Che succede col vaccino italiano di ReiThera

Senza i finanziamenti dello stato sarà molto difficile completare la sperimentazione, ferma alla fase 2

I laboratori di Reithera dove si sta sviluppando il vaccino contro la COVID-19 (Roberto Monaldo / LaPresse)
I laboratori di Reithera dove si sta sviluppando il vaccino contro la COVID-19 (Roberto Monaldo / LaPresse)
Caricamento player

Il blocco del finanziamento statale a ReiThera deciso dalla Corte dei Conti rischia di fermare la sperimentazione del vaccino sviluppato dalla società di biotecnologie che ha sede a Castel Romano, nel comune di Roma. Al momento la sperimentazione è arrivata alla fase 2: sono stati reclutati mille volontari a cui sono state somministrate due dosi del vaccino, ma la fase decisiva sarebbe stata la 3, in cui era previsto il coinvolgimento di diecimila persone. Per completarla servirebbero ingenti fondi, che però sono stati bloccati dall’intervento della Corte dei Conti dopo che negli ultimi giorni erano emerse molte perplessità sullo sviluppo del vaccino.

La Corte dei Conti, che ha il compito di vigilare sull’uso dei soldi pubblici, ha negato l’approvazione dell’accordo sottoscritto il 17 febbraio 2021 da ReiThera, dal ministero dello Sviluppo economico e da Invitalia, l’agenzia pubblica per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa, che fino allo scorso gennaio aveva svolto un’attività di sostegno alla struttura commissariale dell’emergenza coronavirus, fino a quando è stata coordinata da Domenico Arcuri.

L’accordo sottoscritto il 17 febbraio 2021 prevedeva un investimento complessivo di 81 milioni di euro, in parte erogati dallo stato e in parte da ReiThera. Il decreto esaminato dalla Corte dei Conti aveva messo a disposizione 49 milioni di euro di cui 41,2 milioni a fondo perduto e 7,8 milioni con un finanziamento agevolato. C’erano stati anche altri investimenti pubblici: la Regione Lazio aveva stanziato 5 milioni di euro, il Centro nazionale delle ricerche altri 3, mentre ReiThera aveva garantito 12 milioni di euro, soprattutto per l’ampliamento dello stabilimento di Castel Romano. Nella sua nota, la Corte dei Conti ha spiegato che i chiarimenti forniti dal ministero dello Sviluppo economico non hanno superato le osservazioni presentate e quindi non ha ammesso la registrazione dell’accordo, bloccando di fatto i finanziamenti statali. Le motivazioni sono attese entro trenta giorni.

L’inizio dello sviluppo del vaccino di ReiThera era stato accolto con molto entusiasmo. La prima fase della sperimentazione era iniziata a luglio 2020, quando l’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, aveva autorizzato la prima fase condotta all’istituto Spallanzani di Roma e al Centro Ricerche Cliniche di Verona.

(Roberto Monaldo / LaPresse)

Il vaccino sperimentale è stato chiamato GRAd-COV-2: come i vaccini di AstraZeneca e di Johnson & Johnson, anche questo utilizza un adenovirus, un particolare tipo di virus per trasportare all’interno del nostro organismo il materiale genetico del coronavirus. In questo modo il sistema immunitario impara a sviluppare una difesa contro la proteina del coronavirus.

A gennaio il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, aveva spiegato che dopo la prima fase della sperimentazione erano arrivati risultati incoraggianti: nessuna delle 100 persone coinvolte aveva segnalato effetti avversi a 28 giorni dalla vaccinazione e oltre il 90 per cento aveva sviluppato anticorpi contro il coronavirus con una sola dose.

Nella seconda fase della sperimentazione lo Spallanzani non ha più avuto un ruolo di primo piano: secondo Repubblica non ha reclutato volontari, come era successo nella prima fase, né ha effettuato somministrazioni nonostante il coordinatore della seconda fase fosse un medico dello Spallanzani, Simone Lanini. I risultati, peraltro, non sono stati ancora pubblicati. Secondo fonti di ReiThera citate dall’AGI, il fatto che lo Spallanzani «non abbia partecipato attivamente alla sperimentazione nel reclutamento dei volontari non ha avuto impatto sull’avanzamento del trial che è iniziato il 15 marzo 2021 e procede spedito».

Nella terza fase, la più attesa, sarebbero state coinvolte diecimila persone, con tempi piuttosto lunghi: anche senza lo stop arrivato dalla Corte dei Conti i primi vaccini sarebbero arrivati in autunno, con la campagna vaccinale italiana avviata verso la conclusione, se non già conclusa in molte regioni. Per questo già nelle ultime settimane ReiThera si era offerta di partecipare a una fase di produzione di un vaccino diverso, senza avere riscontri.

Nei prossimi giorni si potrà capire meglio cosa succederà al vaccino GRAd-COV-2. Nonostante la comunicazione della Corte dei Conti sia piuttosto netta, le prime dichiarazioni non escludono che lo sviluppo possa continuare, anche se non è chiaro con quali fondi. Fonti del ministero dello Sviluppo economico citate da molti giornali hanno spiegato che il piano per la produzione dei vaccini «va avanti e non dipende da questo evento».

È stato più cauto il commento di ReiThera: «Prendiamo atto della decisione della Corte dei Conti che blocca di fatto l’impegno preso a suo tempo dalle parti governative. Aspettiamo di conoscerne i rilievi per valutare gli impatti che questa avrà sull’operatività di ReiThera».

Il professor Giuseppe Ippolito dello Spallanzani ha detto di sperare in diverse forme e fonti di finanziamento per continuare a sviluppare sperimentazioni e ricerche, mentre il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, ha spiegato che «al di là dell’aspetto tecnico l’auspicio è che la ricerca in tutte le fasi possa essere continuata».