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  • Giovedì 22 aprile 2021

Putin ha parlato di «linea rossa», e ce l’aveva con i paesi occidentali

Il discorso annuale del presidente russo di fronte al parlamento è stato il risultato di mesi di tensioni, finiti in avvertimenti e minacce

Vladimir Putin (Sergey Guneev - Host Photo Agency via Getty Images)
Vladimir Putin (Sergey Guneev - Host Photo Agency via Getty Images)

Mercoledì 21 aprile il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto il suo annuale discorso sullo stato della nazione davanti ai membri del Parlamento, con toni assai duri sia verso le opposizioni interne, riunite attorno alla figura di Alexei Navalny, ora in carcere e in condizioni di salute definite molto critiche, sia verso i suoi avversari esterni, tra cui gli Stati Uniti. Putin ha attaccato in particolare i paesi occidentali, minacciandoli di una risposta militare «asimmetrica, rapida e dura» nel caso in cui oltrepassino una «linea rossa» che sarà compito della Russia tracciare: non è chiaro cosa intendesse esattamente Putin con «linea rossa», ma molti ci hanno visto un riferimento alla recente crisi in Ucraina orientale, dove la Russia ha ammassato migliaia di soldati in una mossa che l’Occidente ha valutato come “aggressiva”.

– Leggi anche: Cosa vuole fare la Russia in Ucraina?

Il discorso sullo stato della nazione è arrivato in un momento di grandi tensioni tra Russia da una parte e Stati Uniti ed Europa dall’altra. Nelle ultime settimane i motivi di scontro sono stati diversi, non legati solo alla situazione critica in Ucraina orientale.

Il 15 aprile gli Stati Uniti avevano imposto sanzioni alla Russia a causa delle interferenze durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 e per un grande attacco informatico che alla fine dell’anno scorso aveva colpito diverse agenzie governative statunitensi e provocato notevoli danni. La Russia aveva risposto con l’espulsione di dieci diplomatici statunitensi.

Pochi giorni dopo la Repubblica Ceca aveva espulso 18 dipendenti dell’ambasciata russa a Praga e la Russia aveva fatto altrettanto con 20 diplomatici cechi. Il governo ceco aveva accusato una ormai nota unità del GRU, l’intelligence militare russa, di essere responsabile di una serie di sabotaggi, compreso quello a un deposito di munizioni esploso il 16 ottobre del 2014 in circostanze poco chiare; l’unità, che ora sembra essere stata sciolta, era la stessa di cui facevano parte i responsabili dell’avvelenamento dell’ex agente dell’intelligence Sergei Skripal e sua figlia a Salisbury, nel Regno Unito, nel 2018.

Lo scorso fine settimana, invece, l’intelligence russa aveva detto di avere arrestato due uomini bielorussi con l’accusa di avere pianificato l’uccisione del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, alleato di Putin. Secondo la Russia, i due uomini avrebbero agito in accordo con i servizi segreti statunitensi e polacchi.

Il discorso di Putin trasmesso sulla facciata di un palazzo a San Pietroburgo (AP Photo/Elena Ignatyeva)

Un così duro discorso sullo stato della nazione, hanno scritto diversi analisti, è stato anche il risultato di tensioni interne crescenti e di una certa situazione di precarietà del regime di Putin: e infatti buona parte del discorso è stata riservata a questioni di politica interna.

Nel corso dell’ultimo anno il governo di Putin è stato ripetutamente criticato per la scarsa efficacia della sua risposta contro l’emergenza provocata dalla pandemia da coronavirus e dal conseguente aggravamento della crisi economica che aveva già colpito il paese. Nonostante Putin sia ancora saldamente al potere – anche grazie a un rigido controllo di buona parte della stampa nazionale e a politiche molto repressive nei confronti dei dissidenti – i suoi consensi sono in calo da un pezzo.

L’arresto di Navalny, e la successiva condanna a due anni e mezzo di carcere per violazione della libertà vigilata, hanno avuto l’effetto di rafforzare le opposizioni, e hanno attirato molte attenzioni dei governi stranieri, in particolare quelli occidentali.

Secondo il giornalista Andrew Kramer del New York Times, il discorso di Putin «è stata un’istantanea della Russia nel terzo decennio del governo di Putin: ha mostrato un leader che affronta un’opposizione sempre più arrabbiata e disperata, ma che rimane saldamente al potere delle vaste risorse presenti nel suo paese e dell’enorme apparato di sicurezza a sua disposizione». Alexei Mukhin, direttore della società di consulenza russa Centro per l’informazione politica, ha detto al Wall Street Journal: «Nei suoi discorsi, spesso Putin tende la mano ai suoi partner per collaborare. Ora questo palmo si è trasformato in un pugno».