Cosa sta succedendo alle “meme stock”

Cioè le azioni spinte al rialzo dai gruppi sui social network, che vanno di nuovo fortissimo: il caso di AMC, che ha provato a trarne vantaggio

Un cinema di AMC a New York (Evan Agostini/Invision/AP)
Un cinema di AMC a New York (Evan Agostini/Invision/AP)

Da fine maggio, il prezzo delle azioni della catena statunitense di sale cinematografiche AMC Entertainment Holdings (AMC) è salito repentinamente, passando da poco meno di 13 dollari a più di 62 dollari in pochi giorni. Una crescita altrettanto rapida ha interessato nello stesso periodo anche altri titoli azionari, come quello della società di rivendita di videogiochi usati GameStop e quello di Clean Energy Fuels Corp., un’impresa che produce combustibili da rifiuti organici. Le azioni di queste società sono tre fra le più popolari “meme stock” (azioni-meme), e l’improvvisa crescita del loro prezzo ha riportato, dopo qualche mese di disinteresse generale, l’attenzione dei media su questo tipo di titoli.

Le meme stock sono azioni che a gennaio di quest’anno avevano guadagnato molta popolarità tra gli investitori non professionisti grazie a campagne nate su forum online come r/wallstreetbets, un canale dedicato agli investimenti con 10,5 milioni di iscritti sul social network Reddit. Su questo e altri forum simili, gruppi consistenti di utenti si mettono d’accordo per far salire il prezzo delle azioni di imprese quotate in borsa; a volte ci riescono, a volte no. L’obiettivo comunemente addotto dai creatori di queste campagne è di far salire le azioni di società da loro ritenute sottovalutate a causa di un’eccessiva speculazione al ribasso da parte di investitori professionisti o istituzionali.

In realtà, ognuno ha i propri motivi per voler far salire il prezzo di un’azione ed è impossibile sapere quali siano le vere ragioni che muovono i promotori di queste campagne, la cui identità spesso è celata dietro un avatar e un nickname. Tra queste c’è però senza dubbio quella di voler provare a fare tanti soldi in poco tempo, facendo diventare virale (anche attraverso meme e facezie di vario genere, da cui il nomignolo di questi titoli) la discussione in Internet sull’azione in questione, in modo da innescare ben noti fenomeni di herding.

L’herding, traducibile con: “riunirsi in gregge”, è una situazione in cui gli investitori decidono di comprare un titolo non in base alle informazioni che hanno sull’impresa che l’ha emesso (le quali potrebbero invece essere negative, e spingere quindi a non comprarlo), ma solo sulla base dell’osservazione di ciò che fanno gli altri. Più persone comprano il titolo in breve tempo, più il fenomeno si rafforza, perché chi ancora non l’ha comprato pensa che gli altri sappiano qualcosa sul titolo che lui o lei non sa. Questo fenomeno può generare bolle speculative, perché fa sì che il prezzo dell’azione smetta di riflettere le informazioni che gli investitori avevano sull’impresa, cioè smetta di rifletterne il valore intrinseco (che alla fin fine è la capacità dell’impresa di generare entrate in futuro).

In alcuni casi noti, come quello di GameStop, queste campagne hanno in effetti innescato bolle speculative che hanno portato il prezzo delle azioni a salire di migliaia di punti percentuali in pochissimo tempo per poi scendere altrettanto rapidamente (salendo nuovamente dopo qualche mese, nel caso di GameStop), senza che questi movimenti di prezzo avessero alcuna correlazione con i dati di bilancio delle imprese in questione.

– Leggi anche: Cosa ha insegnato la storia di GameStop

Un altro effetto preoccupante di questo fenomeno sono le distorsioni che sta generando nelle composizioni degli ETF (fondi di investimento le cui quote possono essere scambiate in borsa) che replicano passivamente indici di borsa in cui le meme stock siano incluse. Questi strumenti vengono utilizzati da milioni di investitori non professionisti, i quali li vedono generalmente come un modo di investire a lungo termine su un insieme diversificato di tantissime azioni, in cui ogni azione conta molto poco e perciò un calo del suo prezzo non ha un impatto significativo sull’andamento totale del fondo.

Gli aumenti di prezzo repentini e ingenti delle meme stock, spesso nell’ordine delle migliaia di punti percentuali, hanno fatto sì che il loro peso all’interno di fondi d’investimento anche molto diversificati salisse a livelli allarmanti, esponendo il capitale di chi ha investito in questi fondi a un rischio molto più alto del previsto. Un esempio fra tanti, citato dal Financial Times, è quello del fondo iShares Russell 2000 Value, della società di investimenti BlackRock, nel quale sono investiti complessivamente 17,5 miliardi di dollari (una cifra molto grande nel mondo degli ETF). Questo fondo si è ritrovato in poco tempo ad avere AMC e GameStop come componenti principali, con un peso combinato del 2,3 per cento sull’intero portafoglio, che comprende quasi 1.500 società. Fondi di questo genere ribilanciano i propri portafogli con cadenza semestrale o trimestrale, perciò un fenomeno come quello delle meme stock può aumentarne la volatilità per diversi mesi prima che i gestori possano porvi rimedio.

