La Corte Suprema indiana ha chiuso tutti i procedimenti giudiziari a carico dei fucilieri italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

I marò italiani Massimiliano Latorre (a sinistra) e Salvatore Girone (a destra) 
(ANSA/MAURIZIO SALVI)
I marò italiani Massimiliano Latorre (a sinistra) e Salvatore Girone (a destra) (ANSA/MAURIZIO SALVI)

La Corte Suprema indiana ha chiuso tutti i procedimenti giudiziari a carico di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri della marina italiana (anche chiamati maròaccusati dal 2012 dell’omicidio di due pescatori indiani. Lo ha comunicato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

La decisione della Corte Suprema indiana è arrivata dopo che lo Stato italiano aveva versato 100 milioni di rupie (pari a 1,1 milioni di euro) come risarcimento alle famiglie dei due pescatori indiani uccisi. L’obbligo di risarcimento era stato deciso nel luglio del 2020 dalla Corte permanente di arbitrato dell’Aia, un’organizzazione che risolve arbitrati in ambito internazionale, che in quell’occasione aveva deciso di assegnare all’Italia la giurisdizione per giudicare i due fucilieri. La cifra è stata concordata successivamente dai governi di Italia e India.

L’inchiesta italiana invece proseguirà nelle prossime settimane, quando il sostituto procuratore di Roma Erminio Amelio, titolare del fascicolo d’indagine, ascolterà le testimonianze dei due fucilieri. Le indagini dovrebbero concludersi entro l’estate.

Il caso dei due marinai
I fatti di cui sono accusati risalgono al 15 febbraio 2012 quando Latorre e Girone si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie, battente bandiera italiana, al largo delle coste del Kerala, nel sudovest dell’India. Sebbene fossero militari “statali”, facevano parte del corpo di protezione della nave come previsto da una legge italiana del 2011. A circa 20 miglia marittime dalla costa, la Enrica Lexie incrociò la rotta del peschereccio indiano St. Antony. I due fucilieri aprirono il fuoco verso il peschereccio uccidendo due pescatori indiani di 44 e 20 anni.

Secondo la versione degli italiani, i colpi furono sparati a causa di una manovra sospetta del peschereccio, scambiato per una nave pirata, e in seguito ad alcuni colpi di avvertimento. Secondo gli indiani, invece, la manovra del St. Antony nei confronti della Enrica Lexie fu pacifica, per segnalare la propria presenza alla petroliera italiana; e non furono sparati colpi di avvertimento.

La reazione dei militari italiani, secondo l’India, sarebbe stata quindi esagerata e non aderente alle normali procedure, soprattutto perché i marinai del St. Antony non erano armati. Latorre e Girone furono arrestati e trattenuti in India per diversi anni, ma a causa di lungaggini burocratiche il processo a loro carico non era mai iniziato. La Corte arbitrale dell’Aia permise loro infine di attendere l’esito dell’udienza in Italia, per motivi umanitari.