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  • Giovedì 10 giugno 2021

I libri in finale al Premio Strega

Nella cosiddetta "cinquina" ci sono due scrittori e tre scrittrici, tre romanzi e due libri autobiografici

Kathryn Hahn nei panni della strega Agatha Harkness in "WandaVision"
Kathryn Hahn nei panni della strega Agatha Harkness in "WandaVision"

Sono stati annunciati i romanzi finalisti all’edizione 2021 del Premio Strega, il più rilevante premio letterario italiano. Dopo l’eccezione dell’anno scorso, sono tornati a essere una «cinquina», come vengono abitualmente chiamati, e sono: Il libro delle case di Andrea Bajani, pubblicato da Feltrinelli; Il pane perduto di Edith Bruck, pubblicato dalla Nave di Teseo; L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito, pubblicato da Bompiani; Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio, pubblicato da Einaudi; Due vite di Emanuele Trevi, pubblicato da Neri Pozza.

L’annuncio dei finalisti – trasmesso su RaiPlay – è avvenuto nel Teatro Romano di Benevento, sede dell’azienda produttrice di liquore che finanzia e dà il nome al premio, invece che a Casa Bellonci, l’appartamento di Roma che apparteneva a Goffredo e Maria Bellonci, i fondatori del riconoscimento letterario.

Il Premio Strega viene assegnato ogni anno a un autore o un’autrice che abbia pubblicato un libro di narrativa – un romanzo o una raccolta di racconti – in Italia tra il primo marzo dell’anno precedente e il 28 febbraio dell’anno in corso. Lo scrittore vincitore riceve un premio in denaro di 5.000 euro, ma la ragione per cui il Premio Strega è importante per autori ed editori è che a differenza della maggior parte dei premi letterari ha un impatto notevole sulle vendite dei libri.

È nota anche l’influenza che le case editrici più grandi hanno sul risultato del premio attraverso i rapporti con i giurati, che sono scrittori, critici, registi e altri professionisti del mondo culturale italiano. Negli ultimi anni tuttavia gli organizzatori hanno cambiato alcune regole per cercare di rendere più facile la partecipazione e la vittoria di libri pubblicati da piccoli editori. L’ultima edizione del Premio Strega è stata vinta da Il colibrì di Sandro Veronesi, pubblicato da La nave di Teseo. L’anno precedente aveva vinto M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, pubblicato da Bompiani.

Di cosa parlano i romanzi finalisti di quest’anno, in breve
Il libro delle case di Andrea Bajani è un romanzo e racconta una storia attraverso i luoghi in cui si svolge, una quarantina di “case”, che sono in parte case in senso proprio e in parte case metaforiche, come il carapace di una tartaruga, una fede nuziale o un conto corrente.

Il pane perduto invece è un libro autobiografico: Edith Bruck è una scrittrice di origine ungherese sopravvissuta all’Olocausto, che aveva parlato della sua esperienza durante la Seconda guerra mondiale già con il suo primo libro, Chi ti ama così, pubblicato nel 1959. In questa nuova autobiografia Bruck racconta della morte dei genitori e del fratello nei campi di concentramento e della sua vita dopo, in particolare della difficoltà a trovare una nuova casa, tra Israele e varie capitali europee fino all’arrivo in Italia.

Due vite, di Emanuele Trevi, parla di Rocco Carbone e Pia Pera, entrambi scrittori e cari amici di Emanuele Trevi, morti prima di diventare anziani. Nelle 144 pagine di questo libro, molto apprezzato da giornalisti e altri scrittori, Trevi racconta le storie di Carbone e Pera, i loro caratteri e il loro rapporto con la scrittura e la letteratura.

L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito invece è un romanzo, per quanto ispirato in varia misura alle vite di persone conosciute dall’autrice. Ambientato tra Roma e il lago di Bracciano, tra fine anni Ottanta e primi anni Duemila, ha come protagoniste principali una bambina, e poi ragazza, Gaia, e sua madre Antonia, entrambe personaggi molto forti e spesso in contrasto tra loro. La loro famiglia, economicamente svantaggiata, ha problemi abitativi, e Gaia racconta la difficoltà di crescere in mezzo ad altri bambini e ragazzi che invece hanno maggiori possibilità.

Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio infine racconta della vita di due sorelle cresciute in una famiglia con una «deprivazione affettiva importante», nelle parole dell’autrice, e sposatesi entrambe più per risolvere dei «bisogni insoddisfatti» che per un progetto di vita di coppia. La storia comincia quando, una notte, una delle due sorelle si presenta alla porta dell’altra con un neonato. Il titolo è un riferimento a un quartiere di Pescara.

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