La Corte permanente di arbitrato dell’Aia ha assegnato all’Italia la giurisdizione per decidere sul caso dei due fucilieri Latorre e Girone

 
(ANSA/AP Photo/Andrew Medichini, File)
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La Corte permanente di arbitrato dell’Aia ha deciso di assegnare all’Italia la giurisdizione per decidere sul caso dei due fucilieri della marina italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dal 2012 dell’omicidio di due pescatori indiani. La decisione, annunciata dal ministero degli Esteri italiano, arriva dopo che nel 2015 l’Italia aveva chiesto nel giugno l’intervento della Corte, un’organizzazione che risolve arbitrati in ambito internazionale, per decidere chi tra Italia e India dovesse processare i due fucilieri, che nel frattempo avevano fatto ritorno in Italia in attesa della decisione.

«Il tribunale arbitrale», si legge nel comunicato del ministero degli Esteri, «ha dunque accolto la tesi sempre sostenuta dall’Italia in tutte le Sedi giudiziarie, indiane e internazionali, e cioè che i due fucilieri di marina erano funzionari dello stato italiano, impegnati nell’esercizio delle loro funzioni, e pertanto immuni dalla giustizia straniera». L’Italia dovrà però «compensare l’India per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale all’imbarcazione e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dell’equipaggio del peschereccio indiano “Saint Anthony”», dato che secondo il tribunale ha violato la libertà di navigazione sancita dagli articoli 87 e 90 della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 10 dicembre 1982. Al riguardo il tribunale ha invitato Italia e India a mettersi d’accordo attraverso contatti diretti.

Il caso dei due marinai
I fatti di cui sono accusati risalgono al 15 febbraio 2012 quando Latorre e Girone si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie, battente bandiera italiana, al largo delle coste del Kerala, nel sudovest dell’India. Sebbene fossero militari “statali”, facevano parte del corpo di protezione della nave come previsto da una legge italiana del 2011. A circa 20 miglia marittime dalla costa, la Enrica Lexie incrociò la rotta del peschereccio indiano St. Antony. I due fucilieri aprirono il fuoco verso il peschereccio uccidendo due pescatori indiani di 44 e 20 anni.

Secondo la versione degli italiani, i colpi sono stati sparati a causa di una manovra sospetta del peschereccio, scambiato per una nave pirata, e in seguito ad alcuni colpi di avvertimento. Secondo gli indiani, invece, la manovra del St. Antony nei confronti della Enrica Lexie era pacifica, per segnalare la propria presenza alla petroliera italiana; e non furono sparati colpi di avvertimento. La reazione dei militari italiani, secondo l’India, sarebbe stata quindi esagerata e non aderente alle normali procedure, soprattutto perché i marinai del St. Antony non erano armati. Latorre e Girone furono arrestati e trattenuti in India per alcuni anni, ma a causa di lungaggini burocratiche il processo a loro carico non è mai iniziato. La Corte arbitrale dell’Aia permise loro infine di attendere l’esito dell’udienza in Italia, per motivi umanitari.