I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

Il numero di nuovi contagi e di morti è stato il più basso dallo scorso ottobre: la situazione epidemiologica è sotto controllo ovunque

Il confronto tra i dati dell’ultima settimana e quelli del passato è piuttosto incoraggiante: non si vedeva una situazione così sotto controllo da molti mesi e tutti i principali indicatori che servono a monitorare l’epidemia sono stati in calo negli ultimi sette giorni. Il numero di nuovi contagi e di morti non era mai stato così basso dallo scorso ottobre e anche i nuovi ricoveri nei reparti di terapia intensiva hanno registrato una sensibile diminuzione.

In molte regioni l’incidenza non ha superato la soglia di 50 casi ogni 100mila abitanti nonostante sia passato un mese dalla riapertura di molte attività. Come sperato, il ritorno graduale alla normalità è stato favorito dagli effetti ormai chiari della campagna vaccinale: gli studi condotti in molti paesi, tra cui anche l’Italia, dicono che il vaccino ha una certa efficacia anche contro la trasmissione del virus, e non solo contro le forme gravi della COVID-19. Il calo di casi, ricoveri e morti sembra confermare i risultati delle prime ricerche.

Questo andamento ha portato il governo a confermare il piano di riaperture annunciato a metà di aprile: da lunedì hanno riaperto le palestre e presto, dall’1 giugno, si potrà assistere a eventi sportivi all’aperto entro alcuni limiti (non più del 25 per cento della capienza, e in tutto non più di 1.000 persone all’aperto e 500 al chiuso). La conferenza delle Regioni ha chiesto al governo di anticipare alcune riaperture previste a luglio, tra cui le piscine al chiuso, ma al momento il governo non ha preso decisioni.

Nell’ultima settimana sono stati trovati 27.712 nuovi casi di coronavirus, il 29,1 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Il numero di nuovi contagi settimanali non scendeva sotto quota 30mila dall’ultima settimana di settembre 2020.

È calato anche il numero dei morti: sono stati 898 negli ultimi sette giorni, il 15,7 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Dal totale comunicato dalla Protezione civile sono stati tolti 85 decessi comunicati dalla Campania venerdì 21 maggio e risalenti ai mesi precedenti. Come era già successo con la Sicilia a metà aprile e con altre regioni in passato, anche in Campania la raccolta e l’aggiornamento dei dati ha avuto qualche problema che ora sembra essere stato risolto.

Anche negli ultimi sette giorni è diminuito il numero di tamponi eseguiti e di persone testate, come era già successo negli ultimi due monitoraggi: sono stati eseguiti un milione e 600mila tamponi e sono state testate 482mila persone.

Come si può vedere da questo grafico, la percentuale di positività dei tamponi molecolari è calata ancora: nell’ultima settimana è stata sempre sotto il 5 per cento. Anche la positività dei test antigenici rapidi è rimasta sotto controllo.

L’incidenza dei nuovi contagi è stata piuttosto bassa. Dodici regioni hanno avuto un’incidenza inferiore a 50 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. La Valle d’Aosta è stata la regione con l’incidenza più alta: 79 contagi settimanali ogni 100mila abitanti, mentre in Molise sono stati solo 13. Con questi dati – piuttosto omogenei anche a livello provinciale – non è escluso che molte regioni possano entrare in zona bianca, perché anche il numero di ricoveri negli ospedali è in calo.

Negli ultimi sette giorni nessuna regione ha superato la soglia del 30 per cento dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili. La regione con la percentuale più alta è la Toscana, al 22,4 per cento. Sono nove le regioni con una percentuale inferiore al 10 per cento: Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e la provincia autonoma di Bolzano.

In questo grafico si può osservare l’andamento settimanale dei nuovi ingressi in terapia intensiva dalla metà di dicembre, quando la Protezione civile ha iniziato a pubblicare i dati di questo indicatore utile a valutare la pressione sugli ospedali. Nell’ultima settimana ci sono stati 334 nuovi ingressi, il 35,3 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti.

Al momento in Italia sono state somministrate 21 milioni di prime dosi del vaccino contro il coronavirus e 10 milioni di persone hanno ricevuto la seconda dose. Più del 37 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose e più del 18 per cento ha completato il ciclo vaccinale.

Venerdì 21 maggio è stato raggiunto il nuovo record di somministrazioni giornaliere: sono state 555mila, ma nei giorni successivi non si è mai riusciti a superare le 520mila vaccinazioni al giorno.

Negli ultimi giorni le aziende sanitarie hanno iniziato a cercare con più insistenza gli anziani che non erano ancora stati vaccinati. Lo hanno fatto dopo la lettera inviata dal commissario straordinario per l’emergenza, Francesco Figliuolo, che ha scritto alle Regioni per richiamarle al rispetto delle priorità fissate dal piano vaccini. Con l’ordinanza firmata lo scorso 9 aprile, infatti, Figliuolo aveva imposto di dare assoluta precedenza alle persone anziane e agli estremamente vulnerabili e di fermare la somministrazione a tutte le altre fasce d’età e categorie, compresi gli insegnanti. Per coordinare meglio questa attività di ricerca, spesso attraverso una semplice chiamata al telefono, la struttura commissariale ha chiesto alle Regioni un maggiore coinvolgimento di tutte le professioni sanitarie: oltre ai medici di famiglia, anche pediatri e farmacisti.

La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni nei vari stati del mondo.