Una canzone dei Living colour

Una rock band - ma sul serio - in un momento quieto e notturno

(Ethan Miller/Getty Images)
(Ethan Miller/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
A me i remake orchestrali di vecchie cose di Moby continuano a piacere: il disco esce questa settimana, intanto lui ha messo online anche questa.
L’altro giorno è uscita dall’autoradio Everybody wants to rule the world dei Tears for fears, bella canzone in un gran bel disco (quello di Shout), ma ogni volta che la sento ho in testa il remix che ha quei fiati in mezzo: e mi chiedo sempre, a chi sarà venuta l’idea dei fiati? Quelli che si inventano i suoni dentro le canzoni sono i più invidiabili e misteriosi, per me.
Tornando ancora su Battiato, in questi giorni che si risente con piacere e dispiacere La stagione dell’amore, ho realizzato una cosa: questi due versi non sono del tutto in contraddizione l’uno con l’altro? Rimpiangere o non rimpiangere?
«Se penso a come ho speso male il mio tempo
Che non tornerà, non ritornerà più»

«Ne abbiamo avute di occasioni
Perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai»

Dirò una cosa impopolare perché siamo tutti d’accordo che loro sono carini, simpatici, sono partiti dalla strada, e non si drogano (mi raccomando!), ma almeno tra noi mettiamoci d’accordo che raffigurare per gli avventizi “il rock” come la musica dove si urla, si schitarra, si proclamano i refrain come se fossero slogan e si dice “coglioni”, è lo stesso meccanismo di marketing con cui si è spacciata Facebook come se fosse internet, Norah Jones come se fosse il jazz e le fettuccine Alfredo come un piatto tipico italiano.
Poi certo, sono carini, simpatici, sono partiti dalla strada, e non si drogano (mi raccomando!), che luoghicomuni del rock va bene ma senza esagerare.
Bob Dylan ha compiuto 80 anni oggi, e lo sarete venuti a sapere. Se volete leggere tutte le cose che ne ha scritto Leonardo Tondelli sul Post, vi tiene occupati fino agli 81.
Ma a parte questo, che giorno era oggi?

Nothingness
Living colour

Torniamo su una canzone davvero notturna, che è la ragione principale per cui siamo qui. Loro erano un’anomala rock band – rock band sul serio – di musicisti neri americani, benchè il loro leader Vernon Reid fosse di nascita inglese. Il cantante Corey Glover invece è noto anche per una carriera parallela di attore, con una parte maggiore in Platoon, il film.
Andarono forte per qualche anno a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta: nel loro terzo disco, del 1993, c’era Nothingness, che nella versione originale è una gran ballata con un ottimo arrangiamento. Tetra, ma non quieta abbastanza per noi qui, e per fortuna nel “cd singolo” (un formato desuetissimo di cui possiedo tuttora diverse decine di esemplari) c’era anche la versione acustica voce e pianoforte, che è una bellezza. L’ha scritta il loro batterista Will Calhoun, che è uno che ha suonato spesso anche con formazioni jazz.

Nothingness
All I have to feel is my lonliness
Nothing in the attic ‘cept an empty chest
And nothing lasts forever


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