Un’altra canzone di Joan Baez

Protestare sempre, sorridendo sempre

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Cinque anni fa morì Prince.
Non contento del riciclo di quello che ha fatto finora, Moby si è fatto anche un documentario su Moby che esce tra un mese.
Little Simz è una rapper londinese che ha fatto tre dischi con discreti successi e grandi apprezzamenti (è stata finalista del Mercury prize due anni fa): ora, in attesa del suo quarto disco, ha pubblicato una canzone nuova con un’orchestrazione potente ed enfatica, non una cosa qualsiasi. C’è un suo ritratto sull’Observer.

There but for fortune
Tra tutte le cose belle che si possono pensare di Joan Baez c’è questa: ha sempre sorriso tanto. Ho sfogliato le sue vecchie foto e ha sempre avuto questa faccia bellissima, e lei cambiava, e la faccia restava bellissima, e poi sorrideva: smentendo visibilmente il luogo comune sui musicisti impegnati gravi e incazzosi. C’è quell’altra banalità che trovate spesso nelle interviste, sulla musica che cambia il mondo oppure no (certo che lo cambia, come tutto) ed ecco, la musica di Joan Baez ha cambiato un pezzo di mondo, protestando e dicendo le cose, con dolcezza, spesso con tristezza, e con bellezza. Che non è l’unico modo di farlo, naturalmente.

Ho raccontato l’altra volta, insieme ad altre memorie personali di Joan Baez, del concerto di Londra di pochi anni fa: e lei anche lì sorrideva e diceva cose spiritose e brillanti.
Adesso ha da poco compiuto 80 anni. There but for fortune mi commuove sempre

Show me a prison, show me a jail,
Show me a prisoner whose face has gone pale
And I’ll show you a young man with so many reasons why
And there but for fortune, may go you or I

È una canzone triste, fatta solo di strofe che si ripetono con storie simili, sulle vite travolte da giri del vento, accidenti, sliding doors, e “avrei potuto esserci io”. Che si parli di finire in galera, a dormire sotto un ponte o a farsi ammazzare in Vietnam.

Show me the alley, show me the train,
Show me a hobo who sleeps out in the rain,
And I’ll show you a young man with so many reasons why
There but for fortune, may go you or go I you and I

L’aveva scritta e cantata nel 1963 Phil Ochs, amato cantautore folk, di battagliero impegno politico e autore di molte canzoni di protesta negli anni Sessanta, amico e rivale allora di Bob Dylan (fu anche testimone al processo dei “Chicago 7” che ultimamente tutti conoscono per via del film): si impiccò a 35 anni, nel 1976, dopo grossi guai di salute mentale, di depressione e di alcolismo. There but for fortune.

Show me the country where bombs had to fall,
Show me the ruins of buildings once so tall,
And I’ll show you a young land with so many reasons why
There but for fortune, go you or go I — you and I

Lui e Joan Baez cantarono insieme There but for fortune in un concerto a Central Park per la fine della guerra in Vietnam, nel 1975. Baez l’aveva registrata nel 1964 e la sua versione divenne il più grande successo di sempre di Ochs. Questa è Baez che la fa a casa sua l’anno scorso e questa lei che la fa nel 1965.
(Françoise Hardy la cantò in francese e anche in italiano, ma non so se consigliarvela: allora meno peggio Tony Cucchiara e signora, pur tradendo il testo)


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