dell’evento, causata dall’ondata di contagi da coronavirus che ha colpito il paese a partire dallo scorso marzo e dalla lentissima campagna vaccinale in corso. Ci sono state molte richieste di cancellare o rinviare le Olimpiadi, in particolare dall’opposizione giapponese, ma il governo guidato dal primo ministro Yoshihide Suga ha sempre continuato a dire che i Giochi si sarebbero svolti, e ormai una cancellazione sembra un’ipotesi remota.

Contagi e vaccinazioni
L’ondata di contagi che ha colpito il Giappone negli ultimi mesi aveva costretto il governo a estendere lo stato d’emergenza fino al 20 giugno in nove province, tra cui quella di Tokyo (inizialmente la misura sarebbe dovuta terminare il 31 maggio). Lo stato d’emergenza era stato proclamato a fine aprile, quando la nuova ondata di contagi era già in corso da diverse settimane: questo ritardo era stato molto criticato dai politici di opposizione.

– Leggi anche: I guai del governo del Giappone con le Olimpiadi di Tokyo

Il picco dei contagi era stato raggiunto il 13 maggio, con 6.367 casi di contagio tra i 126 milioni di abitanti del paese, e 854 casi solo a Tokyo. Le misure dello stato d’emergenza, tra cui la chiusura dei ristoranti e il fatto che i residenti potessero uscire di casa solo per particolari motivi, avevano contribuito a far calare i nuovi contagi, che il 22 giugno sono stati 1.433 in tutto il paese e 406 a Tokyo. Fino all’11 luglio a Tokyo rimarrà in vigore uno stato di “quasi-emergenza”, che servirà per lo più a evitare assembramenti e a limitare il numero di persone che possono assistere alle gare.

Mentre l’ondata di contagi sembra essere ormai passata, è invece ancora molto indietro la campagna vaccinale, soprattutto se confrontata con quella degli altri grandi paesi industrializzati. Le somministrazioni per le persone con più di 65 anni sono iniziate solo a metà aprile, e il 24 maggio sono stati aperti due grandi centri vaccinali nelle città di Tokyo e Osaka, tra le più popolose del paese, per effettuare somministrazioni di massa. Al momento circa il 18% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (in Italia siamo al 54%), e solo il 7% ha ricevuto anche la seconda dose (in Italia siamo quasi al 28%).

Il motivo principale della lentezza della campagna vaccinale è stata la grande cautela delle autorità giapponesi, che hanno testato ogni tipo di vaccino anche dopo che le aziende produttrici avevano concluso tutte le fasi di sperimentazione. Era successo per esempio con il vaccino di Pfizer-BioNTech, che aveva concluso i suoi test a novembre e che poco tempo dopo aveva ricevuto l’approvazione delle autorità sanitarie di altri paesi.

Nonostante il vaccino fosse stato testato su circa 44.000 persone di sei paesi, tra cui circa 2.000 persone di paesi asiatici, il Giappone aveva voluto effettuare nuovi test su 160 giapponesi: era stata una decisione molto criticata, anche per il campione assai ridotto. La stessa cosa è successa con i vaccini di Moderna e AstraZeneca.

Gli spettatori
Lunedì il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha annunciato che i luoghi in cui si svolgeranno le gare di Tokyo 2020 potranno ospitare un massimo di 10mila spettatori, e comunque non oltre il 50% della loro capienza massima. L’unica eccezione riguarderà la cerimonia d’apertura, che si svolgerà nello stadio olimpico costruito appositamente per i giochi, a cui potranno assistere fino a 20mila spettatori, su una capienza massima di 68mila. Il governo, in accordo con il CIO, ha stilato alcune linee guida che prevedono, tra le altre cose, che gli spettatori indossino sempre la mascherina nei luoghi delle gare e che non possano «parlare a voce alta o urlare» (per esempio facendo cori d’incitamento).

La decisione di aprire stadi e palazzetti ai tifosi è in netta contraddizione con quanto scritto pochi giorni fa dal comitato medico-scientifico, che nell’ultimo anno ha dato consigli al governo nella gestione del coronavirus. In un rapporto pubblicato venerdì scorso, il comitato aveva invitato il CIO e il governo a valutare di far svolgere gli eventi delle Olimpiadi senza pubblico, dato che comporterebbe il minimo rischio di diffusione del virus «e sarebbe quindi la soluzione ideale».

Il limite di spettatori costringerà inoltre il comitato olimpico a organizzare una lotteria per sorteggiare chi dei 3,6 milioni di persone che hanno acquistato un biglietto potrà assistere alle gare. Inizialmente erano stati venduti, sempre tramite una lotteria, circa 4,4 milioni di biglietti, ma in seguito al rinvio dei Giochi di un anno, 840mila persone avevano chiesto e ottenuto un rimborso. Inoltre tutti i luoghi pubblici dove sarebbero stati posizionati maxischermi per assistere alle gare non ci saranno più: in alcuni casi al loro posto verranno allestiti dei siti di vaccinazione.

Gli atleti
Tutti gli atleti che parteciperanno ai Giochi dovranno essere testati due volte per il coronavirus prima di imbarcarsi su un volo per il Giappone, e poi saranno testati quotidianamente dopo il loro arrivo. Dovranno inoltre accettare che la loro posizione venga monitorata tramite GPS. Non sarà obbligatorio che siano vaccinati, ma lunedì il presidente del CIO, Thomas Bach, ha detto circa l’80% degli atleti, dello staff e dei media sarà vaccinato entro la cerimonia di apertura.

Nel caso in cui un atleta dovesse risultare positivo al coronavirus prima di disputare una finale, sarà estromesso dalla competizione e sostituito, ma non verrà squalificato. Kit McConnell, direttore sportivo del CIO, ha spiegato che in questi casi verranno date due medaglie d’argento: una all’atleta che si è classificato effettivamente secondo, e una all’atleta positivo che non ha potuto partecipare alla finale.

Se un atleta dovrà ritirarsi, il suo posto sarà messo a disposizione dall’atleta classificato più in alto dopo di lui, e nel caso di competizioni a squadra, come il calcio o il basket, la finale sarà disputata dalla squadra che era stata battuta in semifinale. «Atleti e squadre non dovrebbero perdere il risultato minimo che avrebbero ottenuto», ha detto McConnell.

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