– Leggi anche: Fondi pensione? No grazie

Come dicevamo, il fenomeno delle meme stock, ampiamente discusso subito dopo la sua nascita, aveva perso un po’ di risonanza nei mesi successivi, probabilmente anche messo in ombra dalla forte ascesa e dal successivo crollo del prezzo del bitcoin. Tuttavia, i tentativi di far diventare virale un titolo sui social nella speranza che il suo prezzo cresca non si sono mai fermati. Esiste persino un sito che permette di tenere traccia delle meme stock più popolari al momento: topstonks.com.

Ultimamente però, l’attenzione dei media è tornata sulle meme stock a seguito di nuovi bruschi movimenti di prezzo di queste azioni: uno degli esempi più rilevanti è probabilmente quello di AMC, che non solo è al centro dell’attenzione da mesi, ma ha pure provato ad approfittare della situazione per ottenere qualche vantaggio.

AMC (acronimo di American Multi-Cinema) è la più grande catena di sale cinematografiche al mondo e possiede la maggior parte delle sale negli Stati Uniti. Con la pandemia e la chiusura dei cinema, a dicembre 2020 la società era arrivata sull’orlo del fallimento. A gennaio, poco prima dell’esplosione del fenomeno delle meme stock, l’impresa era riuscita a evitare le procedure concorsuali finanziandosi per 917 milioni di dollari.

A fine gennaio, nonostante il forte indebitamento e l'incognita sui flussi di cassa futuri date le restrizioni ancora in atto per la pandemia, la popolarità di AMC era improvvisamente cresciuta tra gli investitori non professionisti, i quali negli ultimi due anni, grazie alle app che consentono a chiunque di investire in borsa senza commissioni, sono aumentati significativamente, passando dal rappresentare il 15 per cento dell'attività di mercato a un ben più rilevante 30 per cento secondo la banca Credit Suisse.

Questi investitori, comprando azioni della società al motto di #SaveAMC (hashtag divenuto stendardo di questa campagna), avevano innescato un incremento molto rapido del loro prezzo, portandolo da poco più di 2 dollari a oltre 20 dollari e lasciando esterrefatti gli stessi dirigenti della società. L’euforia era però presto scemata e il prezzo era poi sceso bruscamente a febbraio. A fine maggio, una seconda ondata di acquisti da parte di trader organizzatisi sui forum ha fatto salire il prezzo nuovamente, portandolo attorno ai 30 dollari.

AMC, le cui uscite di cassa nell'ultimo anno hanno superato le entrate per un miliardo di dollari ed è ancora indebitata per 11 miliardi di dollari, ha un bisogno estremo di introiti. Perciò, approfittando di quel brusco aumento di prezzo, in quei giorni ha venduto 8,5 milioni di azioni proprie all’hedge fund Mudrick Capital, ricavando 230,5 milioni di dollari. Lo stesso fondo le ha rivendute sul mercato subito dopo, pensando evidentemente che fossero sopravvalutate e ottenendo un profitto. (Nei giorni seguenti però, il prezzo delle azioni di AMC ha continuato a salire, facendo peraltro perdere parecchi soldi a Mudrick Capital, che nel frattempo aveva scommesso contro AMC.)

Il 2 giugno, la società ha poi annunciato un’iniziativa per premiare i suoi azionisti-fan con offerte speciali, la AMC Investor Connect. Per iniziare, veniva offerto loro un barattolo di popcorn taglia large gratis al loro prossimo ingresso nei cinema della catena. Quel giorno, le azioni di AMC hanno raggiunto il loro massimo storico.

Visto il momento propizio, a quel punto la società ha deciso di tentare di rifinanziarsi emettendo nuove azioni: il 3 giugno ha annunciato di avere intenzione di emettere 11 milioni di nuove azioni nei prossimi mesi. Inoltre, nello stesso documento, la società ha confermato che il prezzo delle sue azioni rifletteva dinamiche interne al mercato borsistico non correlate all’andamento dei suoi affari, avvertendo i propri investitori di prepararsi al rischio di perdere denaro. Secondo la stessa AMC, l'80 per cento delle sue azioni è attualmente nelle mani di investitori non professionisti.

Dall'inizio di questa settimana, le azioni di AMC hanno guadagnato un altro 20 per cento. Tra i fattori di questa nuova crescita c’è probabilmente la notizia, uscita domenica scorsa, che il film horror A quiet place II (séguito di A quiet place – Un posto tranquillo, uscito nel 2018) ha generato 108 milioni di dollari di incassi negli Stati Uniti nei primi 15 giorni di proiezione. La cifra non sarebbe di per sé significativa, ma è la prima volta da inizio pandemia che un film sorpassa i 100 milioni di dollari di incassi negli Stati Uniti: un segnale di ripresa per le sale cinematografiche che, oltre ad aver subìto perdite dovute alla chiusura dei cinema per la pandemia, si trovano ora a dover fare i conti con la concorrenza di piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+, alle quali nel frattempo l’industria cinematografica si è rivolta per distribuire molti dei film che produce, non potendo temporaneamente contare sulla distribuzione cinematografica.

Da inizio anno, le azioni di AMC hanno guadagnato circa il 2.685 per cento, mentre quelle di GameStop sono salite del 1.081 per cento. Nello stesso periodo, l’indice S&P 500, che dà un’idea dell’andamento complessivo della borsa di New York, ha guadagnato il 14,7 per cento.